Political Essay – ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE PRIMARIE DEL PD

di Franco Astengo – Scrivo queste brevissime note mentre è ancora in corso lo spoglio relativo ai voti delle Primarie del PD, con il risultato finale già complessivamente delineato. Mancano all’appello 1.050 sezioni su 9219, all’incirca 325.000 voti validi.

Eseguendo una proiezione sicuramente plausibile nel suo esito finale, il segretario Bersani dovrebbe attestarsi, con il 61% attorno ad un 1.740.000 voti, quindi con un incremento di oltre 350.000 voti rispetto al primo turno, riconquistando tra l’altro – e si tratta di un dato molto importante che dovrà essere analizzato alla fine usufruendo di tutti i dati disaggregati – le Marche e l’Umbria, lasciando quindi al suo competitor soltanto la Toscana.

Lo sfidante Renzi dovrebbe fermarsi, più o meno, alla quota raggiunta sette giorni fa di 1.100.000 voti, quindi non incrementando la sua cifra di voti, anzi probabilmente perdendone qualcuno per strada.

La partecipazione è scesa di circa 250.000 unità, di conseguenza (considerata l’esiguità del numero delle persone ammesse al voto pur avendo disertato il primo turno) si può dire che circa il 60% degli elettori che avevano preferito, in prima istanza, i candidati battuti si sono ripresentati al seggio esprimendo un consenso massiccio per il segretario del PD: ed è questo un dato che, per quel che riguarda SeL, significa sicuramente un rafforzamento della presenza di questo soggetto (difficile definirlo partito, se non usando la determinazione di “partito elettorale-personale”) all’interno dell’alleanza.

Si può calcolare che SeL abbia portato a Bersani circa 300.000 voti, mentre la candidatura di Vendola ne aveva ottenuto 500.000: quindi un rinsaldamento, come ci è già capitato di far notare, all’interno dell’alleanza ma sicuramente un allontanamento ulteriore dalla possibilità di conseguire autonomamente il quorum, nella prevedibile quota di sbarramento del 4% che porrà alla dirigenza di SeL un dilemma molto stringente in vista delle elezioni politiche, al riguardo della possibilità di presentare una propria lista.

Un’annotazione ulteriore riguarda la percentuale degli elettori del centrosinistra presentatisi al seggio in questo secondo turno in relazione ai voti presi dallo stesso schieramento in occasione delle ultime elezioni politiche (questo è, a mio giudizio, al di là della validità di sondaggi settimanali buoni per far parlare i TG ma troppo ravvicinati nel tempo per fornire indicazioni davvero valide sugli orientamenti dell’elettorato): ebbene questa percentuale scende, all’incirca, al 21,18%.

Si può quindi calcolare che lo schieramento di centrosinistra valga in questo momento circa 13.500.000 voti che, rispetto ai 37 milioni di voti validi avutisi nel 2008, rappresenterebbe circa il 36,5%, lontano cioè dalla quota del 40% che si vorrebbe stabilire al fine di ottenere il premio di maggioranza.

Ovviamente tutto sarà legato alla partecipazione al voto che tutti gli indicatori danno in netto calo e a quanto, questo calo, corrisponderà in perdita di voti anche sul versante del centrosinistra, perché è difficile affermare che, in caso di calo massiccio dei votanti, questo fenomeno riguardi una sola parte: potranno esserci, come vi saranno, delle rilevanti differenze ma non tutto si risolverà unilateralmente, almeno da questo punto di vista.

All’interno dello schieramento di centrosinistra, poi, la possibilità del cosiddetto “premietto” al primo partito poterà sicuramente all’accentuazione del meccanismo del “voto utile” verso il PD, rispetto alle altre liste eventualmente presenti nella coalizione.

Queste le prime indicazioni molto sommarie sull’esito del voto di queste primarie che hanno comunque dimostrato una buona tenuta complessiva dell’elettorato del centrosinistra e del PD, pur in un calo sensibile della partecipazione: dal punto di vista delle cifre assolute, dal 2005 a oggi, i votanti sono in calo di circa 1.400.000 unità, mentre in percentuale rispetto ai voti si è passati dal 29,78% di partecipazione nel 2007, al 21,18% di ieri con un calo quasi del 9%.

