Condizionale Presente: ad Albissola mostra-evento di Carlos Ferrando i Bellés

Sabato 6 Luglio alle ore 18.30 il Circolo Culturale Eleutheros (Via Colombo 23, Albissola Marina), presenterà l’opera di Carlos Ferrando i Bellés radunata in un singolare evento dal titolo “Condizionale Presente”. L’artista offrirà ai fruitori la possibilità di percepire le emozioni raccolte in emblematiche opere, strutturate in una inusuale installazione in perfetta simbiosi con lo spazio.

Trame disarmanti, tessute con mirabile maestria unita a una tangibile genialità saranno il filo conduttore di preziosi visual stories dall’impronta decisa. Costruzioni monumentali vivono su lastre di grande dimensione, dove prevale un senso di sconfinato, esteso, infinito, fatto di input che rimandano a reminescenze remote e al contempo oltremodo contemporanee.

Le impressioni di Carlos Ferrando i Bellés, come stigmate, segnano prepotentemente i supporti in cartongesso; muri invalicabili che trasudano passione attraverso volti smarriti, creature di una bellezza ultraterrena che si scontrano e si incontrano con armi, banconote e spietati temibili profili. «L’opera di Carlos Ferrando nella mostra-evento da Eleutheros è sintesi di influenze e messaggi cosmopoliti; è il risultato di una ricerca assidua e sensibile che conduce prepotentemente ad alcune riflessioni sulla potenza dell’espressività artistica di oggi», spiega Agostino Berta – l’art director dell’associazione Eleutheros – nella nota critica di presentazione della personale dell’artista.

«Gli scatti fotografici, contestualizzati mediante il filtro interpretativo della volontà dell’artista, che interviene a fissare alcuni frammenti della sequenza, divengono una cadenza narrativa dinamica. Il loro fissaggio su supporto di grande dimensione, quasi una quinta muraria, assurge a collage di memorie e di racconti offerti alla percezione visiva». «L’opera, partendo da una speculazione soggettiva, si trasforma, direi, in “informazione” colta ed oggettiva del vivere metropolitano. Argomenti, segni, tratti, contenuti formali, suggerimenti sospesi fra passato e futuro hanno il crisma della assoluta contemporaneità. Il mondo di Carlos – conclude Berta – è schermo e specchio di un sogno collettivo: è bellezza che diventa atto documentale».

Insomma, Carlos Ferrando i Bellés, singolare promessa di un Condizionale Presente che diverrà il 6 luglio un Imperdibile Presente. Invitante quindi, curiosa, sicuramente fuori dal comune, la proposta dell’artista merita di essere vista senza la paura di esserne voracemente catturati: questo è il rischio, ma vale la pena osare.

L’opening, in linea perfetta con la progettazione dell’evento, verrà introdotto dal seducente concerto di Fausto Balbo, artista altrettanto brillante ed eclettico, che proporrà uno straordinario medley con strumenti autocostruiti e live electronics.

Carlos Ferrando i Bellés: “Condizionale Presente”, dal 6 al 31 luglio. Eleutheros – Via Colombo 23 Albissola Marina ( SV ). Opening > sabato 6 luglio ore 18.30. Orari: martedì > domenica 17 > 20; 6 > 31 luglio. info: 320 2636502 – carlosferrandobelles@alice.it

Me gustaría tomar un café contigo

di Silvia Celeste Calcagno – Mai ci si chiede perché una persona decida di proporre agli altri il proprio lavoro in una mostra personale. “Personale” appunto, ma disponibile a essere ammirata, giudicata con distacco, con attenzione, con indifferenza o con estrema serietà per coglierne il senso.

I nostri occhi, collegati tempestivamente al nostro cervello, elaborano quotidianamente inviti a mostre. Carlos Ferrando i Bellés ha deciso di fare una mostra. Mi pongo di fronte a questa decisione e la reputo un dono che fa a se stesso e a chi avrà il desiderio, lo sghiribizzo o la voracità di andarla a vedere, ma soprattutto a “sentire”.

