Il teatro comico in musica del settecento al Chiabrera di Savona: ‘La Serva Padrona’ e ‘Il Maestro di Cappella’

di Laura Sergi – Sabato scorso, sul palco del Chiabrera di Savona, l’appuntamento era con il teatro comico in musica del settecento: ‘La Serva Padrona’ di Giovanni Battista Pergolesi e ‘Il Maestro di Cappella’ di Domenico Cimarosa, sotto la regia di Jacopo Marchisio.

Grazie all’intuizione del direttore artistico dell’Opera Giocosa di Savona, il Maestro Giovanni Di Stefano (che ha diretto l’Orchestra Sinfonica di Sanremo), la serata si è svolta inserendo l’operina del Cimarosa nel sogno del protagonista Uberto della ‘Serva Padrona’, alla fine del primo intermezzo. L’interprete è sempre lui, il bravo Filippo Morace, basso-baritono che si improvvisa Maestro: ora ha anche l’abito giusto per dirigere tanti musicisti (saliti nel frattempo sul palco con i loro strumenti), e gli manca solo di scalzare il Maestro vero, Di Stefano, anche cercando dietro le quinte una bacchetta che superi la sua (vedi foto di Luigi Cerati), in un duello senza sosta. Povero Maestro di Cappella, alle prese con chi ne sa di più ed anche con gli strumenti che escono a sproposito, ma bravo Morace che ora mima Chaplin e ora Ollio, e proprio non ne può più dei corni (‘questo strumento non fa per me’), e fa la vocina giusta per la violetta e l’oboe, ma quando il suono proprio lo ferisce, si autopugnala a morte… Sempre nel sonno, sotto la spinta di note più gradevoli, si rialza da terra: sa bene dove arrivare, il Maestro di Cappella: deve giungere all’armonico fracasso! Tanti, tantissimi applausi per tutti, Morace in primis.

Nella ‘Serva Padrona’, sul palco c’è anche Barbara Bargnesi nel ruolo di Serpina, con Marchisio in quello del servo Vespone. Bargnesi è il soprano genovese che è stata Servilla ne ‘La Clemenza di Tito’ dei cartelloni scorsi del nostro Teatro di Tradizione. Il suo ruolo è quello di una serva che mira a maritarsi con il ricco padrone. Questo nobile che l’ha vista nascere, nonostante le sue impertinenze e le sue richieste ardite, prova affetto per lei. Occorrerà far leva sulla gelosia allora, pensa Serpina, per ottenere di più, ma è meglio affrettarsi perché lui parla addirittura di prendere moglie! E la gelosia fa ottenere alla serva miracoli, ed è bello il momento in cui Uberto si domanda allo specchio: ‘ma… il primo non saresti… dunque, la sposeresti?…’.

Vespone è un servo che non parla mai, ma il ruolo è un po’ stretto a Marchisio, attore di tanto calibro, cosicché anziché accennare una risposta la interpreta con la massima gestualità. Di positivo c’è il risultato sugli intermezzi del Pergolesi, nella pratica si verifica un po’ un doppione con la mimica all’interno del ‘Maestro di Cappella’.

Sotto gli applausi del pubblico, che hanno decretato il successo della serata, Di Stefano si ritaglia una breve considerazione su un bravo strumentista che lascerà l’Orchestra per approdare alla Filarmonica di Nizza. Facciamo qualcosa per tenerci in casa nostra quello che di buono c’è, è il suo appello. D’altronde, all’ingresso, alcuni hanno anche firmato una petizione in favore della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo e dei suoi dipendenti, e pure l’Orchestra del Carlo Felice non naviga in buone acque…

L’evento è stato Nuova produzione e Nuovo allestimento del teatro della Giocosa, con scene del proprio Laboratorio; i costumi sono stati curati dalla Sartoria Arrigo di Milano. La realizzazione dei recitativi al clavicembalo è stata di Gianluca Ascheri. Appuntamento ora al 7 dicembre, ore 20.45, con il concerto del soprano Anna Caterina Antonacci.

 * Foto di © Luigi Cerati