Forever Nina Simone

di Alfredo Sgarlato – Il prossimo 25 aprile saranno trascorsi dieci anni dalla morte di Eunice Waymon, che scelse come nome d’arte Nina Simone, in omaggio all’attrice Simone Signoret, il suo modello di donna forte. Il 21 febbraio avrebbe compiuto ottant’anni, quindi doppio anniversario per la più grande cantante afroamericana, dopo Billie Holiday ovviamente. Sulla vita di Nina si sa poco: le biografie ufficiali, anche l’autobiografia, sono sia romanzate che reticenti.

Tutti i progetti per girare un film sulla sua vita sono abortiti, soprattutto per non aver trovato l’interprete giusta; è in lavorazione un film con Zoe Saldana (“Avatar”, “Star Trek”), ma la scelta non convince i fans. Gli inizi della carriera sono oggetto di leggende. Si sa che a diciassette anni tentò l’esame per essere ammessa al conservatorio e fu bocciata. Perché nera, dicono i fans; solo perché altre erano ancora più brave, giustificherà in seguito un membro della commissione. Nel 1954 per guadagnarsi da vivere trova un ingaggio come pianista in un locale, il Midtown Bar & Grill di Harry Stewart ad Atlantic City: la seconda leggenda dice che il gestore la costrinse a cantare per paura che il pubblico si annoiasse. Il pubblico si innamora di lei.

Un ricordo di quelle serate è contenuto nella raccolta di racconti “Motel Chronicles” di Sam Shepard. Nel 1957 incide il primo disco “Little girl blue”, una raccolta di classici della canzone americana più un brano di sua composizione. Una trentina di anni dopo una di quelle canzoni, “My babe just cares for me”, fa da colonna sonora ad uno spot pubblicitario (diretto da Ridley Scott) e la fa scoprire al mondo intero. Chissà quanti, totalmente digiuni di musica nera, conoscono però quella canzone e la possiedono in una compilation di spot famosi…

Nina incise moltissimi dischi, soprattutto dal vivo, la sua dimensione ideale. I dischi in studio spesso sono rovinati da arrangiamenti troppo sdolcinati. Scrisse una quarantina di canzoni, ma fu soprattutto una grande interprete, di quelli che fanno scuola agli altri artisti. Tantissime canzoni da lei scovate, come “Lilac wine”, “Wild is the wind” “Don’t let me be misunderstood”, “I put a spell on you”, sono diventai classici nelle versioni di altri artisti. Fu amica di Malcom X e appassionata militante per i diritti delle donne e dei neri. Dopo il 1974 entrò in crisi, continuò a fare dischi e concerti ma di fatto fu messa da parte del music business.

Si sa poco della vita privata. Come molte artiste ebbe un matrimonio infelice con un manager-padrone e una figlia, Lisa Celeste (n. 1962). La sua musica è inclassificabile. Ci sono dentro jazz, pop, soul, blues, gospel, Bach, Gershwin. La sua voce non aveva una grandissima estensione ma un’espressività unica, sempre ovviamente esclusa Billie Holiday, suo mito e rivale. Oggi come oggi penso che non ci sia nessuno che non abbia un suo disco. Cioè, ci sarà senz’altro, ma che vita ha vissuto?

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato