Quesioni spiagge e Legge di stabilità, on. Giacobbe: rinviate le questioni più complesse, la legge sana la vicenda dei “maxi canoni”

Questione spiagge: i problemi relativi alle concessioni per le imprese balneari sono entrati nel dibattito sulla legge di stabilità. «Si riferiscono ad aspetti diversi e complessi, questioni controverse che per la gran parte sono state rinviate ad un successivo dibattito e ad altri provvedimenti», spiega la deputata savonese Anna Giacobbe (Pd): «Nella legge di stabilità è stata affrontata solo una questione che riguarda meno di trecento imprese che, tra quelle che utilizzano strutture “di difficile rimozione”, hanno visto il proprio canone subire aumenti molto consistenti, sino al 1500/2000%, a differenza del complesso delle altre imprese del settore; questo per effetto di una normativa contraddittoria ed evidentemente iniqua. Ci sono imprese che pagano poche centinaia di euro e altre diverse migliaia (queste ultime, mediamente 55/60.000 euro all’anno); per una parte di loro i “maxi-canoni” comporterebbero la chiusura certa dell’attività, che porterebbe con sé anche l’abbandono delle strutture, difficilmente ricollocabili con quei costi. Nel frattempo si è sviluppato un forte contenzioso, con risultati incerti per la pubblica amministrazione».

«I canoni per le concessioni di stabilimenti balneari e spiagge – prosegue l’on. Giacobbe – vanno sicuramente rivisti, ci sono situazioni ridicole per il valore bassissimo dei canoni stessi. Le spiagge ed il terreno su cui si trovano le strutture di servizio alle spiagge sono beni pubblici preziosi, chi opera in essi deve dare allo stato la giusta remunerazione per l’utilizzo di quei beni, deve investire per dare qualità sia ai luoghi sia al servizio offerto, deve renderli fruibili per tutti i cittadini. La norma introdotta nella legge di stabilità prevede due cose: il riordino di tutta la materia entro il 15 maggio 2014; i procedimenti giudiziari concernenti il pagamento dei canoni e degli indennizzi per l’utilizzo dei beni demaniali marittimi e delle relative pertinenze possono essere definiti con una rateizzazione del 60% dell’importo in sei rate annuali o con un pagamento in unica soluzione del 30%».

«Si può dire che si sana un errore di una norma iniqua, non un illecito; e si definisce finalmente (era ora!) un termine per rivedere l’insieme di canoni: operazione – conclude la deputata – che dovrà portare nelle casse dello stato e degli enti locali risorse aggiuntive, recuperate in modo equo e corrispondente al valore reale del bene dato in concessione».

1 Commento

  1. … ” hanno visto il proprio canone subire aumenti molto consistenti, sino al 1500/2000%”
    …TROPPO FACILE dirlo così, perchè dice che un rincaro del 1500% su una cifra irrisoria è comunque nulla al confronto di quanto pagano i normali imprenditori che non hanno l’agevolazione di stato e sono costretti a sottostare ai canoni di affitto a prezzi di mercato?
    E meno male che è un deputato di sinistra o quantomeno di un partito che dovrebbe essere di sinistra!
    Si assiste in tutti i campi a un incredibile condivisione di linea di azione, rappresentaizone dell’inciucio governativo: PD e governativi ex PdL vanno a braccetto su tutte le faccende con inaudita condivizione. Pazienza vedere certe cose da parte dei filo governativi di centro destra ma dal PD…
    Come aspettarsi qualcosa di diverso da ci ha votato al governo Monti prima e poi al suo successore qualsiasi cosa tipo depotenziamento dell’articolo 18, riforma Fornero, patrimoniali sulla proprietà privata, aumento delle tasse TARSU, sottomissione servile all’europa delle banche, bocciatura varie al taglio alle pensioni d’oro e al recupero dei 98 miliardi di € dovuti dalla società di slot machine, etc., camuffamento dell’IMU, pagamento di 125 miliardi di € al fondo salva banche (MES), ecc.ecc. …
    Uno stato a due regimi quello oppressivo per i soliti noti (la maggioranza)e quello di deregulation per altre categorie di lobby (pochi eletti).
    Forti con i deboli e accondiscendenti con i forti.

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