La linea gotica: Myoclonus dell'albissolese Silvia Celeste Calcagno debutta al MIAAO di Torino

(fp) – “La linea gotica. Photography, Fashion, Paraphernalia” è la suggestiva mostra tematica a cura di Enzo Biffi Gentili che sarà inaugurata a Torino questa sera,  mercoledì 31 ottobre, alla Galleria Sottana del MIAAO – il Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi- e che proseguirà sino al 30 dicembre (ingresso gratuito; orari: da martedì a venerdì ore 16-19.30, sabato e domenica ore 11-19, lunedì chiuso).

Il “gotico”, più di ogni altro stile o genere, ha prodotto e produce “immagini permanenti”, predilette da molte generazioni, sino alle giovanissime, in tutto il mondo. E la mostra La linea gotica documenta artefatti “neo-neogotici” contemporanei, soprattutto fotografici: innanzitutto quelli di maestri come Sir Simon Marsden, il più grande fotografo gothic inglese, recentemente scomparso; il “foto-grafico” francese Christophe Dessaigne, esperto in “esplorazione urbana” di edifici, sovente industriali, abbandonati e “infestati”; le due note artiste fotografe italiane Giulia Caira e Monica Carocci, tra le prime negli anni ‘90 del secolo scorso a rinnovare una iconografia “gotica”.

Accanto a quelle dei maestri le fotografie di “compagni e apprendisti”, giovani artier, alcuni dei quali al debutto espositivo a Torino: Art_Missy, Silvia Celeste Calcagno, Clorophilla Clorophillas, Gabriella Di Muro, Andrea Mucelli, Yakumo Kobe… La mostra vuole anche dimostrare il frequente raggiungimento di una pari dignità espressiva nei lavori di questi dieci fotografi d’arte o “di genere” – dal noir al fashion – presenti in musei o solo sinora sul web; di nobili esponenti di culture alte oppure di militanti in controculture e sottoculture, in variegate scelte tecniche e di supporti, dalla camera oscura all’elaborazione digitale, dalle carte pregiate alla ceramica.

In memoria di Sir Simon Marsden. Addio, baronetto maledetto – Sir Simon Neville Llewelyn Marsden, quarto Baronetto di Grimsby, è nato nel 1948 a Lincoln, nel Lincolnshire, dove ha vissuto in un antico presbiterio sino alla sua precoce morte, avvenuta nel 2011. Si forma all’Ampleforth College nel North Yorkshire e poi all’Università della Sorbona a Parigi. Dal 1969 lavora come fotografo professionista, collaborando con numerose riviste. In seguito a borse di studio assegnategli dall’ Arts Council of Great Britain nel 1975 e nel 1976 viaggia in Europa, Medio Oriente e negli Stati Uniti. Si specializza in fotografia d’architettura e di paesaggio, rinnovando la tradizione del “gotico” nell’accezione anglosassone del termine: rovine, chiese e abbazie, cimiteri, edifici misteriosi, decadenti e “auratici” divengono i temi preferiti delle sue riprese. Tecnicamente, l’effetto “ultraterreno” e inquietante delle sue immagini è intensificato dall’ l’uso di filtri infrarossi e da raffinati procedimenti di stampa su carte metallescenti. Ha prodotto molti album fotografici di gran successo. Le sue opere sono state esposte in importanti musei come il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la Bibliothèque Nationale de France di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra. In Italia, è “apparso” per la prima volta in una importante mostra nel 2008, inserita nel programma culturale del XXIII Congresso mondiale degli Architetti UIA di Torino, intitolata Dalle città dell’Aldilà, curata da Enzo Biffi Gentili e allestita al MIAAO.

Ratevuloire. Diritti di precedenza: Giulia Caira e Monica Carocci – Ratevuloire, in piemontese, significa pipistrelli, o pipistrelle. E così in modo divertito si potrebbero appellare Giulia Caira (n. 1971) e Monica Carocci (n. 1966) che in mostra presentano loro grandi immagini emblematiche, e “storiche”. Anche se le due eccellenti torinesi sono da sempre considerate artiste che usano la fotografia, e non certo fotografe “di genere”, sono state entrambe ritenute da certi critici iscrivibili in una “linea gotica” già molti anni fa, e come tali “esposte” in mostre dichiaratamente, sin dal loro titolo, “tematiche”. Giulia Caira partecipa infatti nel 1995 a Delirium Design, un omaggio a Edgar Allan Poe curato da Enzo Biffi Gentili e William Sawaya, a Verona; Monica Carocci è tra i prescelti nel 1997 per l’esposizione Gothic, a cura di Christoph Grunenberg, a Boston (ma anche recentemente alcune sue atre foto di simbolici siti subalpini come la Gran Madre o il Monte dei Cappuccini possono autorizzare qualche frisson esoterico…).

