Note a margine: sul caso “censura” a Molinari (Savona News)

di Fabrizio Pinna – I fatti sono più o meno noti; mercoledì sulla testata locale online Savona News è apparso un laconico messaggio di Mario Molinari che indicava la sospensione della sua rubrica: “Causa pressioni Il Punto di oggi è censurato”. Nessun nome. Nessuna ragione specificata. Nessun ulteriore chiarimento nei giorni successivi: né da parte della direzione del giornale né dall’editore né dallo stesso giornalista.

Da allora, sul “caso Molinari”, più che voci generiche e supposizioni ancora più generiche non sono circolate. E ognuno, come accade in questi casi, ha riempito il silenzio con le sue congetture e sospetti, che per qualcuno si sono – come per incanto – consolidati a volte in “certezze” (soggettive, va da sé…). È un po’ quello che succede con le “macchie di Rorschach”, casuali ambigue figure d’inchiostro che nella mente di ognuno prendono però forma precisa, ridisegnandosi allo sguardo secondo la nostra cultura e pulsioni, ma dicendo più di noi stessi che di altro.

La solidarietà a chi subisce censure o intimidazioni nello svolgimento del suo lavoro è una banale ovvietà che in genere, quando manifestata pubblicamente, si trasforma in un altrettanto banale esercizio, se non succede di peggio, di pletoriche dichiarazioni di ideali e di retorico chiacchiericcio di nobili sentimenti – peraltro spesso più “verosimili” che veri e disinteressati – i quali lasciano il tempo che trovano. Così è accaduto e sta accadendo per il “caso Molinari”. Qualcuno si e stupito per una mancata unanime alzata di scudi in difesa della “libertà di stampa”, lamentando la generale tiepida reazione, fatte sporadiche eccezioni, sia da parte del mondo politico sia da parte della cosiddetta “società civile” (la voce di qualche associazione, la nascita, per es., di un gruppo su FB  che dopo 2 giorni conta su meno di una trentina di iscritti e propone azioni di mail bombing al direttore del Savona News, e poco altro si è visto) e – non ultimo – dei colleghi e dei media che scarso o nessun risalto hanno dato alla cosa coltivando, chissà, forse la “divina indifferenza”.

Ma i primi responsabili di ciò, se due più due fa ancora quattro, ne sono innanzitutto lo stesso giornalista e la testata: con quella che appare come una trovata estemporanea buttata lì mercoledì, senza capo né coda e in modo del tutto autoreferenziale (al momento non risulta che la cosa sia stata denunciata quel giorno o in seguito né ad altri giornali né all’Odg…), hanno tolto – così personalmente ho pensato fin dall’inizio e continuo a pensarla – qualsiasi serietà alla “denuncia” (interna? esterna? verso chi? verso cosa? Beato chi l’ha capito… e chi ha cercato di saperne di più, pare si sia trovato all’identico punto di partenza, a giocare con le macchie di Rorschach…).

Se esiste un “caso” concreto, che si facciano pubblicamente nomi e cognomi e si indichino chiaramente le ragioni e le responsabilità. Non ha alcun senso “gettare il sasso e nascondere la mano”, né lo ha indicare generiche “pressioni”: per chi fa giornalismo guardando solo ai “fatti” o per denunciare situazioni scomode, sono all’ordine del giorno, così come lo sono le pressioni, dirette e indirette, ai giornali perché forniscano versioni annacquate o “pilotate” di certe notizie (e c’è chi sa benissimo come si possono sfruttare a proprio tornaconto i punti deboli delle testate soprattutto telematiche…).

Di certo – lo ritengo scontato pur non conoscendolo di persona – non sarà la prima volta che Molinari ha subito “pressioni”; e la notizia allora qual è? Che questa volta ha ceduto ma le altre no? E perché? Solo lui può chiarire questo. E dovrebbe farlo. Insieme a Direttore ed Editore del Savona News che dovrebbero una buona volta dichiarare a pubbliche e chiare lettere come sono andate e stanno le cose.

C’è una suggestiva espressione spagnola che ho sempre trovato tanto difficile da tradurre in italiano quanto efficace a rendere il concetto nella sua crudezza: “salir el tiro por la culata”. Più o meno il colpo che esce verso chi spara e che equivale, per l’italiano ossessionato dalle metafore sportive, a un autogol. Ed è esattamente quello che secondo me il “caso Molinari” sta rischiando di diventare.

