Cerimonie ad Albenga per il 25 Aprile: inaugurata la "Via Deportati Albenganesi"

(fp) – Celebrazione ieri ad Albenga del 25 Aprile con l’Anpi, l’Aned, le associazioni cittadine, le autorità civili, politiche e militari. Presenti alle tradizionali cerimonie nei luoghi simbolo della città – piazza del Popolo, piazza IV Novembre, il fortino dei Martiri della Foce – anche il deputato ingauno Franco Vazio e il presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza. Particolare omaggio alla memoria quest’anno è andato agli albenganesi deportati nei campi di concentramento tedeschi: Mario Amoretti, Eugenio Ansaldi, Camillo Maggioni, Antonio Michero, Angelo Pastorino, Nicola Podestà e Paolo Salvi.

A loro è stata ieri intitolata, in zona foce, una via «per celebrare la loro memoria – ha detto il sindaco Rosy Guarnieri – e anche al fine di consentire alle nuove e giovani generazioni di conoscere e comprendere il significato della tragedia che ha duramente colpito la nostra città nella seconda guerra mondiale»: « Ecco perché, da oggi, data importante nella storia della nostra nazione, in avanti, questa via fino a ieri senza denominazione, prenderà il nome di “Via Deportati Albenganesi”, al fine di non dimenticare il tributo altissimo pagato dagli albenganesi, con la deportazione nei campi di sterminio, le atroci torture subite e le fucilazioni inflitte ai propri concittadini dal nazifascismo. È nostro auspicio che questo atto serva come insegnamento a tutti noi, a ricordarci gli orrori del passato, perché non ritornino più, e affinché ogni albenganese, passando per questa strada, ricordi» i loro nomi.

25 Aprile 2013 – Il discorso del Sindaco di Albenga Rosy Guarnieri. «Un cordiale ed affettuoso saluto a tutti i presenti, all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, la cui sezione di Leca d’Albenga ha organizzato assieme a noi questa giornata, e tutte le autorità civili presenti, e gli amministratori che con me condividono l’impegno per Albenga.

Anche quest’anno, oggi ci troviamo qui per celebrare l’anniversario del 25 Aprile 1945, il sessantottesimo anniversario di una data fondamentale nella storia del Paese, giorno della Liberazione che segnò l’avvio di una nuova stagione della storia italiana, in cui democrazia e libertà sono divenute patrimonio comune della stragrande maggioranza degli italiani.

L’impegno che ci deve animare, a cominciare da noi amministratori della cosa pubblica, è quello di non dimenticare ciò che è accaduto in quel tragico periodo storico, anche qui ad Albenga, e di ricordare gli orrori del totalitarismo e della soppressione della libertà. Il lavoro della memoria nella celebrazione del 25 Aprile è prezioso e importante, perché si tratta di una data che segna la conclusione di un dramma, una scia di sofferenze del popolo italiano, un passaggio decisivo. Un punto di arrivo di una vicenda dolorosa ed al tempo stesso un punto di partenza della ricostruzione della nostra democrazia.

Oggi ci troviamo a commemorare la liberazione, da parte delle forze alleate e delle forze partigiane, uno dei più grandi atti di eroismo del secolo scorso, e al tempo stesso uno dei più noti esempi di disobbedienza civile, ovvero quella forma di lotta che, attuata da un singolo individuo o da un gruppo di persone, comporta la consapevole e pubblica violazione di norme di legge ingiuste.

Celebriamo la disobbedienza di quei valorosi che hanno voluto ribellarsi al nazi fascismo, che hanno rifiutato di essere sottomessi al totalitarismo, che hanno preso le distanze dalle immani ingiustizie di quello sciagurato periodo storico. Se per ottenere libertà, giustizia e uguaglianza bisogna disobbedire, allora siamo tutti a favore della disobbedienza civile.

Quella disobbedienza civile fatta propria anche da personalità del calibro di Emile Chanoux, partigiano e autonomista valdostano, tra i principali protagonisti della resistenza in Val d’Aosta, fondatore del clandestino Comité de Libération e capo del Comitato di Liberazione Nazionale di Aosta, torturato e ucciso dalle SS.

Quella disobbedienza che fu di don Lorenzo Milani, non violenta, alimentata e sostenuta da sensazioni morali e non da interessi personali, come mezzo di protesta sociale. Quella disobbedienza che fu di Bobby Sands, attivista dell’Irlanda del Nord eletto nel parlamento britannico, morto in carcere a seguito di uno sciopero della fame condotto ad oltranza come forma di protesta contro il regime carcerario cui erano sottoposti i detenuti repubblicani.

Quella disobbedienza che, guardando al nostro territorio, fu di Felice Cascione, partigiano eroe della Resistenza, Medaglia d’oro al valore militare, compositore del testo di Fischia il Vento, morto in uno scontro a fuoco con i fascisti. E con la sua, quella disobbedienza di decine, centinaia di persone coraggiose, ad Albenga, in Liguria e in tutta Italia, che dovettero allontanarsi dalle loro famiglie e mettere a rischio la propria vita, spesso perdendola, per combattere per combattere l’oppressore e liberare l’Italia.

Persone di tutti i giorni che, di fronte alla dittatura, scelsero di lottare per la libertà, schierandosi al fianco delle truppe anglo-americane per fare uscire l’Italia dal buio del ventennio.

Grazie al sacrificio di queste persone, di questi disobbedienti, oggi possiamo vivere in una società più libera. Una società nata e basata sugli ideali di libertà e uguaglianza, e che rifugge ogni deriva estremistica. È anche per questo, per celebrare i valori su cui si basa la nostra democrazia, che ogni anno, in questa bella giornata, ci troviamo qui, per celebrare questa cerimonia. Per difendere questi ideali, e per non dimenticare il nostro passato, da dove veniamo. Viva i disobbedienti per la libertà, viva Albenga».

* Fotogallery a cura dello Studio Fotografico Rossello – Albenga