di Sandra Berriolo – Chi dice che il centro storico di Albenga non è ambìto dagli esercizi pubblici non è ancora passato da Piazza delle Erbe. Sembra ci sia una gara ad aprire bar e ristori. Se qualcuno di voi desiderasse assistere i pellegrini di passaggio, abbeverandoli di aperitivo o sostentandoli con stuzzichini, si affretti a cercare un portone privato ancora libero, un tombino non ancora occupato o anche solo la vaschetta della fontanella.

Frequentiamo in molti volentieri la piazzetta, ma questo continuo aggiungere tavolini, ombrelloni, piante e lumini, appiccicati all’esercizio adiacente mi sembra esagerato per non dire sconveniente. Il transito sta diventando sempre più difficile, i centimetri di suolo e aria sono contesi come a Rebibbia. Mi chiedo chi concede permessi di questo tipo. Forse le pratiche vengono evase da uffici lontani da Albenga che credono sia una locazione tipo Piazza delle Erbe a Genova, Mantova o Verona. Quelli di Albenga no, la conoscono, non possono essere loro.

Ora arriverà anche la farinata, che si confonderà coi cavoli dell’ultimo ortofrutta rimasto nella piazza. Ricordate quando a stiparsi l’uno accanto all’altro erano i colori di frutta e verdura? Ho l’impressione che adesso si sia sparsa la voce che gira molta gente su quel parco suolo che ricopre un monumento storico, nascosto agli occhi dei turisti e alla conoscenza dei concittadini.

Consiglio anche ai due residui negozi, oggettistica per la casa e libreria, di trasformarsi in bar prima che altri gli stenda i suoi tavolini e ombrelloni a tre centimetri dalla vetrina.

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo