Impianti fotovoltaici, Melgrati: “assurda sperequazione; serve una integrazione al protocollo d’intesa tra Regione e Soprintendenza”

«L’importanza delle energie rinnovabili e la necessità di realizzare Marco Melgrati B1 00impianti fotovoltaici sui tetti delle costruzioni esistenti aveva portato la Regione Liguria a modificare il testo della legge 16 del 2008, peraltro su disposizioni del Governo, introducendo l’art. 21 ter, dove viene specificato che per queste tipologie di impianti si applicano le procedure della comunicazione e della procedura abilitativa semplificata senza la necessità della autorizzazione paesaggistica. Questo deriva da un protocollo d’intesa siglato in data 9 febbraio 2012 dalla Regione Liguria, Dipartimento Pianificazione Territoriale e Urbanistica e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. Questo protocollo specifica che per gli interventi aventi all’oggetto pannelli solari termici o impianti fotovoltaici non è necessaria l’autorizzazione Paesaggistica di cui all’art. 146 del D.Lgs. n. 42/2004, richiamando l’articolo 21 comma 6 oggi di fatto sostituito dall’art 21 ter comma 4».

“Il problema – denuncia il capogruppo di Forza Italia Marco Melgrati – nasce dal fatto che nel protocollo tra Regione e Soprintendenza si parla di impianti “integrati” e non di impianti aderenti o appoggiati alla copertura, come accade nella quasi totalità dei casi. Di qui le disparità di trattamento tra Comuni e Comuni, denunciate dagli installatori. Infatti alcuni Uffici Tecnici Comunali interpretano in maniera estensiva questa semplificazione, altri sono rigidi, e in caso di impianti “aderenti” alla copertura ma non integrati pretendono la autorizzazione paesaggistica, con aggravio di costi per l’utente e di allungamento dell’iter, che spesso porta i cittadini a rinunciare all’impianto”.

“La differenza tra integrato e aderente – continua il capogruppo di Forza Italia Melgrati – dal punto di vista architettonico, è di circa 10 cm. dovuti alla differenza di spessore del profilo di ancoraggio dei moduli più lo spessore dei moduli stessi (appunto circa 10 cm. totali) nel caso di impianto aderente. Sfido chiunque a 20 ml. di distanza dall’impianto, o anche meno (e stiamo parlando di tetti, non di facciate al livello strada) , a riconoscere le due tipologie…..Inoltre realizzare un impianto integrato comporta, per il cliente, un esborso notevole  in quanto dovrà demolire il tetto con tutto ciò che comporta compresi i rischi di infiltrazioni d’acqua ed è oltretutto una imposizione del tutto gratuita e dannosa proprio per lo spirito dichiarato in premessa di agevolare le installazioni…..non mi pare che si sia ottenuto un risultato in tale senso; in alternativa mandare la pratica in esame alla commissione integrata e redigere una relazione paesistica e perdita notevole di tempo. Infatti, ogni volta che si presenta una pratica di comunicazione di inizio lavori le risposte dei vari Uffici Tecnici Comunali sono diverse per elasticità di interpretazione o rigidità di applicazione per cui può essere un’odissea che va palesata al cliente che quasi sempre si arrende perché si sente vessato e  preoccupato per le spese derivanti aggiuntive ed inutili… mentre basterebbe aggiungere alla parola “integrati” le parole “o aderenti” alle premesse contenute nel “considerato” del protocollo di intesa tra Regione e Soprintendenza. Una cosa semplice e di buon senso”.

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“È quindi necessario e urgente – conclude Melgrati – modificare in questo senso il protocollo di intesa tra Regione e Soprintendenza, anche per aggiornarlo sulle intervenute modifiche della Legge 16 del 2008, e dare una interpretazione certa che consenta ai Comuni un atteggiamento univoco nei confronti dei due tipi di installazione. Per questo ho presentato una interrogazione urgente e ho scritto una lettera all’assessore Cascino e al Sovrintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Regione Liguria.