Disciplina urbanistica servizi religiosi: la Liguria vira a destra

Con 16 voti favorevoli (maggioranza di centro destra) e 15 contrari (Pd, Movimento 5 Stelle e Rete a Sinistra) il Consiglio regionale ha approvato oggi la proposta di legge “Modifiche alla legge regionale 24 gennaio 1985 numero 4 (Disciplina urbanistica dei servizi religiosi) che ha come prima firmataria Stefania Pucciarelli (Lega Nord Liguria-Salvini) e sottoscritta anche dagli altri componenti del gruppo. La legge, tra l’altro, equipara, dal punto di vista della disciplina urbanistica, i centri culturali di matrice religiosa, a “immobili ospitanti attrezzature di interesse comune di tipo religioso”.


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Entrambi, quindi sono sottoposti alla medesima disciplina urbanistica. Dall’equiparazione prevista dal nuovo testo consegue il fatto che ai Comuni si chiede una maggiore attenzione in presenza di una richiesta di apertura di un nuovo Centro culturale a carattere religioso. Il Comune, dunque, dovrà tener conto di alcuni ed imprescindibili aspetti come, ad esempio, la certezza che nell’area interessata non sia eccessivamente congestionato il traffico (pedonale e motorizzato) nelle ore di maggior fruizione della struttura. Deve essere inoltre garantita l’accessibilità dell’edificio a soggetti portatori di handicap.

L’immobile scelto quale ipotetica sede del Centro culturale, inoltre, deve essere munito di adeguate opere di urbanizzazione: se assenti o inadeguate, la loro realizzazione è a carico del richiedente. Devono essere rispettate le distanze minime tra le aree e gli edifici da destinare alle diverse confessioni religiose, definite con deliberazione annuale della Giunta regionale. La legge puntualizza anche che gli edifici di culto devono essere congrui, dal punto di vista architettonico e dimensionale, con le caratteristiche e le peculiarità del paesaggio ligure.

IL DIBATTITO IN AULA

Alessandro Piana (Lega Nord Liguria-Salvini) ha presentato la relazione di maggioranza illustrando gli aspetti caratterizzanti del provvedimento e il suo iter in Commissione: «La proposta di legge fa riferimento alla necessità di un nuovo assetto in conseguenza del diffondersi di confessioni religiose, anche prive di un’intesa con lo Stato italiano, e all’evoluzione della sensibilità sociale in merito anche alle esigenze di vivibilità del contesto cittadino».

Il consigliere ha spiegato che nel corso dell’istruttoria svolta nella IV Commissione sono stati effettuati approfondimenti giuridici che hanno consentito un affinamento del testo. «Nel dettaglio dell’articolato, che non è applicabile alle strutture già legalmente esistenti all’entrata in vigore della legge, – ha aggiunto – si è proceduto a considerare espressamente gli immobili che ospitano centri culturali di matrice religiosa come attrezzature di interesse comune di tipo religioso, sottoposti in quanto tali alla legge, e a prevedere il coinvolgimento dei cittadini del territorio interessato da eventuali localizzazioni di strutture religiose, anche attraverso lo strumento del referendum comunale,e sono stati disciplinati, nel rispetto della normativa nazionale e regionale di riferimento, i requisiti di cui deve tenere conto l’istanza del soggetto pubblico o privato interessato ad effettuare l’insediamento, con particolare riguardo a questioni legate al traffico, all’accessibilità per i soggetti portatori di handicap, alle distanze, con annessa facoltà per il Comune in questione di rescindere l’eventuale convenzione in caso di inadempienze».

Luigi De Vincenzi (Pd) relatore di minoranza ha annunciato il voto contrario del gruppo al testo: «Appare evidente come gli obiettivi delle modifiche ed integrazioni – ha detto – attengano a sfere di competenza per materie che poco hanno a che fare con il governo del territorio, proponendo di regolamentare elementi legati all’ordine pubblico e ai rapporti tra le confessioni religiose, che sono materie di esclusiva competenza dello Stato».

Secondo il consigliere la proposta di legge «rischia di introdurre limitazioni al diritto di libertà religiosa e di culto sancito dalla Costituzione». De Vincenzi ha rilevato, inoltre, che  la definizione di “centro culturale di matrice religiosa” «rischia di avvallare presupposti poco chiari e, in ultima istanza, di difficile interpretazione». Critiche sono state espresse anche alla preventiva richiesta di pareri alla cittadinanza: «Ponendo la possibilità di inserire un pre-requisito, del tutto valutativo e privo di parametri di riferimento, alla realizzazione delle attrezzature religiose si rischia di “comprimere”, ancora una volta la libertà di culto». Secondo il consigliere, infine, le opere di urbanizzazione a carico di chi presenta il progetto, sancirebbe il fatto che l’esercizio della confessione religiosa «non possa essere esercitato in mancanza di disponibilità economica per il finanziamento di opere pubbliche».

