PAROLA DI CASSIOPEA – Lezioni di Seduzione

di Cassiopea – In questi tempi di crisi ho pensato di inventarmi un nuovo mestiere (come consigliato dal governo italiano, che invece imperversa nel fare quello che ha sempre fatto) e penso che darò lezioni di seduzione, privatamente o a gruppi, a pagamento, ammettendo anche il baratto. Mi sono chiesta: perché tanta incomunicabilità, abbiamo tanti mezzi tecnologici ma non ci parliamo mai veramente; perché tanta solitudine di persone che mangiano da sole davanti alla TV o al PC, come in un quadro di Hopper? Perché siamo isole, monadi, stelle fredde e lontane gli uni per gli altri? E stavolta mi sono data una risposta: sedurre, che significa “condurre a sé”.

Sedurre un uomo o una donna affinché condivida con te l’esperienza di una vita, o almeno con questo progetto e che duri il più a lungo possibile, cercando di sedurlo un po’ ogni giorno… Sedurre gli amici a rimanere coesi ed essere gruppo, compagnia (qualcuno lo definirebbe auto-aiuto) perché prima, e insieme, alla terapia dell’ascolto tenuta da professionisti privatamente o nei consultori, può esistere, e sarebbe bene che esistesse, una rete protettiva fatta di amicizie, di sano buon senso, di consiglio, di affetto, simpatia, condivisione. Come si dice, una spalla (o più spalle) su cui piangere ma poi anche tanti amici, o anche pochi ma buoni, con cui sorridere, con cui ti accorgi che di qualsiasi cosa prima o poi, raccontandola a veri amici, si può ridere o almeno sorridere.

Ma soprattutto in amore, ed è questo il motivo di questo lungo preambolo, la domanda è: perché non quaglia? Nella mia combriccola c’è una sorta di schizofrenia amorosa: X ama Y che però ama Z, la quale ama W e così via, e non ci si incontra mai! Tutti a rincorrere tutti e mai che Y ami W e W a sua volta ami Y! Ecchecavolo! Un gran fuggi fuggi… E qui scrivo soprattutto per consolare S (nome di fantasia), che dopo anni e anni di discoteca compulsiva ora si è data al burlesque, “per vedere se riesce ad accalappiare un uomo”, così dice lei. OK, vada per il burlesque, dico io, ma cara amica S, mentre ti sfili i guanti di raso nero e mentre srotoli le autoreggenti di pizzo tieni bene a mente quanto segue e inchiodatelo bene sulla fronte: sei una Donna, sei una Dea, magari non ne sei consapevole, non te lo ricordi bene ma tu possiedi questo potere, te lo ha dato Madre Natura (Madre, appunto) sei una Donna e puoi ‘creare e ricreare il mondo tra le tue mani’. Dentro di te generi la vita, nel tuo ventre ma anche nella tua mente. Noi donne siamo femmine, fidanzate, amanti, amiche, mogli, madri… Dee!

Questa nostra meravigliosa condizione di potere ci mette in una posizione incredibile rispetto al maschio, che giustamente è impaurito: noi siamo contemporaneamente amanti e madri. Gli uomini, i maschi, possono essere soprattutto figli perché l’essere padre non sarà mai viscerale quanto l’essere madre: portare dentro di sé la vita per nove mesi, sentirla crescere, muovere… e anche prima ‘scegliere’ di dare la vita o meno, con conseguenze devastanti spesso in ambedue i casi, perché è innegabile che un figlio ti cambia la vita per sempre; e poi partorirlo sto figlio nel dolore, nell’abnegazione di sé, del proprio corpo, delle proprie esigenze in favore di quel batuffolo la cui tenerezza ti squarcia il cuore! E ancora accudirlo sempre, per sempre, perché il “lavoro” di madre non si finisce mai… (sono stata al funerale di una carissima amica novantottenne e i figli settantenni la piangevano dicendole dolcemente: mamma ci hai lasciato troppo presto! Ed è vero perché non era ancora tempo).

