«La manifestazione di protesta dei cacciatori (poche centinaia) contro i magistrati del Consiglio di Stato, che svolgono il proprio ruolo di giudici dei traballanti provvedimenti amministrativi della Regione in materia di “calendario venatorio”, ha il sapore di uno sberleffo alla Genova prostrata da giorni di pur sacrosante rivendicazioni lavorative». È quanto sostiene il coordinamento ligure delle associazioni WWF, LAC (Lega Abolizione Caccia) e VAS (Verdi Ambiente e Società).

«Se è ovvio – proseguono – che si debba e si possa manifestare per la garanzia del proprio posto di lavoro, sembra paradossale che in una città in crisi si creino disagi in centro città e ci si rivolga al Prefetto per inveire contro un pronunciamento dell’autorità giudiziaria. I cacciatori liguri (scesi ormai sotto la soglia dei 18.000) sono l’uno per cento della popolazione regionale , mentre la maggioranza dei liguri, secondo ogni sondaggio demoscopico, oramai non prova che disprezzo per forme di sfruttamento dei beni naturali improntate ad un consumismo “calibro 12″».

«Se la Giunta regionale rappresentasse l’insieme dei cittadini liguri e redigesse provvedimenti rispettosi dei pareri scientifici obbligatori, nessun politico potrebbe più lucrare su un contenzioso giudiziario nato solo per l’ostinazione di un amministrazione ad arroccarsi su posizioni indifendibili. La fauna selvatica migratrice è un patrimonio naturale di valenza internazionale e non può essere oggetto di mercimonio elettoralistico», concludono gli ambientalisti animalisti.