Si intitola “Nero sensibile” la mostra personale di Silvia Calcagno in corso ad Albissola Marina nelle due sedi espositive di Eleutheros Via Colombo 23 e Studio Lucio Fontana. Inaugurata lo scorso sabato 4 agosto, la mostra – la quale ha avuto un’ottima accoglienza di pubblico e di critica – sarà visitabile sino a domani, domenica 26 agosto.

L’arte della ceramica, “che l’artista si porta nell’anima come un dna che le deriva dalla tradizione del territorio albisolese, si incontra con la fotografia e con il video creando opere intense e innovative”. Reduce – con la sua opera “Portraits”, videoinstallazione a 360 moduli – dai recenti successi di critica e pubblico alla 54° Biennale di Venezia e alla BACC (Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea) 2012 allestita presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, Silvia Calcagno si è concentrata per questa sua personale estiva su due progetti che sfruttano un peculiare linguaggio all’interno del quale convivono tradizione e innovazione.

Per la mostra, curata da Luca Beatrice, in una doppia sede sono in particolare esposte due grandi installazioni all’interno delle quali fotografia video e arte ceramica dialogano tra loro: “Ilaria” (*), allestita allo Studio Lucio Fontana, nel cuore storico di Pozzo Garitta, dove l’inventore dello Spazialismo lavorò nel periodo di permanenza ad Albissola, e “Giovedì” (**), nella sede di Eleutheros di via Colombo, sempre ad Albissola. In occasione della mostra sarà disponibile un catalogo con testi di Luca Beatrice, Silvia Campese, Claudia Casali e Michele Mari. Una terza intsallazione, “Stare”, è esposta negli spazi della Off Gallery.

(*) “ILARIA”, 400 moduli su ceramica cotta a 1250° sui quali un photo-transfert imprime l’immagine attraverso un procedimento particolare, tratto distintivo della ricerca e del lavoro dell’artista, propone ossessivamente l’immagine di una fanciulla sdraiata con le braccia sul petto e le dita intrecciate. La sua storia rimane un mistero, ma da alcuni particolari lo spettatore è indotto ad avanzare alcune ipotesi: gli abiti bianchi in pizzo fanno pensare a una sposa addormentata, in un forte contrasto tra il candore della ragazza e l’incombere di un destino ineluttabile. La microproiezione dal titolo Attesa, si inserisce nell’installazione sostituendo l’unico modulo mancante tra le immagini reiterate.

(**) “GIOVEDÌ”, formata da 800 moduli, ispira una riflessione sulla solitudine e sul valore del dialogo. Una fanciulla siede di fronte a una seggiola vuota. Gesticola, muove il capo tentando un dialogo disperato con un’altra persona o con se stessa. Un audio, da ascoltare con le cuffie, propone un accavallarsi di frasi, risa, parole che non giungono a un senso compiuto. Una riflessione intima sull’esistenza che si inserisce in un percorso che ha portato Silvia Calcagno a lavorare sui temi della femminilità, del corpo e della caducità della vita. Proprio in questa ricerca si inserisce il senso del titolo scelto per la mostra, “Nero sensibile”: è il buio della notte, intensa nei suoi valori simbolici, a liberare le emozioni, le angosce, i pensieri, tradotti attraverso la ceramica, il video e la fotografia.

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