Quindi cara amica S inguainata nella tua bellissima guepiere di pizzo, mentre slacci i tuoi nastrini pensa a questo: a come amerai questo uomo che condurrai a te con la confezione di una bella caramella, cosa sarai per lui, un’ amante fatale per una notte? L’amica paziente e confidente della mattina dopo? L’infermiera che lo accudisce quando starà male? La psicologa che lo ascolta quando è infelice? La mamma che lo abbraccia e lo coccola perché si strugge di tenerezza per questo essere? La donna (con la D, la O, la doppia N e la A maiuscole) che, tra le sue braccia, lo crea e lo ricrea ogni giorno, amandolo da donna? E quanto altro? E… quanto altro c’è nella parola amore? Come sempre la storia dell’Arte e anche la religione possono aiutarci nell’affrontare un dilemma. Osserviamo una rappresentazione della Sacra Famiglia: è la Madonna quella che fa tutto: Giuseppe c’è, si, ma con quell’aria che sembra che dica “non capisco ma mi adeguo”. Giuseppe guida l’asino, accudisce Maria e il Bambino, probabilmente svolge mansioni pesanti tipo raccogliere legna, accendere il fuoco… è un fatto che col suo lavoro mantiene sua moglie e suo (?) figlio e li protegge.

Giuseppe è meraviglioso nel suo accettare con amore questo figlio oggettivamente di dubbia provenienza: Giuseppe, il più umano di tutti (insieme a Giuda e a tutti i personaggi che hanno dubbi e perciò sono umani e quindi travagliati e sofferenti) raggiunge l’eroismo in questo suo atto “semplice” di amore per Maria. Se non l’avesse accettata così com’era l’avrebbero lapidata e lui, pur di non perderla, per amore umano, compie un gesto santo e diventa parte di un piano divino. E dopo amerà Gesù pur non essendo suo figlio genetico e questo fa di lui l’emblema del vero amore paterno. Maria accetta la gravidanza, pur spaventata, accetta il proprio destino: di mettere al mondo un bambino speciale che diventerà uomo per venire ucciso. Quale madre non sarebbe devastata da una simile rivelazione al momento del concepimento? Maria che è nata santa però è anche una donna umana che soffre, ama sua figlio e vorrebbe il meglio per lui, e partorisce nel dolore come tutte le donne… nonostante tutto dice sì. Dice sì a tutto il pacchetto: amore, dolore, paura, speranza, angoscia, gioia. Maria dice solo sì, lo dice con gli occhi, lo dice a parole (e le sue parole profumano), lo dice con le mani e con tutto il corpo. Sì.

Ora cara S che ti dimeni nella tua danza burlesque. Chiediti anche questo: quando lo avrai sedotto questo ragazzo, questo uomo questa persona, cosa sei disposta a provare per lui in nome dell’Amore? Come Maria amore dolore paura speranza angoscia gioia compassione tenerezza passione e molto molto altro…ricorda che avrai tra le braccia una Meravigliosa Creatura e che tu se vuoi potrai essere la sua Dea: la Dea dell’Amore. E perciò cari amici vi lascio augurandovi un 2013 di Amore. Amatevi gli uni gli altri e scusate questo sermone da pazza! Buon Amore a tutti!

La vostra Appassionata Affettuosa Cassiopea di quartiere (e-mail: cassiopea@albengacorsara.it).

* Parola di Cassiopea: la rubrica Corsara di Cassiopea

2 Commenti

  1. Cara Cassiopea, se continuiamo a considerare l’uomo un “esterno” nella maternità, continuerà a essere impaurito e incapace di crescere. Credo che partorire non sia il privilegio di donare la vita (anche se è bellissimo), ma una gran faticaccia, che dobbiamo sorbirci noi donne solo perchè, altrimenti, l’umanità si sarebbe già estinta (oggettivamente, l’uomo è più debole, non potrebbe portare avanti una gravidanza, ne uscirebbe devastato); ma dobbiamo proprio sempre sottolineare che non può partorire e che non ha questo potere? Io la considero una fortuna, ci metterei la firma a trovarmi i figli belli pronti! E poi, dai, quanti esempi di pessime madri e fantastici padri ci sono a questo mondo? Ci siamo prese questo potere e gli uomini se ne sono presi molti di più, per compensare. Sedurre, che, come dici, significa “condurre a sè”, non potrebbe voler dire anche “coinvolgiamo il padre e non escludiamolo”, così farà la spesa più serenamente e noi potremo stare al lavoro, con qualche meno scrupolo!

  2. …..lezioni di seduzione….non male l’idea..!!!…ma il potenziale alunno…dovrà fare come per la patente???..ovvero….gli eventuali esami saranno solo…….orali???? ..superati i test si dovrà girare con la “P” maiuscola sulla schiena per segnalare il proprio status di principianti della seduzione???….

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