Arte: a Finalborgo una personale dello scultore Valerio Capoccia

Sarร  inaugurata sabato 21 marzo alle ore 17, allโ€™Oratorio deโ€™ Disciplinanti 1 Capoccia 1- sculturadel Complesso monumentale di Santa Caterina in Finalborgo, una personale dello scultore Valerio Capoccia promossa dallโ€™Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Finale Ligure. La mostra sarร  visitabile fino al 4 aprile, dalle ore 15 alle ore 20 (chiuso il lunedรฌ).

Valerio Capoccia, nato in una fattoria della campagna di Alvito, dove รจ vissuto fino al 1965 prima di trasferirsi a Milano e poi, nel 1969, a Roma per seguire gli studi universitari di ingegneria, ha alle spalle una lunga carriera di scultore.

โ€œLa passione per la scultura – dice lโ€™artista – fu da me scoperta e praticata fin da ragazzo, quando realizzavo abbeveratoi di pietra nella fattoria di campagna dove ero nato, con il metodo diretto della sottrazione utilizzato come tecnica da intaglio fin dalla preistoria, e continuata attraverso lo studio della scultura del passato, dalla antesignana litolatria per poi passare alla scultura arcaica e approdare a quella moderna, analizzando bassorilievi, altorilievi e tuttotondo nellโ€™opera dei grandi maestri: Policleto, Mirone e Lisippo, poi Donatello, Michelangelo e Bernini, e come ultimi Rodin, Wildt e Martini.

Pubblicitร 

Negli anni Novanta, lโ€™incontro con il professore Salvatore Meli, storico docente dellโ€™Accademia delle Belle Arti di Roma, fu decisivo per la mia formazione artistica; presso il suo studio, nel cuore dellโ€™Appia Antica, approfondii ancora โ€œlโ€™arte del togliereโ€ ma, soprattutto, il โ€œdialogoโ€ con lโ€™arte antica, in particolar modo con le opere in pietra, materiale da me preferito.

Altrettanto influรฌ nella mia attivitร  di scultore il rapporto con lโ€™Appia Antica (Regina Viarum), con il suo Parco naturalistico archeologico che da Roma si estende fino ai Colli Albani, il suo โ€œGenuis Lociโ€ e la sua storia, raccontata come in un percorso illustrativo piranesiano, in una decostruzione di frammenti di pietra che emergono dal tempo. La Regina Viarum, con il bianco Marmo ornato a contrasto con il grigio Basalto dettato dallโ€™orizzontalitร  dei suoi basoli, come depositaria di storia, mi ha indicato la โ€œ Via di percorrenzaโ€ verso lโ€™Oriente da seguire nella continua ricerca artistica, sulle tracce di quel passato incise nelle pietre, โ€sulle ruine della magnificenza anticaโ€.

Capoccia ha eseguito numerosissimi lavori sui piรน differenti materiali, tra cui il prediletto basalto, con il quale, per via “di levare”, approda a uno stile marcato, in cui le figure e i volti โ€œriaffiorano da una vita arcana e si assottigliano in forme allungate dalle bocche sorprese e spalancate, come a segnare la meraviglia dell’esser nateโ€. II suo scalpello ne definisce le fattezze asciugandone all’essenziale i tratti, levigandole con eccellenza in un’iconica fissitร . E cosรฌ le loro sembianze, sublimando un processo artistico di millenni, โ€œsi scarnificano fino a un’essenza totemica, a un primitivismo memore di una originaria matrice etrusca, egizia o classica, fino a esaltarsi in una personalissima qualificazione somatica di estrema modernitร โ€.

Oggi lโ€™artista crea le sue opere in pietra realizzando a volte la versione in bronzo arcaico, in una grande casa-laboratorio-galleria.
Fra i materiali usati da Capoccia: il Marmo bianco di Carrara (alcuni suoi soggetti trovano nel marmo bianco forme particolarmente armoniche), il Basalto proveniente dal complesso vulcanico dei Colli Albani (materiale prediletto dallโ€™artista), il Peperino di Marino (con questa roccia vulcanoclastica Capoccia ha realizzato molte sculture, specialmente quelle di dimensioni maggiori) e la Pietra di Coreno (lo scultore utilizza questa pietra per la particolare bellezza e il colore simile a quello della carnagione umana).