Note a margine – Sanguineti ci ha lasciato: “lunga è la storia, e me, qui, mi congedo”

di Fabrizio Pinna – “Non c’è da lamentarsi troppo per l’indifferenza del mondo moderno di fronte alla morte di un poeta”, scriveva Octavio Paz anni fa annotando dal Messico che la “notizia della morte di Eugenio Montale provocò appena un mormorio, tra il distratto e l’affrettato, sulla stampa”. Chissà. Corsi e ricorsi. Edoardo Sanguineti oggi ci ha lasciato. Un poeta e un intellettuale umanista – oggi si torna a parlarne dopo l’eclissi – incendiato dalla passione politica e civile. A suo modo, certo.

Lo ricordo a Genova vent’anni fa, “accademico” inappuntabile in cattedra, persino austero: una lezione su Dante, tecnicissima, densa di geometrie filologiche scandite sillaba su sillaba, etimo su etimo. Erudita, insomma. Decisamente troppo per me ventenne che ero incuriosito dalle sue diatribe sul Futurismo con De Maria, dall’avventura del Gruppo 63 e, soprattutto, dal suo fascinatorio estro verbale,  sospeso tra il modernismo e l’avanguardia. Non ne capii il nesso, allora, e cambiai corso il giorno dopo. E la sua poesia, non quella di Dante, fu così tema d’esame qualche anno dopo – nei paradossi viventi ogni cosa si richiama – a due passi dal suo studio in Facoltà.

Da allora – per me – la sua è stata una periodica presenza in assenza, fatta di occasioni d’incontro più ideali che reali.  Sempre stimolanti, anche nella distanza politica e ideologica del saggista e pubblicista. Un attivo testimone in prima persona, se si vuole, di un lungo, lunghissimo e pluridecennale “crepuscolo della sinistra”, ancora oggi in cerca di nuova identità: “È in crisi, pare, il concetto di sinistra, nell’accezione storica e politica della parola, e c’è tanto di convegni e di dibattiti, apposta, lì, per darne testimonianza” (Cultura politica e politica culturale, “L’Unità”, 2 dicembre 1981…).

Politica, vecchie e nuove avanguardie, poesia, in un percorso ad alta tensione umana, vissuto per tutta la vita  – totem culturali prediletti, Freud e Marx – come nobile e generosa “pulsione utopica” rivolta a un mondo più giusto e migliore: “Il problema, allora  [al tempo delle avanguardie storiche] come oggi, e oggi certamente più che allora, è quello di sviluppare a fondo le pulsioni anarchiche che sono alla radice, inequivocabilmente, di tutta la grande antipoesia di questo secolo che muore, portando tali pulsioni dal terreno della rivolta al terreno della rivoluzione. Fu questo, oggettivamente, anche il significato delle nuove e nuovissime avanguardie, nei lontani anni cinquanta, e questo fu il nodo reale delle loro poetiche e delle loro speranze. Perché si tratta pur sempre, come si diceva anche allora, e come sarebbe bene tornare a dire anche oggi, io credo, di cambiare la vita, e di modificare il mondo” (Per una critica dell’avanguardia poetica in Italia, 1995).

Oggi Sanguineti avrebbe dovuto partecipare a un convengo a Borghetto…; ad aprile era stato a Savona a presentare le sue ultime acrobazie in punta di penna, in stile Oulipo, prestandosi anche a vestire alla Ubik il ruolo dell’affabile libraio… Avrebbe compiuto ottant’anni a dicembre e per l’occasione lo parodiavo in un titolo tra cronaca culturale e piccolo affettuoso personale omaggio a un grande: “Sanguineti, gli ottant’anni ti minacciano…”. Ma non più, ora. Mi rileggo gli ultimi sui versi che citavo e immagino come oggi avrebbe scandito le parole  e gli accenti prima di lasciarci: “vedi che ridurre / a tutto si può un niente (con perversi, / come noi, poliformi) onde condurre / il tutto a un niente (e qui, bene conversi / e convertìti, è possibile addurre / esempi, i favorevoli, gli avversi, / senza fine, onde, quindi, indurre e abdurre / abducendo, inducendo, i presi, i persi / che noi saremo: e aiuto, occurre, accurre!) / lunga è la storia, e me, qui, mi congedo: / io ho detto e molto e poco, forse, credo: (Genova, 30 agosto 2009)”.

* Note a margine di Effe: la rubrica Corsara di Fabrizio Pinna

[Postilla 21 maggio 2010: oggi su questo articolo e sul Corsara una inattesa e bella nota di commento di Romanio Strizioli]

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