Outsiders… tra le note dei folli del rock

di Alfredo Sgarlato – Una ventina di anni fa io e un mio amico ascoltavamo in macchina una raccolta di oscure bands degli anni ’50/’60. Ci imbattemmo in un pezzo in cui un forsennato lanciava urla belluine a casaccio accompagnato da un altro che suonava la batteria, male. Prontamente li eleggemmo la peggior band di tutti i tempi, anzi la più grande. Dopo lunghe ricerche ho scoperto che si trattava di The Legendary Stardust Cowboy, nato Norman Carl Odam, un ragazzo semiritardato (aveva imparato a leggere a sei anni) che chissà perché aveva pensato che l’unica possibilità per lui di trovare una fidanzata fosse di diventare un cantante rock. Malgrado la totale mancanza di talento riusciva ad avere molte possibilità di fare concerti nella propria città, poiché richiamava numeroso pubblico, equamente diviso tra chi accorreva per prenderlo in giro e chi, intenerito dal personaggio, voleva difenderlo.

Nel 1968 il mitico produttore T-Bone Burnette lo convocò per incidere un disco accompagnandolo alla batteria (in seguito giustificò la propria scadente prestazione col fatto che è impossibile tenere il tempo per uno che fa delle cose a caso), riuscendo però a pubblicare solo il singolo Paralyzed (quello da me ascoltato); gli altri brani sono andati perduti o più probabilmente buttati via. Il singolo ebbe però un certo seguito e David Bowie si ispirò al Cowboy per creare il personaggio di Ziggy Stardust, però non gli pagò mai i diritti d’autore. Norman dopo l’insuccesso nella musica fece i classici mille mestieri, finì in galera per vagabondaggio, fu in seguito riscoperto e incise vari dischi, è diventato un mito per molti grandi del rock, ma le cronache non riportano se sia riuscito a trovare la fidanzata.

La storia alternativa del rock più sotterraneo generalmente affianca al Cowboy il nome di Hasil Hadkins. Costui viene considerato l’inventore dello “psychobilly”, filone del rock’n’roll dai testi particolarmente efferati. Le canzoni (si fa per dire…) di Hasil, personaggio che viveva in un autobus in giro per i monti Appalachi, trattano dei molti casi della vita in provincia, dalle liti in famiglia alle sentenze capitali passando per i delitti più atroci. Oppure parlavano del pollo fritto, grande passione di Hadkins insieme alla birra e alla ragazze in calzoncini corti. Anche Hadkins si fece un po’ di galera per aver sparato a uno spettatore, visse in povertà e fu riscoperto negli anni ’80 dai Cramps.

Avere un fan illustre è garanzia di successo: molti si chiesero chi fosse quel Jandek di cui Kurt Cobain e Beck portavano le magliette. Jandek dal 1978 ad oggi ha inciso un centinaio di cassette e poi CD che vende per corrispondenza allo stesso prezzo da allora. Benché non mostri il minimo talento nel cantare, suonare o scrivere canzoni è riuscito a diventare un culto. I suoi testi parlano di innamoramenti non corrisposti per ragazze viste passare dalla finestra. Già, perché Jandek si dice non sia mai uscito dalla propria stanza. Fino al 17 ottobre 2004, quando durante un festival organizzato da David Tibet (personaggio su cui torneremo…) è apparso sul palco un tale in cui gli spettatori hanno riconosciuto quel tale la cui foto compare in alcuni dischi di Jandek. Da allora ha tenuto una sessantina di concerti. Molti però sospettano che Jandek sia un alter ego inventato da un discografico indipendente, Sterling Smith, che abbia una vita normale e suoni male apposta.

Al contrario dei precedenti Tiny Tim (Herbert Khaury) era un musicista di talento. Voce duttilissima, paragonabile a Antony, e grande cultura musicale. A farne un outsider furono la scelta da cantare musica di inizio ‘900 in ambienti rock, i look stravaganti, la bruttezza. Era un fanatico religioso, faceva cinque bagni al giorno, non riusciva a pronunciare in pubblico parole come corpo o gambe. I suoi modi da antico cavaliere gli valsero sospetti di omosessualità; si sposò tre volte con ragazze giovanissime, ma furono probabilmente matrimoni in bianco. Ebbe grande successo negli anni ’60, fu dimenticato e rilanciato negli ’80 da loschi personaggi come David Tibet (peraltro accusato di satanismo) e Boyd Rice. Altro bel tomo Rice: alterna musica rumorista col nome Non e dischi cantautorali con testi talmente reazionari da sfociare nel delirio: in uno canta qualcosa tipo “sogno un mondo dove gli uomini con la spada in mano lottano per la sopravvivenza”. Legittimo chiedersi che fine farebbe lui… ma anche nel suo caso si dice sia tutto uno scherzo.

In questo mio elenco di saggi non ho nominato nessuna donna: colmiamo subito la lacuna con Lucia Pamela. Lucia al contrario degli altri nostri amici non era una disadattata, anzi. Già a dieci anni teneva concerti come pianista classica, per scegliere poi il jazz che la divertiva di più. Venne eletta Miss Saint Louis ed ebbe un buona buona carriera come musicista, attrice e conduttrice radiofonica. Nel 1969 incise il suo unico disco solista: “Into outer space with Lucia Pamela”, un accozzaglia di filastrocche cantate e incise particolarmente male. A sua discolpa Lucia dice di aver inciso il disco sulla luna, con musicisti e strumenti locali. Le stonature sono dovute alla diversa atmosfera lunare. Nel 1975 pubblicò anche un album da colorare che racconta il viaggio. Il disco andò tutto esaurito, sebbene i maligni dicano che Pamela abbia regalato tutte le copie a passanti. Lucia Pamela è morta nel 2002 a 98 anni. Fino all’ultimo ha sostenuto di essere veramente stata sulla luna.

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato

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