di Ambra Parodi – (Finale Ligure, 26 /27 Agosto). Dopo le tre seguitissime serate del weekend scorso a Spotorno, l’Overlook film festival, rassegna di cortometraggi e documentari d’autore, è approdato a Finale Ligure, portando ancora nuova storie, nuovi sogni e soprattutto nuovi “risvegli”. Ieri sera Nicola Nocella, presentatore ufficiale e sostenitore della manifestazione, è salito sul palco di Piazza Buraggi per presentare al pubblico finalese dieci cortometraggi, nazionali e internazionali, che hanno conquistato i più prestigiosi festival, da Cannes agli Oscar, sottolineando l’importante scelta del direttore artistico Eros Achiardi di offrire le opere in lingua originale con sottotitoli in inglese, per garantire lo spirito “internazionale” del festival e della cittadina che lo ospita.
Tema della serata il senso d’intrappolamento, di chiusura, di claustrofobia e di cecità, se vogliamo. La sezione “In trappola” infatti ha mostrato come la società stessa in nome del progresso, dell’evoluzione, si ponga dei paletti, delle regole, che diventano barriere insormontabili, rendendo l’uomo stupido, insensibile e talvolta cieco di fronte ai veri problemi. E quando si capisce la direzione del percorso intrapreso, a volte, è troppo tardi. A volte, invece, si trova la forza e la determinazione per liberarsi e fuggire.
Sono state proposte due interessanti chiavi di lettura per i corti della serata. Trappola come insofferenza giovanile e crisi adolescenziale in tutte le fasi di crescita: dal bambino che non vuole frequentare il primo giorno di scuola e che, tra chiavistelli che si serrano e bacchette da maestro che fendono l’aria, trova con astuzia un modo per fuggire dalla scuola prigione (Emergency exit di Mahdi Jafari); passando poi al confronto di tre adolescenti con il mondo degli adulti e le sue responsabilità con il film L’estate che non viene , di Pasquale Marino; sino ad arrivare alla maggiore età, che non significa maturità, con il corto L’audizione, di Davis Kanepe. Un giovane promettente violinista dopo un’audizione viene ingaggiato da una cosca per fare il mendicante… le aspettative di una vita vengono meno, i sogni di gloria s’infrangono in una società corrotta che pensa all’inverso. Sotto questa chiave d’analisi rientra anche Tiger Boy, di Gabriele Mainetti, che diversamente dagli altri però propone la maschera non come limite ma come strumento di difesa e di liberazione. Un corto dal contenuto sociale forte e attuale, che dà rispetto e onore alle piccole e ingenue vittime di pedofilia.
A fare da ponte con la chiave di lettura successiva, l’integrazione culturale, il corto L’intruso, di Filippo Meneghetti, dove lo scontro generazionale tra padre e figlio in un paesino della provincia veneta, risente e perisce a causa della paura dell’immigrato, dell’altro che “entra in casa tua”.
A chjana (La piana), di Jonas Carpignano, racconta un fatto di cronaca italiana, la ribellione degli extra-comunitari di Rosarno, sotto il giogo della ‘ndrangheta, con uno stile documentaristico, camera basculante e pellicola dalla grana spessa. Racconta anche di un’amicizia e di una promessa non mantenuta per salvarsi la pelle. È seguito poi Na wewe (You Too), di Ivan Goldschmidt, film belga che con uno straordinario spirito di critica e ironia ha descritto l’assurdità delle atrocità compiutesi in Ruanda nel 1994, durante il conflitto tra Hutu e Tustsi: una linea di demarcazione, due etnie fusesi insieme indistinguibili ad occhio nudo, un walkman, la magia della musica degli U2 (U TWO) e l’ignoranza della guerra.
Cockaigne, di Emile Verhamme, propone invece il lungo peregrinare di un padre e dei suoi due figli, che dall’est cercano di trovare rifugio e fortuna in Belgio, la terra promessa. Quello che trovano invece sono solo menzogne, false promesse e una continua richiesta di denaro.
Pagare l’obolo “dovuto”alla società che ingrassa e progredisce, concetto espresso anche nel bellissimo corto d’animazione You shall not leave the way!, di Veronika Szemlova, e che prende le forme di un salvadanaio, di un pingue porcellino. Anche qui si racconta un viaggio, il viaggio della vita di chi, seguendo fedelmente i dogmi della Chiesa, cammina cieco su un percorso già tracciato, senza accorgersi delle possibilità del mondo, delle potenzialità creative e affettive dell’uomo. Il risveglio avviene solo di fronte alla morte, quando il corpo diventa una pallina di pongo che la mano creatrice infila erroneamente nella forma di un rombo.
L’overlook e suoi risvegli torneranno questa sera per stupirvi ancora e risvegliarvi durante queste calde giornate. L’appuntamento è per le ore 21 a Finale, piazza Buraggi.