Gianni Pastorino (Rete a Sinistra) ha annunciato il voto contrario del gruppo: «Non comprendo la ragione di questa legge». «ll tema delle confessioni religiose – ha aggiunto – è di assoluta competenza del governo centrale e spesso le confessioni religiose sono regolamentate fra gli Stati come i Patti Lateranensi dimostrano». Pastorino ha condiviso buona parte delle critiche espresse da De Vincenzi e ha spiegato: «L’esercizio del culto religioso riguarda una sfera individuale e occorre garantire la massima libertà in questo campo, quindi questo intervento legislativo, di ordine urbanistico su una materia religiosa, è profondamente sbagliato.

Questa legge, in realtà, vuole rendere più difficile l’installazione di altre strutture religiose». Critiche sono state espresse anche alla possibilità di indire referendum sull’apertura di nuovi centri religiosi: «Chiunque voglia, deve poter esercitare una confessione religiosa mentre il rispetto degli interessi collettivi deve essere assunto dalle istituzioni politiche. Questa proposta di legge – ha concluso – è un errore e non avrà nessuna efficacia sul territorio, ma ha solo un valore solo simbolico».

Mattero Rosso (Fratelli d’Italia) ha dichiarato il proprio voto favorevole al provvedimento: «Questa legge evita che la creazione di nuovi centri religiosi possa creare disagi. Ed è molto importante, dunque, ascoltare anche il parere puramente consultivo e non vincolante dei cittadini. E – ha aggiunto rivolgendosi ai consiglieri di minoranza – non vedo perché non bisogna consultare il territorio e ascoltare anche il parere delle forze dell’ordine. Chi non vota questa legge – ha concluso – vuole impedire ai cittadini di esprimersi, ma le decisioni imposte certamente possono provocare tensione e disagi».

Giovanni Lunardon (Pd) ha ricordato che una legge simile approvata dalla Lombardia è stata impugnata dalla Corte Costituzionale e quella approvata in Veneto è stata bocciata dal Governo. Secondo il consigliere questi pareri negativi avrebbero indotto i proponenti della legge ligure ad apportare alcune modifiche in commissione per scongiurare impugnative, ma resterebbe evidente la «volontà di limitare la libertà di culto, secondo una concezione retriva e oscurantista che non colpisce solo i centri islamici, ma tutte le confessioni religiose». Secondo Lunardon, infine, la norma «è inapplicabile e creerà problemi a tutte le confessioni».

Francesco Battistini (Mov5Stelle) si è espresso contro il provvedimento: «Non dobbiamo scavare dei solchi su temi così delicati, ma semmai unirci e dialogare. Questa legge, inoltre, aggira una competenza che è solo statale mettendo lacci urbanistici a edifici di culto ed è solo un’operazione di propaganda».

Secondo Battistini, infatti, «il tema della sicurezza non c’entra nulla con gli obbiettivi di questa norma perché con la sua applicazione non viene aumentata la sicurezza dei cittadini. Se volessimo affrontare il capitolo sicurezza, dovremmo stimolare un dibattito a livello centrale e non in Regione». Battistini ha auspicato che si rompa il binomio fra sicurezza e religione contenuto nella legge: «Ora fa comodo cavalcare la tigre della paura mentre avremmo bisogno, semmai, di dialogo e integrazione e con questa norma si cerca di discriminare le minoranze religiose».

Luca Garibaldi (Pd) ha dichiarato: «Nonostante i correttivi posti durante l’esame in commissione, per eliminare le macroscopiche criticità, l’impianto della legge rimane debole, confuso e sarà inefficace rispetto alle intenzioni dei proponenti». Secondo il consigliere il tema della libertà religiosa va valorizzato: «Nel nostro paese occorre costruire a livello nazionale un nuovo rapporto fra i culti» e ha invitato i proponenti a ritirare la legge per riformularla e ad avviare un dibattito sul tema con tutte le comunità religiose.

Angelo Vaccarezza (FI) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo alla proposta di legge e ha ricordato l’iniziativa assunta in Consiglio affinché fosse esposto in aula il crocifisso. «Sicuramente non esiste solo un fine urbanistico in questa legge – ha spiegato – che probabilmente individua anche altri aspetti» e ha rilevato come sui temi attinenti alla religione la politica sia spesso divisa, «tuttavia dobbiamo consentire ai cittadini di esprimere la propria opinione ed è un dovere degli enti che amministrano ascoltare». Vaccarezza ha respinto, quindi, le accuse di populismo giunte dalla minoranza: «Noi in nome dell’accoglienza arriviamo a negare chi siamo, la nostra storia e i nostri valori». «Probabilmente questa legge non risolverà tutti i problemi – ha concluso – ma va nel senso giusto, dando anche ai cittadini la possibilità di esprimersi».