Fashion e Paraphernalia – A corredo della sezione principale della mostra, quella fotografica, saranno esposti manichini, abiti, accessori, oggetti di scenografi, stilisti e designer anch’essi suggestionati dall’immaginario gotico.

Storie di giovani mostri; Art_Missy, Silvia Celeste Calcagno, Clorophilla Clorophillas, Gabriella Di Muro, Andrea Mucelli, Yakumo Kobe – Oltre a Marsden, Caira e Carocci, dall’opera magistrale, e a Dessaigne, già affermato a livello internazionale nella “foto-grafica” editoriale, la mostra documenta anche lavori “neo-neogotici” di esponenti di una nuova, anche giovanissima, generazione. A partire dalle “fotoceramiche” di Silvia Celeste Calcagno (n. 1974), albisolese che ha appena concluso la sua partecipazione a Londra nella collettiva Artour-o, la quale con Mioclono / Myoclonus propone a Torino un’installazione di tasselli ceramici sui quali fa la sua apparizione “fantasmatica” un’enigmatica figura femminile, sospesa in un limbo notturno dove – di istante in istante – l’apparente statica riproduzione seriale dell’immagine si dissolve nell’inquietudine di movimenti quasi impercettibili della figura, con effetti resi esteticamente ancora più seducenti attraverso una particolare tecnica sperimentale che l’artista adotta nell’uso del gran fuoco. Poi, la jeune équipe turinoise: alcuni esiti di shooting della fashion photografer Gabriella Di Muro (n. 1984), esposta in permanenza alla Bottega Reale, ça va sans dire arredata in stile neo-gotico, del Castello di Racconigi; e ancora, restando nelle Terre dei Savoia, le fantomatiche visioni notturne di Andrea Mucelli (n. 1974) del neogotico Cimitero di Dogliani; le allucinate evocazioni, alcune delle quali eseguite alla Reggia di Stupinigi, di Roberta Vernaglia (n. 1986), aka Art_Missy; una lettura delle OGR come Dark Church, prima di Italia 150, di Marco Paolini (n.1981), aka Yakumo Kobe; e infine i travestimenti e le manipolazioni, reali e digitali, di Ludovica Basso (n. 1986), aka Clorophilla Clorophillas, formatasi allo IED di Torino.

Omaggio a Christophe Dessaigne. Un fotografo “gotico” e “infiltrato” scoperto per la prima volta a Torino – Al MIAAO si tiene anche la prima visione in Europa di alcune fotografie del francese Christophe Dessaigne, invitato come guest star. Le ragioni di questo riconoscimento tributato a un giovane, nato nel 1973 a Perpignan. consistono nel carattere non conforme del suo lavoro e del suo modus operandi. La sua formazione non è artistica o fotografica, ma cinematografica e “fumettistica”. Il suo imprinting è dato, da bambino, dalla visione del finale de Il pianeta delle scimmie, quando Charlton Heston scopre i resti della Statua della Libertà affioranti dalla sabbia. Poi, adolescente, è segnato dall’immaginario perturbante di maestri come Moebius e Druillet e di Métal Hurlant. Autodidatta, inizia a elaborare immagini per copertine di romanzi “di genere”, noir e “gotici”, e si afferma a livello internazionale con cover di best-sellers pubblicati in Francia, Italia -La cavalcata dei morti di Fred Vargas per Einaudi-, Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra, Norvegia, negli USA, e crea artwork per molti CD musicali. Ma Dessaigne non è solo un “illustratore”: le sue foto riferiscono di una grande capacità di interpretazione di architetture abbandonate, sono Photographic Novels, apparentabili a dandistici testi come Tra le rovine di Christopher Woodward o I luoghi e la polvere di Roberto Peregalli. Infine, Dessaigne è anche un “esploratore urbano” che crea immagini con l’“infiltrazione” in luoghi pericolosi e pericolanti: una pratica, e una poetica, della violazione.

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