Albenga: quali prospettive per i lavoratori invisibili? La storia di Alì…

LETTERE&INTERVENTI(MK) – Durante un’esperienza lavorativa in Albenga ho avuto modo di conoscere alcuni lavoratori invisibili. Invisibili perché non li troverai in p.zza del Popolo alle 10 del mattino con una birra in mano, o il sabato pomeriggio a passeggiare lungo viale Martiri della Foce. In particolare mi ha colpito Alì (nome di fantasia). Alì ha meno di 30 anni, viene dal Marocco e vive in Italia da qualche anno. Alì è un grande lavoratore, il più veloce a detta dei capi e quello con maggiori responsabilità. Senza di lui il magazzino non funzionerebbe e la sera la merce non partirebbe. Ma questi apprezzamenti Alì non li conosce, perché vengono fatti nel segreto dell’ufficio; infatti, se lui sapesse di essere fondamentale per l’azienda, potrebbe avanzare pretese e rivendicare diritti.

Alì lavora tutti i giorni dalle 7.30 del mattino fino a quando c’è da lavorare, spesso fino alle 22, ma non di rado l’orario termina alle 3 del mattino seguente, con un’ora di pausa pranzo. Lo straordinario? Inutile dire che non è pagato con precisione.

Alì viene sgridato continuamente: perché non scrive correttamente in italiano, perché ha sbagliato a prevedere quanti involucri occorrevano per le spedizioni (Alì non conosce il totale degli ordini prima del pomeriggio), o ancora – semplicemente – perché è il “pungiball emotivo” del capo, il capro espiatorio. È sottoposto a insulti razzisti e a “troppo leggere e scherzose” minacce di morte in caso di errori.

Al pomeriggio lavoravo fianco a fianco con Alì e ci coprivamo a vicenda. Piccoli errori o sviste, lui le segnalava in segreto a me e io a lui. Il magazzino funzionava tranquillamente e con precisione, finché non arrivavano i capi, che per fretta, per “io so fare e sicuramente non sono io a sbagliare”, creavano il panico. Il magazzino cala in un silenzio teso, dove a gracchiare è la voce di un unico corvo che però fa rumore come uno stagno di rane.

Quando ho detto ad Alì che me ne sarei andato, lui mi ha risposto che facevo bene, quello non era il mio posto, potevo ambire a molto meglio. Io ho delle prospettive: sono giovane, ho studiato e sono sufficientemente sveglio per ambire a ottenere di più. Alì è giovane quanto me, è sveglio quanto me e ha studiato, ma non in Italia. Alì non è italiano. Alì non ha prospettive.

Ma immagino sia più facile far finta che Alì non esista, che affrontare la realtà: tra gli extracomunitari ci saranno i frequentatori di Piazza del Popolo, ma ci sono molti più lavoratori invisibili… ma sono, appunto, invisibili e quindi possiamo non curarcene e non tutelarli.

1 Commento

  1. All’estensore dell’articolo un BRAVO per avere speso un pò del suo tempo a scrivere queste cose. veramente ce ne sono tanti di “Ali” nel territorio, che quando si azzardano a chiedere la documentazione per avere il permesso di soggiorno o per il ricongiungimento familiare sono minacciati di licenziamento…….Tanto ne possiamo trovare tanti come voi…..costate poco. Un saluto giunga a questi lavoratori troppo spesso dimenticati.

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