LA NONNA DEL CORSARO NERO – “Route”: gli Scout al tempo dei social network (intervista)

di Sandra Berriolo – La vostra affezionata Nonna del Corsaro ha messo Martina Isoleri e Marcella Morenole mani avanti. In previsione del futuro ha voluto assicurarsi che qualcuno l’avrebbe aiutata ad attraversare la strada: gli Scout, quelli che vanno in montagna a dormire sotto una tenda e accendono il fuoco coi bastoncini. Quelli che già da ragazzini hanno capito il senso della vita. Per conoscere meglio le loro credenziali mi informo su un evento, presentato ad Albenga, che mi pare rilevante.

Dopo ventotto anni gli Scout si incontrano di nuovo in una “Route” nazionale. È passata una generazione e tanti bambini e poi ragazzi son passati sotto i fazzoletti. Ne parlo con Martina Isoleri, 25 anni, capo Clan dell’Albenga 1. Insieme all’Albenga 5 partiranno – una cinquantina di persone – per un’esperienza unica. Ogni Clan italiano farà un percorso – dal 1 agosto- e si ritroverà con altri due Clan di altre zone d’Italia e poi tutti insieme convergeranno a San Rossore dove – dal 7 al 10 agosto – si riuniranno trentamila Scout di tutta Italia.

Chiedo a Martina come mai dopo ventotto anni una Route Nazionale. «Questo è un periodo di crisi e si è sentita l’esigenza di andare controcorrente. Per due motivi: l’organizzazione e la gestione di un evento simile ha costi notevoli, e in un memento di crisi economica è una bella sfida, e poi il tema dell’incontro è il “coraggio”; si è voluto far vedere al mondo che, anche se ci vuole coraggio ad alzarsi tutte le mattine, può esserci ancora un futuro e una speranza».

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Ma da chi nasce l’idea e la decisione del tema? «Il Nazionale ha compreso l’esigenza dei ragazzi, quindi della base, di volere una speranza nonostante le loro indecisioni; se glielo chiedi manifestano spessissimo dubbi e indecisione sul “cosa fare da grande” ma anche su se stessi; ormai i giovani dimenticano di inseguire un sogno, il loro sogno, e tendono a voler fare le cose solo per avere un futuro certo».

Come fate ad accorgervene? «Ce lo dice il continuo dialogo con loro e le loro domande (a volte persino in piena notte con un sms)».

Come sono i ragazzi oggi, parlando di quelli tra i 16 e i 20 anni in particolare? «Per arrivare a questa Route ci abbiamo lavorato un anno. Tra i vari percorsi sul “Coraggio” i nostri hanno scelto di riflettere sul “Coraggio di amare”. Si sono accorti da avere difficoltà a mostrarsi del tutto davanti agli altri, a togliersi la maschera; stanno comprendendo che se amano loro stessi potranno amare di più anche gli altri. Hanno grosse difficoltà ad avere le priorità giuste, cercano sempre altro per non pensare a loro stessi. Ragionandoci, sulla teoria sono bravissimi ma in pratica sono ancora paurosi. La paura nasce spesso dal non accettarsi completamente».

Ma insomma, io pensavo che gli Scout fossero più maturi degli altri! Tutto questo stare insieme, l’aiuto reciproco, la condivisione… «Ma infatti ci son momenti in cui tirano fuori la loro tenerezza. Ad esempio nel “Momento del deserto” quando, da una traccia che tu gli dai, devono fare delle riflessioni vengono fuori pensieri molto originali; e anche quando a noi più grandi possono sembrare banali in realtà ci accorgiamo che sono frutto di una evoluzione, di una crescita silente».

Ok allora cosa succederà a San Rossore? «Il Parco sarà strutturato come una città; son stati creati cinque quartieri, ciascuno con una connotazione: gioia, speranza, fedeltà, novità e responsabilità. Due dei pilastri educativi dello scoutismo sono l’importanza di fare delle scelte consapevoli e l’essere cittadini attivi, non persone che si fanno scivolare addosso le occasioni. Noi vorremmo che da questa esperienza i ragazzi avessero ancor più rafforzata la responsabilità di essere cittadini attivi; spesso infatti non conoscono quali sono le possibilità di servire sul territorio. Vorremmo che imparassero meglio a stare nelle loro città, quindi per i nostri ad Albenga».

Ma scusate, c’è bisogno di andare in trentamila a San Rossore per questo? Non c’è già la famiglia e la scuola ad insegnarlo? «Evidentemente non bastano se proprio dal basso, cioè dai ragazzi, emerge la richiesta di comprensione. E poi dopo tanti anni lo Scoutismo vuole proprio dare un segnale forte: far vedere all’Italia che noi ci siamo. Infine spiegare perché ancora dopo 100 anni vive e fa sentire la sua voce».

Cosa ne dovrebbe venir fuori da questi giorni di raduno? «Verrà istituito un “Parlamento Scout” grazie al quale verrà stilata la CARTA DEL CORAGGIO. Adesso è poco più di un’idea, che verrà elaborata ed arricchita per presentarla a tutti».

Mi sorge un dubbio. San Rossore è un Parco Naturale e potrete usare solo prodotti biodegradabili anche per l’igiene personale; mi sa che oggi i ragazzi di naturale hanno poco: sarete pieni di smartphone e tablet, altro che bastoncini per il falò! «In effetti nel Regolamento del raduno si precisa anche di “usare il cellulare con parsimonia”; in realtà questa Route ha viaggiato molto -in preparazione ed organizzazione- sui social ed è proprio la prima volta che ci si cimenta sul come viaggia la comunicazione oggi. Ci sarà una postazione informatica dedicata proprio alla diffusione delle informazioni sull’andamento della Route, in modo che anche gli Scout che restano a casa possano immediatamente essere aggiornati».

Capito, in attesa di conoscere la “Carta del Coraggio”, mi farò coraggio e per attraversare la strada userò il GPS. Anche le Nonne si devono aggiornare!

* Nella foto (da sx a dx): Martina Isoleri e Marcella Moreno, già capo Clan e ora Consigliera generale

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo