Political Essay – SINISTRA D’ALTERNATIVA: REPUBBLICA PARLAMENTARE, LEGGE ELETTORALE, CULTURA POLITICA

di Franco Astengo – La legislatura appena terminata è stata contraddistinta, oltre che da tanti altri fatti ed episodi che davvero sarebbe troppo lungo riassumere, da due elementi di grandissima importanza sul terreno dell’insieme delle relazioni istituzionali.

La prima riguarda la fortissima torsione in senso presidenzialista e decisionista che il nostro sistema ha subito, soprattutto ad opera del Presidente della Repubblica che, agendo ovviamente su un sedime accumulato nel tempo, ha operato una svolta molto decisa in questa direzione: svolta che ha raggiunto il suo apice, non tanto nell’ultima fase con le continue esternazioni del Capo dello Stato sui temi politici immediati, quanto per le modalità di conferimento di incarico al Capo del governo dei “tecnici” (con tanto di nomina a senatore a vita, quarantott’ore prima del conferimento dell’incarico stessa).

Una sinistra d’alternativa capace di presentare alle elezioni superando essa stessa il vincolo del personalismo che pure ha contagiato tante altre formazioni dovrebbe mettere al primo posto del proprio programma il ritorno alla pienezza di funzionamento della Repubblica Parlamentare, partendo dal ruolo di Camera e Senato, affrontando il nodo dell’eccesso di decreti leggi ma estendendo anche questa iniziativa agli Enti Locali e al ruolo dei loro consessi elettivi, ormai ridotto a marginalità dall’eccesso di potere in mano ai Sindaci eletti direttamente, che dispongono anche del potere di nomina degli assessori (potere di nomina che dovrebbe tornare ai Consigli stessi, eliminando anche la figura del cosiddetto “assessore esterno”).

Insomma, il punto su cui discutere ed impegnarsi è rappresentato dal rapporto tra governabilità e rappresentanza politica, ormai troppo squilibrato a vantaggio del primo elemento citato, quella della governabilità della quale si è fatto un vero e proprio feticcio.

Il secondo elemento è quello relativo alla mancata modifica della legge elettorale, per cui si andrà a votare il 24 Febbraio con la legge elettorale varata nel 2005, che presenta almeno quattro macroscopiche questioni che ne inficiano totalmente la dimensione democratica: a) le liste bloccate; b) il premio di maggioranza; c) le soglie di sbarramento; d) la regionalizzazione nell’assegnazione dei seggi al Senato.

Il tema di una nuova legge elettore si pone così al centro di una fase politica che con un eufemismo potrebbe essere definita come di grande delicatezza, sia per la situazione economica sia per quella politica, sia sul piano internazionale, sia sul piano interno laddove appare possibile addirittura un passaggio di complessivo riallineamento del sistema.

La realtà della profonda crisi economica e sociale richiederebbe, prima di tutto, un salto di qualità sul piano culturale, attraverso l’avvio di un serio tentativo di ricostruzione di una sintesi progettuale.

Una sintesi da realizzarsi riuscendo a oltrepassare le espressioni correnti dell’individualismo dominante (frutto dell’approccio neo-liberista ormai introiettato, fin dai primi anni’90, anche dalla sinistra italiana di tradizione socialista e comunista: salvo alcune eccezioni rimaste minoritarie).

È stato attraverso le espressioni dell’individualismo che si sono affrontate, almeno fin qui, le cosiddette contraddizioni “post-materialiste”.

Quelle contraddizioni “post-materialiste” che Inglehart, fin dal 1997, ha definito come “le scelte sullo stile di vita che caratterizzano le economie post-industriali”.

Oggi, proprio la realtà della crisi globale (delle quale, almeno in questa sede, non enucleiamo le caratteristiche specifiche per evidenti ragioni di economia del discorso) reclama il ritorno all’espressione di valori orientati, invece: “ alla disciplina e all’autolimitazione, che erano stati tipici delle società industriali”.

Appaiono evidenti le esigenze che sorgono nel merito della programmazione, dell’intervento pubblico in economia, della redistribuzione del reddito, dell’eguaglianza attraverso l’espressione universalistica del welfare, del ritorno a una “dimensione geografica” (quest’ultimo punto, per quel che ci riguarda, dovrebbe chiamarsi “Europa politica” da ricostruire oltrepassando l’Europa delle monete).

Dal mio punto di vista il tema della legge elettorale risulta, così, strettamente collegato a quello della presenza politico-istituzionale di una sinistra capace di elaborare un “progetto di sintesi” (lo abbiamo già definito, in altra occasione “programma comune”, ponendoci nella dimensione di un aggiornamento storico delle nostre coordinate di fondo, oltrepassando così quegli elementi di distintività identitari causa delle divisioni del passato).

Perché questo stretto legame? Ripercorriamo velocemente le caratteristiche dei due principali sistemi elettorali: il maggioritario (nella cui direzione ci si è rivolti, in Italia, al fine di costruire un artificioso bipolarismo).

L’idea del maggioritario è stata frutto, al momento dell’implosione del sistema politico nei primi anni’90, di una vera e propria “ubriacatura ideologica”, strettamente connessa all’ondata liberista: non si sono avuti risultati sul terreno della frammentazione partitica e su quello della stabilità di governo (sono, forse, diminuite le crisi formali ma di molto accresciute, se guardiamo anche alla stessa fase più recente fibrillazioni che hanno causato fasi di vera e propria ingovernabilità).