Marco De Ferrari (Mov5Stelle) si è dichiarato certo che la legge verrà impugnata: «Questo provvedimento – ha aggiunto – creerà divisioni fra confessioni religiose diverse perché non bisogna negare il diritto di professare la propria fede». Il consigliere ha ribadito la laicità dello Stato «e questa sfera di competenze – ha aggiunto – non spetta alle Regioni». De Ferrari ha definito la legge «una marchetta elettorale». I portavoce del M5S sono poi intervenuti anche a margine del consiglio «La maggioranza di centrodestra non ha perso occasione per testimoniare tutta la sua chiusura verso il diverso. Il referendum consultivo su materia di fede? Un fatto pericoloso, che rischia di dividere ed escludere le minoranze, invece di includerle come prevede l’articolo 19 della Costituzione. Non lo diciamo noi, ma le decine di associazioni che sono stati audite in Commissione, che non sono state minimamente ascoltate, svuotando di senso uno strumento istituzionale invece importantissimo”. “L’unica cosa che salviamo è il diritto ai servizi igienici, di cui tutti gli edifici di culto devono essere dotati – concludono i portavoce M5S – Per il resto, questa legge è il nulla assoluto, l’assenza totale di apertura, cultura e democrazia».

Giovanni Barbagallo (Pd) ha parlato di «deriva oscurantista» da parte della maggioranza di centrodestra ricordando che la contrapposizione fra nord e sud del passato è stata sostituita, in Italia, dalla contrapposizione religiosa e ha ribadito la necessità di tutelare la libertà di culto. Sergio Rossetti (Pd) ha annunciato voto contrario: «Questa legge è incostituzionale – ha aggiunto – ed è solo un segnale propagandistico. Ma il vero motivo della mia contrarietà è un timore per la tutela delle minoranze». Prendendo spunto dalle posizioni assunte recentemente dalla Svizzera e dalla Gran Bretagna e dal partito di estrema destra in Austria, ha invitato la maggioranza a ripensare alla storia europea del secolo scorso ricordando come le contrapposizioni religiose e culturali sfociarono nella persecuzione razziale durante la Seconda Guerra Mondiale. Secondo Rossetti va difesa l’accoglienza di chi fugge dalla guerra e «questa a cui stiamo assistendo in Italia non è un’invasione di immigrati. Quando passa il principio che una religione rappresenta un rischio, passa l’idea – ha avvertito – che tutto quello che è diverso da noi è un rischio». Al contrario, secondo il consigliere «la modernità deve essere integrazione e confronto».

Stefania Pucciarelli (Lega Nord Liguria-Salvini) ha respinto le accuse di illegittimità della legge avanzata dalla minoranza e ha puntualizzato che si va a regolamentare quanto nel 1985 non è stato regolato. «Si introducono norme certe e che valgono per tutte le confessioni religiose» ha puntualizzato il consigliere, rimarcando che non si mette in discussione la libertà religiosa garantita dalla Costituzione. Pucciarelli ha sottolineato che con le nuove disposizioni i Comuni saranno informati preventivamente nel caso di apertura di un centro culturale a carattere religioso e dovranno ascoltare il parere, anche se non vincolante, dei cittadini.

Raffaella Paita (Pd) ha sostenuto che la legge sarà impugnata dal Governo «perché palesemente incostituzionale» nei principi e nei valori che esprime. Ha quindi accusato la maggioranza di volere, attraverso diversi provvedimenti, «iniettare principi e valori che con questa regione non hanno nulla a che vedere».

Claudio Muzio (FI) ha accusato la minoranza, e in particolare il Pd, di porre degli ostacoli all’operato della maggioranza perché, di fronte ad ogni nuovo provvedimento, sostiene sistematicamente che sarà impugnato dal governo. E questo – ha sottolineato – soprattutto quando si è in presenza di legislazione concorrente, dove il confine è molto labile. Muzio ha rimarcato che l’ultima parola spetta, comunque, alla Corte Costituzionale. «Se non volessimo rischiare l’impugnativa, resteremmo immobili» ha aggiunto sottolineando che, invece, la maggioranza sfida l’impugnativa su temi ed argomenti complessi, dei quali è profondamente convinta e che sono rimasti bloccati per troppo tempo.

L’assessore all’urbanistica, Marco Scajola ha ribadito che la giunta condivide il testo in approvazione. Ha sottolineato che con le modifiche introdotte «si vanno a mettere regole chiare che non scavalcano i Comuni» e ha spiegato che, talvolta, a causa di vuoti normativi i Comuni stessi si trovano in difficoltà e chiedono alla Regione come intervenire. L’assessore ha sottolineato che è «assolutamente strumentale» sostenere che regole di natura urbanistica vadano a togliere la libertà religiosa. «I cittadini – ha concluso – sono stanchi di situazioni anarchiche ed in questo caso si prevedono regole chiare».