* Note a margine di Effe: la rubrica Corsara di Fabrizio Pinna

* Postilla – Questa mattina, giovedì 13 maggio, il caso sembra essersi risolto; l’editore del Savona News, Enrico Anghilante, ha chiarito alcuni aspetti – anche se, per comprensibili ragioni, non tutti – della vicenda. Ma, soprattutto, ha espresso con fermezza la sua volontà con parole che certo gli fanno onore: “Qualcuno pensava di poter ‘addomesticare’ Savonanews.it come accaduto altrove. Si sbagliava, e si sbaglia: ulteriori pressioni sui nostri giornalisti, volte a interferire sul loro libero operato e tese ad influenzarli / ammansirli, non solo sono irricevibili, ma verranno pubblicate integralmente, nel rispetto della libertà di espressione costituzionalmente sancita, e soprattutto del diritto all’informazione dei nostri Lettori. Si lavora a schiena dritta, guardando in faccia i nostri lettori”. http://www.savonanews.it/it/internal.php?cat_code=57

3 Commenti

  1. Postilla – Questa mattina il caso sembra essersi risolto; l’editore del Savona News, Enrico Anghilante, ha chiarito alcuni aspetti – anche se, per comprensibili ragioni, non tutti – della vicenda. Ma, soprattutto, ha espresso con fermezza la sua volontà con parole che certo gli fanno onore: “Qualcuno pensava di poter ‘addomesticare’ Savonanews.it come accaduto altrove. Si sbagliava, e si sbaglia: ulteriori pressioni sui nostri giornalisti, volte a interferire sul loro libero operato e tese ad influenzarli / ammansirli, non solo sono irricevibili, ma verranno pubblicate integralmente, nel rispetto della libertà di espressione costituzionalmente sancita, e soprattutto del diritto all’informazione dei nostri Lettori. Si lavora a schiena dritta, guardando in faccia i nostri lettori”. http://www.savonanews.it/it/internal.php?cat_code=57

  2. @ Cara Anna, hai ragione, concordo, “chiacchiericcio” è una parola ormai logorata dall’uso che se n’è fatto… e voleva anche essere una mezza provocazione, perché poi il principale problema di fondo è esattamente quello che hai accennato tu, di un dibattito pubblico spesso dimezzato e “falsato”. Anche questo ne è stato un esempio.
    Su come è stato sollevato il caso particolare ho espresso le mie riserve critiche, ma al di là di quelle, tra le cose che a me hanno lasciato negativamente perplesso anche in questa vicenda, è vedere che in fondo il “caso Molinari” ha avuto eco – sia a livello di associazioni di cittadini sia di esponenti e partiti politici – nei “soliti noti” particolarmente sensibili a questo genere di problemi, peraltro appunto rigorosamente tenuti ai margini dei circuiti tradizionali dei media d’informazione più diffusi, dove trovano spazio per esprimere le proprie idee e ragioni, quando riescono a superare il ferreo cordone sanitario, col contagocce.
    Così, in buona sostanza, si crea però un cortocircuito dell’informazione che si risolve – in casi analoghi di denuncia – nell’arma spuntata della “testimonianza” minoritaria (e anche un po’ autoreferenziale), inefficace a sollecitare davvero l’opinione pubblica a prendere posizione, con tutto ciò che ne consegue (ovvero, detto terra terra: chi fa “pressioni” continua a farle tranquillamente, perché intanto sono sempre 4 gatti a protestare….). Ma se questo è più o meno lo scenario generale, rimane giocoforza poi in tale senso aperta a monte la vera domanda importante che va oltre questo singolo caso e alla quale rimane difficile trovare una soluzione, cioè se e come si possa rompere davvero il circolo vizioso… Saluti. Fabrizio Pinna

  3. Trovo molto giusto quello che scrivi e anch’io penso che Mario debba uscire allo scoperto, tanto non credo abbia ormai molto da perdere, e spiegarci cosa sia veramente successo. Su una cosa non sono d’accordo: espremire solidarietà a chi fa il suo lavoro e comunque denunciare, certo con i mezzi e sui mezzi che si hanno, non è mai mero “chiacchericcio” (parola che andrebbe bandita come “mi consenta” visti gli usi). L’informazione di questi tempi deve a volte arrivare trasversalmente perchè le vie canoniche sono spesso recluse e te lo dice una che deve fare i salti mortali per far uscire i suoi comunicati stampa.

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