di Alfredo Sgarlato(“Strade perdute” di David Lynch, sabato 25 maggio ore 22,45 RAI4) – Nei suoi film David Lynch ha sempre cercato di infondere le premesse necessarie per creare un cinema d’arte: liberazione dell’inconscio, decostruzione dell’immaginario, perfezione stilistica. Nei primi film ciò avveniva solo in parte, per via di qualche ingenuità o dell’eccessiva adesioni a stilemi narrativi tipicamente americani.

Con “Strade perdute” (1997) il suo percorso inizia la fase migliore, che culmina col capolavoro assoluto “Mulholland drive”(2002). In “Strade perdute” la costruzione narrativa è quella di un noir, ma probabilmente tutta la vicenda è un delirio del protagonista che, come spiega il geniale psicoanalista Slavoj Zizek, schiavo del proprio maschilismo retrogrado, non è in grado di comprendere il desiderio femminile (tema che sottende anche “Eyes wide shut”, il capolavoro mancato di Kubrick, girato nello stesso periodo e frainteso dalla critica).

La costruzione narrativa è complessa, lo svolgimento è stato paragonato a un nastro di Moebius, figura geometrica che si avvolge su sé stessa. Lo stile è formalmente magnifico, specie nella prima parte, al livello delle opere migliori di Wong Kar-Wai o di Tsiai Ming Liang. Unico neo, gli interpreti un po’ scialbi (Bill Pullman e Patricia Arquette), ma è possibile che sia una scelta voluta dal regista. In un piccolo ruolo appare la discussa rockstar Marilyn Manson.

* Il film della settimana in tv – rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato