Albenga, Extimità: a Palazzo Oddo si inaugura la personale dell'artista bolognese Rubens Fogacci

Ad Albenga il prossimo sabato 1 giugno alle ore 18 nelle sale espositive del terzo piano di Palazzo Oddo vernissage per “Extimità”, personale del giovane artista  Rubens Fogacci, pittore, scultore, disegnatore e vignettista bolognese (n. 1979). La mostra – curata da Deborah Petroni della Galleria Wikiarte (BO) – sarà introdotta sabato da una presentazione critica della dott.ssa Francesca Bogliolo e resterà aperta al pubblico sino al 27 giugno (entrata libera; orari – fino al 14 giugno: dal martedì a domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30; dal 15 al 27 giugno: dal lunedì a domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19.30, lunedì mattina chiuso).

«L’arte di Rubens Fogacci vive sotto il segno dell’extimità», spiega la curatrice della mostra nella nota di catalogo, «l’esternazione della parte più intima del sé. Non si tratta del semplice esternismo corporeo, di quella specie di “outing” della società odierna, dove tutto è esibito, urlato, nudo. Non si tratta neanche di un’intimità forzata a rivelarsi, tradita da uno spirito estroverso. La spiegazione di questo nuovo atteggiamento, antropologico prima ancora che estetico, sta nella riscoperta dell’intimo, avvenuta per mano della solita schiera di intellettuali nella seconda parte del XX secolo e, quindi inte -letta, ragionata e indotta a ri-nascere, indubbiamente per il sentito malore della sua carenza. Ebbene, concesso l’“esibizionismo” alla nostra realtà, liberata di ogni internazione, essa tende, per semplice legge fisica, a bilanciare questo estremismo e a crea un ambiente spirituale, virtuale e telematico. Questo è il nuovo ambiente della vita interiore e, dunque, dell’intimità, meglio, dell’extimità o, per dirla con il celebre psicologo Pasini, la pubblicazione del privato. La nuova cyber intimità richiede il possesso, no, il possedersi di avanzati strumenti tecnologici che condannano, per la loro freddezza, alla solitudine e l’isolamento davanti allo schermo, dove è diffusa on-line l’anima dell’uomo moderno. Lo spazio e il tempo della condivisione di sentimenti si azzerano, poiché virtualmente immediati. L’habitat della creatività, quella destinata all’interpretazione del segreto mondo intero, s’impoverisce perché trasmesso telematicamente, senza più produrre i corpi fisici della sua inesauribile flora e fauna. Questo avrebbe potuto essere il quadro della desolante realtà affettiva, se il nuovo illimitato fare estetico, quello sorto dopo “la morte dell’arte”, non avesse avvertito la progressiva perdita dell’essere a favore del fare e non avesse attivato procedimenti etici per contrastarla».

«L’operazione artistica del giovane artista bolognese è esemplare per l’effettuarsi di questi dinamismi di rettifica. La sua ricerca nasce e si evolve con il chiaro intento né di nascondere, né di rendere virtuale, il ricco mondo del creativo, bensì di renderlo “fruibile” per il solitario consumatore cibernetico, capace di percepire solo con gli occhi, avendo perso la possibilità di coinvolgere gli altri sensi. Fogacci prepara frutti gustosi, succhi sgorganti, figure carnali e provocanti usando solo i colori e la propria maestria di pittore. Decisivo per la buona riuscita di questo “banchetto per gli occhi” è sempre il moto intimo, la personale gioia di vivere, portati all’esterno in un impeto barocco, generoso e inesauribile, come l’animo dell’artista».

«Figure sinuose, colori vivi, disegno incisivo celebrano un nuovo realismo post-moderno e post-magico, in continua evoluzione come il costante work in progress della virtuale rete mondiale. Questa è un’affermazione voluta e fatta con convinzione giacché l’efficacia comunicativa è diventata la principale caratteristica anche per l’opera d’arte, costretta a misurarsi con un’infinità d’immagini, immediate e tecnologiche, ma non per questo capaci a competere con l’interattività di un oggetto artistico, nata dalla sua semplice presenza fisica. Essere qui e ora non significa rendersi visibili in questo momento, bensì offrire il corpo e l’animo all’esterno senza uno schermo di protezione. Rubens Fogacci si concentra non tanto sulla narratività della sua pittura quanto sulla sua presenza “invadente”, in quanto dominante nel contesto d’esposizione. La pienezza, la policromia e la dinamica delle forme donano un tono alto alla raffigurazione, conciliante figurativo e astratto nel linguaggio post-moderno che, già in precedenza, abbiamo definito come un Melting polular art. La distanza da una delle correnti più “chiassose” della storia dell’arte è evidente a livello concettuale: La Pop Art include lo spettacolo quotidiano della società moderna, mentre Fogacci esterna la complessità della vita interiore, realizzando l’Extimità dell’intimità».