Me gustaría tomar un café contigo (mi piacerebbe prendere un caffè con te): modo condizionale.
Oggi, tempo presente, parliamo di ciò che custodiscono questi lavori.

Sola, guardo, osservo rapita il bianco e il nero e mi chiedo il motivo che sottintende l’esigenza di mettere insieme gli opposti. Guardo Carlos e penso alla sua complessa personalità, fatta di chiaroscuri: in entrambi i casi, l’uno non potrebbe vivere senza l’altro.

La base è bianca. No, non perfettamente bianca: un bianco già contaminato da un poco di grigio, quanto basta per raffreddare il letto dove andranno a vivere, a giocare, a riposare le tante visioni. Il fondotinta di questo straordinario trucco è il cartongesso, un materiale edilizio, ma, come Carlos è pronto a dimostrarci, non soltanto. Perché ogni cosa ha mille sfaccettature e può diventare nobile in un attimo. Leggero il cartongesso, versatile, veloce da applicare e adatto alle esigenze odierne, dove il bisogno di avere tutto – e meglio se subito – è diventato prioritario. Disidratato, dopo lo stoccaggio, in forni a circa 160 gradi, chi l’avrebbe mai detto, ha una piccola cosa in comune con l’argilla: l’entrare in un forno ed essere selezionato dopo la cottura. Carlos ha scelto una base ricca di particolarità, non povera come spesso la si associa nell’immaginario collettivo.

Accanto a un pannello ancora vergine, in attesa di un’identità, ne scorgo un altro finito. Piano, piano i miei occhi mettono a fuoco visi di splendide donne, occhi tersi come cieli di un giugno bizzarro, trombe di scale dove lo sguardo cade e il cuore, per un attimo, si spaventa; banconote, armi, coppie innamorate o insieme per caso; una moltitudine di proiezioni che annientano la capacità di distinguere i profili e dare una connotazione temporale all’insieme.

Ora ricordo. Ho visto quel volto una sera, in un film, e mi accorgo, ricollego, ricordo tutta la pellicola e capisco – no, non ho questa pretesa – intuisco perché Carlos abbia scelto proprio quel frame.

Non avverto più la sensazione di smarrimento davanti alle altre lastre, violentate con cura, con dolcezza, ma al contempo con decisione e forza. Allora tutto torna: quel volto non può essere da nessun’altra parte che in quel preciso punto; il bambino ha trovato il suo posto al centro della composizione, poco importa chi sia, ma è fondamentale che viva in quell’insieme.

Decido che, per ora, ho visto molto, forse troppo, magari domani torno. Ma lo sguardo si volta ancora, catturato da una polaroid impressa, un sorriso amaro, una scritta sfocata, questo bianco e questo nero. Cosa prevale? Mi chiedo.

Le emozioni. Prevale il senso di sconfinato, di esteso, di infinito, come sconfinate sono le immagini, gli input che rimandano a reminiscenze antiche. Guardo Carlos, e rivedo un video nei suoi occhi, un mix tra un documento e una biografia visiva dal titolo “Mario Schifano Tutto” di Luca Ronchi, dove Schifano, tra il silenzio e il caos, rilasciava un’intervista bizzarra. Intuitivo il collegamento: Carlos, come Schifano, si é espresso per non compiacere, in modo onesto: parola semplice, l’unica in grado di spiegare.

Le ore sono volate, l’incontro per un caffè e una chiacchierata sul lavoro sono stati divorati dall’assenza delle parole e dalla presenza delle immagini. Non chiedo nulla. Il suo silenzio è una sorta di euritmia che ha parlato per lui: tormentando, commuovendo, entusiasmando. Quanti verbi. Basta un Futuro Semplice: il mondo di Carlos mi ha convinto.

Andrò a vedere la sua personalissima emozione.