Ovviamente non è questa la sede per valutazioni politiche specifiche circa il futuro della coalizione di centrosinistra: dal punto di vista della possibilità di una presenza autonoma di una lista fuori da quel recinto, in una chiara dimensione oppositiva al quadro di governo e unitariamente raccolta attorno alla realtà dei partiti e dei movimenti si può dire che l’esito complessivo di queste primarie, con l’ingresso conclamato di SeL all’interno della dimensione della coalizione di centrosinistra (se mai ci fossero stati dubbi) gli spazi appaiono sicuramente essersi allargati, anche sul piano numerico considerato che circa 200.000 elettrici ed elettori non hanno aderito all’invito di votare al secondo turno il segretario del PD.

* Franco Astengo – Savona, politologo

1 Commento

  1. SEL rischia effettivamente di non oltretrepassare lo sbarramento.
    Piuttosto incomprensibile la sua alleanza con il PD dato che si sapeva già che questi hanno in mente di riproporre come minimo, l’agenda Monti e se va male lo stesso personaggio in qualche formula (un MInistero meglio di niente o addirittura la carica di PdC con l’alibi che occorre l’appoggio di UDC-Ferraristi). QUindi il primo ostacolo per SEL a fondersi nel PD è proprio questo: dovrebbero andar eocntro loro stessi e contro l’elettorato di sinistra (vera) che sino ad oggi ha premiato la linea di chiarezza che non contempla l’agendina di Monti. Non credo che Vendola possa trarre vantaggi da una strategica fusione nella cosa rossa (o rosa). Forse, anzi , si è già pentitop di aver seguito Bedrsani in questa impresa.
    Ma il nocicolo vero che potrebbe costare al PD una sonora bastonata elettorale è la ormai dichiarata intenzione di perseguire con pervicacia e inquitante convinzione l’agenda Monti.
    Così le dichiarazioni di Bersani da Vespa, come riportate da l’Unità in qualche stralcio significativo: “Bersani: «Ora la sfida è governo di cambiamento» del
    3 dicembre 2012
    (SU SEL E VENDOLA)
    “.. Altro capitolo quello con l’alleato Vendola. Problemi con l’Europa visto che il leader Sel chiede netta discontinuità con Monti? Il patto siglato anche con lui «comprende sui punti essenziali la cessione di sovranità» spiega Pier Luigi Bersani a ‘Porta a Porta’. A Vespa che gli chiede «come pensa di convincere tante persone se Vendola vuole fare il contrario di Monti», Bersani replica: «Primo: spiego di guardare a pesi e misure». Vespa lo incalza: «Quindi Vendola è ininfluente?» e Bersani replica citando il patto sottoscritto con lui.
    Vendola sottolinea Bersani, «non è affatto ininfluente, ma il patto che abbiamo fatto comprende sui punti essenziali la cessione di sovranità, cioè il fatto che si decida a gruppi congiunti…”
    ( SI SI ABBIAMO LETTO BENE: BERSANI VUOLE DAR VIA LA SOVRANITA’ NAZIONALE!!!!)

    (L’INQIUETANTE AMMISSIONE..)
    ” ..«Io continuerò a sostenere lealmente quella linea di credibilità e rigore che Monti ha portato. Intendo dire che Monti, nelle forme che riterrà, che si vedranno assieme, dovrà continuare a dare un contributo rilevantissimo a questo Paese» dichiara ancora Bersani.”
    ( E SUI RAPPORTI CON I CENTRISTI..ALTRO OSTACOLO PER TENERE ASSIEME SEL E UDC/MONTEZEMOLO!)
    ” Ma Bersani non vuole nemmeno chiudere le porte ad un patto di legislatura con i moderati, siano essi Pierferdinando Casini o il movimento di Luca Cordero di Montezemolo anche se, osserva il leader Pd, non è chiaro chi sia ancora alla guida. ”

    MA IL VERO SUCCO E’ CHE: sono quasi tutti appassionatamente seguaci di quella linea di draconiano rigore e prona sudditanza comunitaria che è scritta in quell’agendina. pd, pdl, udc, ferraristi, socialisti. Un agendina che gli italiani vorrebbero tranquillamente buttar enel caminettoil 31 dicembre con le cose vecchie dell’anno nuovo che se ne va e che ha iniziato un nuovo (terribile) corso della storia italiana…COSTRUIRE TUTTI INSIEME L’EUROPA DELLA BANCHE E DEI POTERI DI LOBBY FINANZIARIE, COSTI QUEL CHE COSTI.
    Restano quelli che invece di quell’agendina non sano che farsene e si chiamano partiti di destra (vera) , partiti di sinistra (vera), M5S, Lega Nord.
    Quindi, le alterantive a disposizione possono soddisfar equalsiasi preferenza sia ideologica che non.

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