Liguria: artigianato pilastro del manifatturiero

La Liguria è tra le regioni meno manifatturiere d’Italia. Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato (dati Unioncamere-Infocamere), l’incidenza della manifattura è del 17,1% rispetto al totale dell’artigianato contro la media nazionale del 23,4%. «Le imprese artigiane che lavorano nel manifatturiero in Liguria sono poco meno di 8mila – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – ma costituiscono l’ossatura del comparto, soprattutto nel Ponente ligure, dove l’artigianato rappresenta oltre i tre quarti del totale delle attività che operano nel settore».

Infatti Savona si piazza al terzo posto in Italia come provincia in cui l’artigianato copre una quota dominante del totale del manifatturiero provinciale, con il 77,2% dell’intero settore. Segue al quarto posto Imperia con il 76,1%. Sopra la media nazionale del 55,6%, anche Genova e La Spezia rispettivamente con quote del 57,3% e del 60,1%.

A livello numerico, a Genova si concentra oltre la metà delle imprese artigiane della manifattura (4.111), seguono Savona (1.530), La Spezia (1.125) e Imperia (1.120).

«Il nostro sistema economico – commenta Grasso – non può prescindere dal comparto manifatturiero a cui è legata a filo doppio l’attività produttiva di migliaia di piccole e piccolissime imprese artigiane. Come ha sottolineato anche la Commissione Europea in una comunicazione al nostro governo a fine 2012, per dare l’impulso al manifatturiero e aumentare la produttività è indispensabile aumentare gli investimenti nell’innovazione, il miglioramento delle condizioni di mercato, la facilitazione dell’accesso al credito e ai capitali – soprattutto per le piccole e medie imprese – e l’accrescimento della qualità del capitale umano e delle competenze».

«Per uscire dall’attuale empasse – spiega Grasso – il manifatturiero, composto da migliaia di piccole e piccolissime imprese, ha necessità urgente di misure strutturali che, purtroppo, ancora non vediamo all’orizzonte. Ne è dimostrazione anche la Legge di Stabilità che non va a incidere in positivo, se non marginalmente, sulla vita delle imprese e anzi, dai primi calcoli, introduce una maggiore tassazione sugli immobili produttivi con l’arrivo della nuova Iuc, imposta unica comunale. Si parla di mancanza di risorse da destinare allo sviluppo economico, ma forse si potrebbe iniziare ad abbattere gli oneri burocratici, che oggi costano 31 miliardi alle imprese italiane, circa quanto lo stato italiano conta di recuperare con le misure per la spending review».