Savona, la grande lirica non è solo alla Scala: Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

di Laura Sergi – Di questi tempi, lo sappiamo tutti, le difficoltà di questo povero nostro Paese sono infinite. Certo potrei rivolgermi a Lei per questioni anche più importanti, specialmente nei giorni in cui c’è l’assedio anche nella nostra città dei ‘forconi’. Però, vede, sabato 7 dicembre, mentre Lei assisteva alla ‘Traviata’ del Teatro alla Scala nel giorno dell’inaugurazione della stagione lirica, qui a Savona c’era l’ultimo evento in programma della stagione autunnale dell’Opera Giocosa, il nostro Teatro di Tradizione: il concerto con Anna Caterina Antonacci.

Non mi prendo certo la briga di recensire da una trasmissione in diretta televisiva l’opera di Verdi, però qualcosa ho visto e soprattutto udito: non mi ha convinto molto una Violetta così intimista e poco sanguigna, che perde sin troppo tempo a rimirarsi allo specchio in silenzio ma, quel che è più grave, quando è il momento di ‘Croce e delizia’… o ti si infiamma il cuore, o c’è qualcosa che non va.

Purtroppo, o per fortuna, poi ho dovuto spegnere il televisore: alle 20.45 iniziava il Concerto al teatro Chiabrera. Accompagnata al pianoforte da Donald Sulzen, il soprano ha incantato il pubblico presente: non Le dico gli applausi!, non Le dico quante volte le è stato urlato ‘brava!’. Sono bastate poche note di musica, e già si era immersi in un sogno lirico, e solo una voce eccezionale poteva ammaliarci per così tanto tempo… Abbiamo iniziato con Hector Berlioz, poi Richard Wagner (nel 200° anniversario della nascita), e ancora Francesco Cilea, Pietro Mascagni e Ottorino Respighi. Nella seconda parte, partenza con Francesco Paolo Tosti, poi Claude Debussy, Gabriel Faurè e Reynaldo Hahn. E poi i bis! Tre bis, addirittura. In particolare due sono stati apprezzatissimi, sembrava venisse giù il teatro dopo l’interpretazione della ‘Carmen’ o dopo tutto quel brio sulla ‘Tarantula’. Perché la Antonacci è un’artista che unisce ad una splendida voce tutta la sua gestualità, e non dimentica di essere sulla scena anche quando è il momento in cui tocca ‘parlare’ alla musica…

Così è stato anche nelle cinque canzoni in dialetto veneziano di Hahn, ma non riesco a tradurle quanta emozione, quanto pathos, quanta nostalgia ne ‘La barcheta’ (testo di Pietro Buratti) o in ‘Che pecà!’ (di Francesco dall’Ongaro).

Capisco benissimo che il grande Teatro alla Scala sia un’evento mondano oltre che culturale ma, mi creda, certe volte anche i piccoli Teatri di provincia avrebbero necessità di essere valorizzati, specialmente quando, come nel caso in questione che Le sottopongo, il risultato è stato meraviglioso già a partire dalle note di Berlioz, ‘La mort d’Ophélie’ (di Ernest Le Gouvè).

Magari Le piacerebbe essere informato sugli eventi della prossima estate? Le regalo un link: www.operagiocosa.it. Sotto giugno-luglio le serate si programmano al Priamàr, la Fortezza savonese che già di per sé è una meraviglia…

* Foto di © Luigi Cerati – Osteria dell’immagine, Varazze