Elezioni, presidente Vaccarezza (Pdl): debacle ligure e savonese del partito colpa delle liste

(fp) – «Un commento sul voto ligure è abbastanza semplice, frutto di una scelta sulle liste Pdl, che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza. Liste inadeguate poiché, come ho detto più volte, composte da candidati che poco avevano a che fare con la nostra regione, clamoroso ad esempio che le tre posizioni di sicura elezione fossero ad appannaggio di un romano, di un milanese e di un solo ligure (genovese). Aggiungo che, oltre il danno la beffa, gli altri candidati, pur liguri, non erano rappresentativi del nostro territorio». Così il presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza giudica il risultato delle elezioni che per il suo partito hanno visto sia nel savonese sia nel dato regionale una caduta libera del Pdl rispetto al voto delle precedenti politiche nazionali: per la provincia di Savona: 35.931 voti, 20,87 % alla Camera VS 73.299 e39,88 % nel 2008; al Senato 35.520 voti, il 21,97, % VS 70.705 e 40,86 % delle precedenti elezioni; nei risultati complessivi regionali, Camera 174.568 voti, il 18,68 % e 2 seggi di contro ai 367.374 voti – il 36,74 % – e 7 seggi delle precedenti politiche e, per il Senato, 172.287 preferenze, 19,70 % che son valsi al Pdl 1 solo seggio contro i 4 seggi del 2008 conquistati con 352.968 voti, il 37,54 % dei consensi.

Un risultato, insomma, persino peggiore di quello complessivo italiano (per il Pdl, Camera 21,56 % e Senato 22,30 %): «L’impresa del 2008 era difficilmente ripetibile – commenta Vaccarezza – anno eccezionale per il Pdl nel quale in Liguria si fece un dato pari a quello nazionale; quest’anno sapevamo di incontrare parecchie difficoltà e purtroppo abbiamo ottenuto un dato molto inferiore a quello nazionale. La provincia ligure che è andata peggio è quella di Genova, e a tal proposito direi che è d’obbligo per qualcuno porsi qualche domanda».

«Tutto sommato – prosegue – il Ponente ha contenuto il trend negativo grazie all’impegno degli amministratori locali, ne sono testimonianza le province di Savona e Imperia, territori in cui insieme a Claudio Scajola si è costruito un progetto importante che ha comunque dato risposte. Una risposta certo costituita da percentuali basse rispetto a quelle che normalmente il Pdl ottiene, ma, d’altra parte, da una campagna elettorale dove sono completamente assenti i temi locali, perchè sconosciuti ai candidati, non si poteva davvero ottenere di più. Silvio Berlusconi ha conseguito un risultato eccellente a livello nazionale, che gli ha consentito di riallacciare quel rapporto a suo tempo instaurato con gli italiani. Però Silvio Berlusconi, a mio avviso, ha giocato per pareggiare….se infatti avesse giocato per vincere, cioè se avesse candidato la sua gente, quelli che hanno rappresentato e rappresentano il Popolo delle Libertà nelle istituzioni locali, quelli che parlano con le persone e si occupano dei loro problemi, non avremmo visto percentuali così alte, almeno nella mia terra, per il Movimento cinque stelle di Beppe Grillo».

E come valuta questo dato? «Il consenso ottenuto da Beppe Grillo si compone di tante variabili, dalla persone che contestano tutto a prescindere ma anche da cittadini che hanno voluto mandarci un segnale: questa politica non va bene, la politica autoreferenziale non va bene, la politica che parla solo di poltrone, di futuro dei politici e non del futuro del Paese non va bene. È inaccettabile che la politica diserti problemi come il diritto al lavoro, alla casa, all’assistenza, insomma i problemi del nostro quotidiano che su larga scala diventano il bagaglio pesante per la nostra nazione».

«Se il Popolo delle Libertà riuscirà a comprendere e a fare suoi i motivi di questo enorme dissenso potrà ricominciare ad essere quel grande partito che ha garantito la democrazia all’Italia. Diversamente il Pdl pagherà a caro prezzo il perseverare a non voler vedere, a non voler sentire. I nostri genitori dicevano chi semina raccoglie… Stavolta – conclude Vaccarezza – devo dire che ciò che è stato raccolto è più di quanto è stato seminato, grazie al grande senso di responsabilità, non dei vertici romani ma di chi in questo progetto politico ci crede e ci ha sempre creduto, anche se durante la formazione delle liste ne è stato escluso».