Epoca di creazione: l’invenzione contro l’imitazione

Picasso ritratto Huidobro 1921


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– I –

di Vicente Huidobro – Dobbiamo creare. L’uomo ormai non imita. Inventa, aggiunge ai fatti del mondo, nati in seno alla Natura, fatti nuovi nati nella sua testa: una poesia, un quadro, una statua, una nave a vapore, un’auto, un aeroplano…

Dobbiamo creare. È qui il segno della nostra epoca.

L’uomo dei giorni nostri ha rotto la scorza delle apparenze e ha colto ciò che v’era dentro. La poesia non deve imitare gli aspetti delle cose ma invece seguire le leggi costruttive che formano la sua essenza e che gli danno l’indipendenza propria di tutto ciò che è.

Inventare consiste nel far sì che le cose che si trovano parallele nello spazio si incontrino nel tempo o viceversa, e che nell’unirsi mostrino un fatto nuovo. Il salnitro, il carbone e lo zolfo esistevano parallelamente dall’inizio del mondo. Però era necessario un uomo superiore, un inventore che, facendoli incontrare, creasse la polvere [pirica], la polvere che può far esplodere il vostro cervello così come una bella immagine.

Il congiunto dei diversi fatti nuovi uniti da uno stesso spirito è ciò che costituisce l’opera creata. Se non sono uniti da uno stesso spirito, risulterà un’opera impura, informe, che esalta solamente la fantasia senza legge.

Lo studio dell’arte attraverso la storia ci mostra chiaramente questo tendere dell’imitazione verso la creazione in tutte le realizzazioni umane. Possiamo stabilire una legge di Selezione Scientifica e Meccanica equivalente alla Selezione Naturale.

In arte ci interessa più la potenza del creatore di quella dell’osservatore. E, del resto, la prima include in se stessa, e in maggiore grado, la seconda.

– II –

Vi dirò ciò che intendo per poesia creata. È una poesia della quale ogni parte costitutiva, e il cui intero congiunto, presenta un fatto nuovo, indipendente dal mondo esterno, separato da ogni altra realtà al di fuori della sua propria, perché fa atto di presenza nel mondo come un fenomeno particolare a parte e distinto dagli altri fenomeni.

Questa poesia è qualcosa che non può esistere se non nella testa del poeta, non è bella per ricordo, perché riproduca cose viste che erano belle, né perché descriva bellezze che non ci era facile vedere. È bella in sé e non ammette termini di comparazione. Non può concepirsi fuori dal libro.

Niente di simile ad essa esiste nel mondo esteriore, fa reale ciò che non esiste, cioè si fa se stessa realtà. Crea il meraviglioso e gli dà vita propria. Crea situazioni straordinarie che mai potranno esistere nella verità, ragione per la quale devono esistere nella poesia perché abbiano esistenza da qualche parte.

* Nella foto: un ritratto di Huidobro eseguito da Picasso nel 1921.

NOTA AI TESTI

** Traduzione / 2016: © Fabrizio Pinna – Diritti riservati. Titolo originale I: Época de creación, «La Nación» (Santiago de Chile), 1923. Per la traduzione si è seguito il testo della trascrizione inclusa nella raccolta più completa dei (tanti) manifesti di Huidobro pubblicata in spagnolo alcuni anni fa: Vicente Huidobro (1893-1948), Manifiestos, Santiago de Chile, Mago Editores, 2009.

Il secondo testo propone invece in italiano quello apparso in «Favorables París poema», n. 1, 7/1926 (p. 12), la rivista sopravvissuta due soli numeri fondata a Parigi dal poeta e intellettuale peruviano César Vallejo (1892-1938) insieme al bilbaino Juan Larrea (1895-1980), i quali nel fascicolo d’esordio pubblicarono in traduzione spagnola – insieme alla poesia “Una mano se apoya en el silencio” tratta da Tout à coup – un estratto dei Manifestes raccolti da Huidobro in prima edizione francese nel 1925.

Scrittore bilingue, in spagnolo molti documenti e opere sono stati resi fruibili online in edizione digitale dalla Fondazione Huidobro: http://www.vicentehuidobro.uchile.cl