Ritorno su temi già abbozzati in principio di questo intervento: il maggioritario ha aperto la strada allo svilimento nel ruolo delle istituzioni, alla crescita abnorme della personalizzazione (fenomeno che ha colpito duramente a sinistra, al punto da renderla in alcune sue espressioni di soggettività del tutto irriconoscibile), alla costruzione di quella pericolosissima impalcatura definita “Costituzione materiale” attraverso l’esercizio della quale si tende verso una sorta di presidenzialismo surrettizio, all’allargamento del distacco tra istituzioni e cittadini.

Il sistema proporzionale (quello “vero”, non certo quello del sistema elettorale vigente, sul quale- ripetiamo – non spendiamo parole ma un velo pietoso) è stato accusato di rappresentare, nel passato recente della storia d’Italia, il veicolo di quel consociativismo considerato l’origine di tutti i mali del sistema politico, inefficienza e corruzione “in primis”.

Preso atto di tutto ciò cogliamo l’occasione per esprimere una valutazione di fondo favorevole al sistema proporzionale: il proporzionale, infatti, rappresenta un sistema fondato necessariamente sul ruolo dei partiti, quali componenti fondamentali di una democrazia stabile, inoltre lo scrutinio di liste esige, necessariamente, un diverso equilibrio tra le candidature, affrontando così il tema del decadimento complessivo della classe politica.

Interessa, però, soprattutto il legame tra sistema elettorale e struttura dei partiti.

È questo il punto fondamentale del discorso che intendiamo sostenere in questa sede: la sinistra ha bisogno di un’adeguata soggettività politica che, proprio alla presenza di un’articolazione così evidente nelle richieste della società , produca reti fiduciarie più ampie e meno segmentate, più aperte verso le istituzioni, in grado di essere considerata produttrice e riproduttrice di capitale sociale, di allentare la morsa del particolarismo dilatando anche le maglie delle appartenenze locali e rilanciando il “consolidamento democratic

Un tema che dovrà, comunque, essere affrontato nel breve periodo anche da un sinistra che intenda, al di là della scadenza elettorale che pure dovrà essere rispettata, esprimersi sul terreno di una proposta di vera alternativa a questo sistema politico avviato ormai verso la crisi più profonda.

* Franco Astengo – Savona, politologo

2 Commenti

  1. SULLA DISSERTAZIONE DEL PROF. ASTENGO, COME SOLITO SONO DACCORDO e mi dispiaccio che proprio ora, uno degli ultimi treno che potremmo prendere per sovvertire il piano diabolico con cui siamo trascinati in europa con condizioni capestro che penalizzeranno la storia del Paese per a,men 20 anni, proprio ora invece andiamo alle elezioni con una legge indegna del popolo italiano. Pare quasi che queste elezioni siano pure fatte per “pro forma” e che gli italiani non siano neppure considerati degni di poter esprimere il proprio diritto elettorale democraticamente.

    Ecco d aun sito provvisorio un altro articolo interessantissimo di Stampalibera.org
    http://stampalibera.org/?p=167

    Per correttezza riporto il link del precedetne articolo trascritto di Stampalibera.org
    http://stampalibera.org/?p=129

  2. VIsto che uno dei blog più interessanti del panorama informativo LIBERO e NON FILTRATO è stato messo fuori uso e stanno lavorando per ripristinarlo, mi permetti di postare un articolo, chiedendo all’Editore di la cortesia di inserire i link, che ritengo essere molto importanti per una visione del “pasticcio italiano” e dell’anomalia con cui stiamo santificando i tecnocrati con una sintomatologia molto simile alla sindrome di Stoccolma.
    Voci autorevoli provenienti dall’estero che dovrebbero farci riflettere. Grazie.
    ——————————-
    Da Stampalibera.com
    ” All’estero dicono chiaramente che Monti ha sbagliato tutto!!!
    Financial Times: “L’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori finché è durata. E probabilmente gli italiani e gli investitori stranieri non ci
    metteranno molto a capire che ben poco è cambiato nel corso dell’ultimo anno, ad eccezione che l’economia è caduta in una profonda depressione.
    Due cose devono essere sistemate in Italia, la prima è invertire immediatamente l’austerità, in sostanza smantellare il lavoro di Monti… la seconda è scendere in campo contro Angela Merkel…”

    New York Times, Paul Krugman Nobel per l’economia: “Tecnocrati “responsabili” costringono le nazioni ad accettare la medicina amara dell’austerità,

    l’ultimo caso è l’Italia dove Monti lascia in anticipo, fondamentalmente per aver portato l’Italia in depressione economica”
    (http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/12/11/bleeding-europe/)
    (PAUL KRUGMAN è IL PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA NEL 2008, STATUNITENSE E SI E’ ESPRESSO SVARIATE VOLTE SUL PERICOLO CHE L’EUROPA STA’ CORRENDO)

    Daily Telegraph: “Monti ha portato l’inasprimento fiscale al 3,2% del Pil quest’anno: tre volte la dose terapeutica. Non vi è alcuna ragione economica
    per farlo. L’Italia ha avuto infatti un budget vicino al saldo primario nel corso degli ultimi sei anni” (http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/9735757/Mario-Montis-exit-is-only-way-to-save-Italy.html)
    Solo per fare qualche esempio autorevole.

    Forse Casini, Bersani e tutti quelli che vogliono Monti al prossimo governo, non conoscono l’inglese… Io mi chiedo con quale faccia tosta continuino a incensare Monti che ha semplicemente devastato l’economia italiana senza pietà e si permettono anche di deridere chi critica le scellerate riforme
    dell’ultimo anno!!!
    Torniamo Sovrani della Politica!!!
    Articolo di Giovanni Lollo

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