(fp) – Dibattito e polemiche aperte ad Albenga sulla vendita del Villino XXV Aprile, sul lungomare alla fine di Viale Italia, dopo l’asta – indetta dall’amministrazione della giunta Guarnieri – andata in ultimo deserta. Il passaggio successivo sarebbe ora una nuova messa in vendita dell’immobile al ribasso del 10%, con un prezzo che scenderebbe dagli iniziali 3 milioni e 340 mila euro a circa 3 milioni. Non essendoci automatismo, decaduto il Consiglio la discrezionalità se proseguire o congelare l’iter di vendita è oggi nelle facoltà del Commissario prefettizio.

Ma a pochi mesi dalle prossime elezioni di Primavera sono in molti ad Albenga a pensare, vista la scelta strategica quanto sempre opinabile della vendita di un bene pubblico di pregio per fare cassa in momenti di contingenza, che la scelta dovrebbe essere rimandata alle decisioni del futuro Consiglio comunale eletto.

Di questo parere anche l’avvocato ed ex consigliere di maggioranza Alessandro Chirivì, il quale in questi ultimi giorni ha rilanciato il dibattito…. e la polemica. «La mancata vendita non provocherà squilibri nel bilancio comunale, perché gli eventuali proventi sarebbero stati utilizzabili solo per finanziare investimenti e non per coprire la spesa corrente», ha dichiarato Chirivì: «Venderlo a prezzo di mercato può avere una ragione, ma lanciarsi in gare al ribasso significa solo svendere il patrimonio del Comune. E credo che questa indicazione debba spettare alla prossima amministrazione di Albenga».

A questo punto, ha aggiunto Chirivì, sarebbe meglio pensare a «dare un utilizzo pubblico al villino con finalità turistiche e culturali, ristrutturandolo con fondi europei. Con circa 800 mila euro è possibile rifare gli impianti elettrici e idraulici, installare un sistema di riscaldamento, restaurare la facciata e rimetterlo a nuovo per renderlo fruibile. Questa struttura potrebbe ospitare concerti, mostre e conferenze letterarie, diventando una sorta di Palazzo Oddo della zona mare».

Ipotesi che però gli ha subito attirato stizzite bacchettate da parte dell’ex sindaco Rosy Guarnieri: «In questa nazione e in questa realtà territoriale esiste chi vive nel mondo reale e chi vive e vorrebbe continuare a vivere nelle favole. Leggo con immenso stupore che l’avv. Chirivì il quale in qualità di consigliere comunale ha votato senza alcuna diversa proposta il bilancio di previsione che conteneva la stima e la messa in vendita del villino XXV aprile oggi ci dica che sarebbe opportuno ristrutturarla (con quali soldi non si sa) per utilizzarla per attività a mare della fondazione palazzo Oddi».

L’operazione di bilancio, ricorda Guarnieri, era nata dalla «esigenza contabile di reperire con la vendita del patrimonio appetibile una somma pari all’avanzo di bilancio obbligato dal patto di stabilità di circa 3 milioni di € al fine di liberare somme disponibili e dare avvio ad opere pubbliche urgenti tipo la riqualificazione di viali alberati oggi a rischio sicurezza di chi li percorre sia a piedi che con automezzi». Del tutto irrealistico, sostiene invece l’ex sindaco, pensare a un recupero e alla valorizzazione ad uso pubblico del Villino XXV Aprile: «Chi vive nelle favole pur avendo amministrato la cosa pubblica, per fortuna solo per un breve periodo, continua a credere alle fate turchine che portano soldi ai comuni con il cestino dei finanziamenti europei senza approfondire quali obiettivi dovranno perseguire i progetti per il 2014/2020. Comunque in uno stato democratico tutti possono dire la propria a condizione che si impegnino personalmente a fare quello che dicono soprattutto se nel concreto, quanto da loro detto, appare poco sostenibile».

A difendere la scelta della vendita dell’immobile è naturalmente intervenuto anche l’ex vice sindaco Massimiliano Nucera, deus ex machina dell’alienazione dell’immobile rimasto “parcheggiato” per decenni sul lungomare. «L’asta deserta della vendita del villino XXV aprile – spiega – era una cosa che mi aspettavo, proprio in un momento di crisi come questo, però come Assessore al Patrimonio ho ritenuto corretto provare a venderlo perché il Comune di Albenga non può più permettersi di veder gravare sulle spalle dei cittadini un patrimonio immobiliare così vecchio e non redditizio».

Solo un peso di cui liberarsi – anche al ribasso delle quotazioni – e non una risorsa, sostiene Nucera interpretando le scelte amministrative in una logica aziendalista: «Sarebbe ora che i soliti ben pensanti si rendessero conto che la gestione della cosa pubblica moderna deve somigliare molto alla gestione di una grande azienda che deve necessariamente avere i suoi utili sotto forma di servizi ai cittadini e creazione di opportunità. I carrozzoni costosi e inutili lasciamoli alla vecchia politica. In questa ottica si era pensata la vendita del villino: vendere un bene impossibile da mettere a reddito per reinvestire in nuove opere pubbliche. Alla luce di ciò ritengo sarebbe corretto proseguire nell’iter di vendita di questo immobile proprio per perseguire i progetti nuovi che il Comune ha in corso e non può portare a termine per la mancanza di fondi».