Albenga, il Cabit Trio chiude il Viaggio nei Suoni della Tradizione

Viaggio Albengadi Alfredo Sgarlato – Si conclude la rassegna “Viaggio nei suoni della Tradizione” tenutasi all’auditorium San Carlo di Albenga nel corso della primavera. A chiudere il programma il Cabit Trio, formato anni fa da Davide Baglietto, ideatore della rassegna, insieme al polistrumentista Edmondo Romano e completato oggi da Matteo Dorigo alla ghironda. I tre musicisti ci portano in un viaggio nella musica di tutta Europa, spiegando anche, senza alcuna pedanteria, la storia degli strumenti che suonano e dei brani che interpretano. Il gruppo nasceva come duo di cornamuse e quindi specializzato in musiche natalizie, sebbene il tipo di cornamusa che prediligono, la “musette” francese, era suonata in ben altri contesti; ed ecco allora le melodie del Natale sia di tradizione italiana che non. Le musiche da ballo la fanno da padrone, scottish, valzer, mazurche, bourrèe, musiche che provengono da Francia, Germania, Italia.

Le melodie irlandesi si alternano con quelle asturiane e occitane, perché in musica “tradizione” non è un concetto statico, ma un continuo viaggiare e mescolarsi. Ecco che Edmondo Romano spiega come il clarinetto, che suona in maniera dolce e sinuosa con prevalenza delle note basse, alla maniera del cool jazz, derivi dal duduk armeno, così come il sax soprano, tipicamente occidentale e moderno, oggi si impone nel medio oriente. A dimostrazione una preghiera armena, raccolta da un etnomusicologo in forma vocale ed eseguita in solo da Romano, e una composizione francese, intitolata “L’orientale”, basata su una scala araba, con Baglietto che lascia la cornamusa per il derbouka, tipico tamburo del Mahgreb (ma a sua volta derivato dalla tabla indiana). Oppure Matteo Dorgio spiega come la fortuna della ghironda derivi dalla sfortuna del liuto, per cui questi strumento che colpisce anche per la forma e lo strano modo in cui è suonato, è stato nel rinascimento costruito con casse armoniche avanzate dai liutai.

Ottima l’intesa tra i tre musicisti, che collaborano, lo ricordiamo, anche con altre formazioni storiche come l’Orchestra Bailam o I tre martelli. Serata piacevolissima con un gruppo divertente, tecnicamente valido, capace di mostrare la musica come mondo e come perfetta fusione di cultura alta e popolare. Speriamo che questa rassegna, che ha visto una buona partecipazione di pubblico, possa continuare nelle prossime stagioni.

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