di Sandra Berriolo – Non mi piace l’idea delle notti bianche (o rosse o verdi o blu). Nel caso ingauno poi mi sembrava proprio solo una replica di altre manifestazioni in cui si mangia e ci si ubriaca e basta. I comunicati recitavano: «una notte intera per appropriarsi della città e degli spazi a volte trascurati o misconosciuti, in cui scegliere i propri percorsi tematici e soffermarsi sugli eventi che piacciono di più». Ma son sempre le stesse cose, cosa scelgo? Cambio cantina? Corro da una piazza all’altra per ascoltare tutta la musica possibile che mi piace? Poi ho pensato all’abbinamento con la festa della Croce Bianca e mi sono pacificata. La Croce Bianca è meritevole di essere un po’ “alleggerita” almeno per due giorni, visto l’impegno quotidiano dei volontari che volano da una disgrazia ad un’emergenza vitale. Nel bello della vita c’è il buon cibo, la musica, la compagnia dei tuoi simili, la risata sguaiata per una battuta scema, l’essere un po’ brilli per far divertire gli amici. E allora ben venga una notte in bianco all’insegna del solito.

Ma per il prossimo anno, per favore, fate qualcosa di diverso! Perché nascono le notti bianche? Credo per far fare alla gente quello che non può fare quasi mai: vedere un museo, visitare un palazzo privato che non è mai accessibile, sentire un gruppo musicale che in giro non si ascolta mai. E, dopo aver fatto questo, poter bere qualcosa in un bar che in genere chiude alle nove di sera; comprare un paio di scarpe nel negozio che in genere chiude alle sette di sera. Invece le notti bianche assomigliano alle fiere miste ad un surrogato di ultimo dell’anno. Compaiono spacci di pesce fritto ovunque, banchetti di intrugli alcolici che fanno dimenticare il relax di un drink seduti in pace a chiacchierare, macellerie che diventano barbecue ambulanti (abusivi?), fusti di birra che intralciano il passaggio.

Non sarebbe meglio fare una cosa per volta? Una volta un concerto, l’altra volta una mostra, un’altra ancora il mercatino. Siamo nell’epoca del “tutto e subito”: se non c’è casino non si va. C’è poi tutto ‘sto bisogno di stare alzati fino all’alba? Ma soprattutto: chi sta alzato fino all’alba? Chi lo fa alla notte bianca lo fa già tutti i sabato sera (tanti anni fa lo facevamo anche noi) e non sta alzato per vedere il museo, ma per bere. Ci si può acculturare o divertire anche andando a dormire all’una. E, parlando per Albenga in particolare, trovo inutile un gran baillamme per due o tre sera all’anno e poi il nulla per 363 giorni, anzi sere. Bar chiusi, negozi chiusi e tutti ad Alassio a spendere i soldi.

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* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo