Political Essay – GIÀ SVANITO “L’EFFETTO PRIMARIE DEL PD”

di Franco Astengo – La potenza degli eventi puramente mediatici, nella società moderna, è enorme e dirompente: ma gli effetti concreti sono molto difficili da rendere stabili e strutturali, in particolare in politica, allorquando nell’evocare determinati eventi legati essenzialmente all’immagine, non si possiedono gli strumenti adatti, oppure non si sono analizzate sufficientemente le possibilità a disposizione di attori importanti che non partecipano, almeno immediatamente, al gioco.

Sta capitando al PD che, una settimana fa, aveva concluso trionfalmente due mesi di assoluto dominio mediatico, giornali e televisioni, attorno alla campagna elettorale e allo svolgimento delle “primarie”, valutate da tutti come un momento di effettiva partecipazione democratica e di ritorno verso una nuova credibilità del sistema dei partiti: tanto è vero che qualcuno aveva già subito il fascino del processo d’imitazione.

Tre milioni di elettori (una cifra nettamente in calo, rispetto ad analoghe occasioni del recente passato ma questo elemento è stato fatto notare da pochi); un risultato finale molto rassicurante per il segretario del partito; sondaggi che lo lanciavano già verso Palazzo Chigi, con tanto di anticipazioni sulla futura squadra di governo (uno squadrone: non si era capito però se il riferimento era al settimo cavalleggeri del colonnello Custer oppure al Real Madrid anni’60. Due soggetti ben differenti anche nell’esito delle loro imprese).

A una settimana di distanza il quadro appare già radicalmente mutato e quell’esito apparentemente trionfale messo da parte: certo i sondaggi continuano ad assegnare al PD una larga maggioranza relativa, ma la prospettiva del quadro politica appare già tutt’altra.

Di scena, infatti, due nuovi fenomeni mediatici: il cosiddetto “ritorno in campo” per la sesta volta del cav. Berlusconi e le dimissioni, annunciate e non ancora formalizzate a questo punto, del governo dei “tecnici”.

Se nel primo caso, quello dell’eventuale ritorno al ’94 addirittura nel ricomparire della sigla di Forza Italia, le preoccupazioni potrebbero essere anche non eccessive, almeno sotto l’aspetto di un’imprevedibile rimonta stile 2006 perché sono troppi gli elementi ostativi, primo tra i quali un evidente logoramento d’immagine della leadership, nel secondo caso – quello della prospettiva che potrebbe aprirsi nel caso di effettive dimissioni del governo – si nasconde la vera insidia, almeno per il PD.

È stato proprio questo, del ruolo dell’attuale Presidente del Consiglio nel momento in cui avesse dovuto abbandonare (temporaneamente?) l’incarico il vero punto di sottovalutazione rispetto alla costruzione dell’impalcatura mediatica delle “primarie”.

La mossa, combinata e congiunta (non concordata, almeno credo e non esiste nessuna prova in questo senso) della ricandidatura di Berlusconi e delle dimissioni di Monti hanno, infatti, spostato l’asse politico in una direzione ben precisa: come si potrà realizzare una continuità, reclamata da più parti compresi i fantomatici “mercati”, con la politica (antipopolare e ferocemente classista, aggiungo io) portata avanti dal governo dei cosiddetti “tecnici”?

Un solo punto di riflessione: perché a questo doppio annuncio, nel lunedì successivo, è caduta la borsa di Milano ed è salito il “fantomatico” spread? Perché l’esito delle primarie del PD, con la prospettiva salda di una nuova dimensione di governo a breve, non è stata accolta al livello della speculazione finanziaria e pare necessario ergere, a questo riguardo un nuovo scudo, almeno sul piano politico, attraverso un’espressione di governo diversa da quella immaginata dal centrosinistra?

Ha un bello strillare Bersani: “siamo quelli di Prodi, Amato (sic!), Visco, Padoa Schioppa, Ciampi, ci conoscono bene”. Nessuno pare proprio riconoscerli (e ,dal mio punto di vista opposto a quello dei finanzieri e dei banchieri, meno male).

Insomma: la mancata considerazione, nel mettere assieme la vicenda delle “primarie”, di quello che era ormai l’attore principale (pensando magari di rabbonirlo con la Presidenza della Repubblica) appare essere stata fatale a tutto l’impianto mediatico messo su, con grande fatica e credo grande dispendio di danaro, tra Settembre e Novembre 2012.

Infatti, considerato che si torna a votare con il sistema del 2005 (quando l’elettorato se ne accorgerà appieno e valuterà che siamo sempre fermi alle liste bloccate credo che, Grillo o non Grillo, la partecipazione alle urne si abbasserà pericolosamente attorno al 60-55%) i sondaggisti, i più autorevoli, ed anche i politologi come il prof. D’Alimonte hanno cominciato improvvisamente a fare i conti con il “pareggio” al Senato e l’eventuale necessità, in Parlamento, di trovare convergenze collocate ben oltre il mero risultato numerico uscito dalle urne.

Certo, molto dipenderà dalla decisione soggettiva che assumerà il prof. Monti ma, in questo momento, il borsino pare proprio propendere verso un suo impegno diretto, nelle condizioni che lo “status” di senatore a vita gli consentirà (perfetto il ruolo di “capo della coalizione” senza candidarsi nelle liste, e quindi diventare poi “capo di una coalizione più grande, con l’opposizione formate dai due duplici estremismi di Foza Italia e del Movimento 5 Stelle).

Con ogni probabilità sarà assente da questo scenario una coerente forza di sinistra d’alternativa : Sel, a parte qualche sommovimento interno, pare proprio aver scelto definitivamente un ruolo ancillare, e per il resto, dove pure si segnalano tentativi generosi, i tempi appaiono troppo stretti e si può già rimpiangere il tempo perduto nel corso di questi anni.

Sull’ultimo capoverso spero di essere smentito, sul resto mi pare proprio, allo stato degli atti, uno scenario plausibile: banchieri, padroni, establishment europeo hanno una fame di potere che, per quel che riguarda il “caso italiano” non potrà che essere soddisfatta se non attraverso una continuità di quella che ho definito una politica antipopolare e ferocemente ideologica sul piano di classe, con il PD a servizio per un senso di “responsabilità” che, a questo punto, non si capisce proprio verso chi sia rivolto.

* Franco Astengo – Savona, politologo