Carni rosse, Medini (Labcam srl): “La pericolosità di alcune abitudini alimentari si affronta mediante informazioni e tracciabilità adeguata”

Il direttore del Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio di Savona interviene in merito all’allarme lanciato, nelle ultime ore, dall’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, parte dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità.

«L’allarme lanciato dell’Oms trova in Italia risposte radicate nel CeRSAA pan02tempo, grazie all’ampia diffusione della dieta Mediterranea, che garantisce un giusto equilibrio nel consumo di diverse tipologie di alimenti, dalle verdure alla frutta e alla pasta, oltre a prediligere come condimento l’olio di oliva e non I grassi animali». Così interviene Luca Medini, direttore di Labacam srl- Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio di Savona in merito all’allarme lanciato , dall’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, parte dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità sui pericoli per la salute che sarebbero provocati da un forte consumo di insaccati, equiparati, nello studio, a fumo e asbesto come cancerogeni.

«L’Italia – dice Medini – ha conquistato primati qualitativi e sanitari di tutto rispetto in ambito della sicurezza alimentare. Inoltre, dal 1° di aprile è entrato in vigore il nuovo Regolamento di esecuzione n. 1337/2013 della Commissione Europea che fissa le modalità di applicazione del regolamento UE relativo all’indicazione del Paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili». Si è completato così il percorso iniziato circa 15 anni fa con l’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca (emergenza “Bse”) che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione. «Tuttavia deve essere ancora terminato il difficile percorso, in nome della trasparenza – spiega Medini – infatti dalla nuova norma restano escluse la carne di coniglio e quella di cavallo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Un’adeguata tracciabilità offrirebbe le giuste garanzie sulla provenienza di salumi, il cui consumo è indubbiamente molto diffuso nel nostro Paese, e che darebbe un riconoscimento ulteriore ai prodotti del nostro agroalimentare di qualità».

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