«Il Pd sta discutendo sul dopo primarie. Sono tra coloro che pensano che oggi noi abbiamo una candidata, Raffaella Paita. D’altra parte, però, fare finta che non ci siano problemi o che derivino da qualche guastatore, non aiuta a recuperare un malessere diffuso e radicato, che viene da prima delle primarie e delle loro criticità, ma che quelle hanno ri-alimentato».
Così dichiara l’on Anna Giacobbe, sostenitrice di Cofferati ma contraria alla “rottura”: «Sfiducia – prosegue -, sensazione che non ci sia più differenza tra un modo di fare politica ed un altro, ma anche voglia di non subire una deriva che annebbia non i valori passati della sinistra, ma la sua possibilità di governare il futuro in modo moderno: una sinistra che basa il suo saper vincere sul coraggio e non sulla spregiudicatezza. Figuriamoci se non serve saper parlare ai “moderati”; ma nella classe media ci sono esasperazioni simili a quelle dei nuovi poveri».
«Gli effetti della crisi e dei mutamenti del mondo intorno a noi non sono né banali, né facilmente superabili. È un tema di valore nazionale, come è evidente, che in Liguria ha una propria declinazione particolare. A proposito di questioni nazionali: ma perché accreditare la vicenda ligure come uno scontro tra chi voleva attaccare Renzi e chi ha sventato quel tentativo? Intanto non è vero: le scelte di Cofferati sono diventate “questione nazionale” un minuto dopo la pubblicazione dei risultati, perché lo ha voluto lui e altri dirigenti che della Liguria si erano fatti un’idea tutta loro».
«Abbiamo costruito un’esperienza che ha messo insieme riformisti antichi e nuovi e veri renziani, se posso usare queste categorie un po’ rozze, che si proponevano di innovare la politica del Pd in Liguria (con altre cose contraddittorie, anche lì, per carità); varrebbe la pena che tutto il Pd la vivesse come una risorsa; è una scommessa che vive oltre le primarie, e anche senza Cofferati», conclude Anna Giacobbe.