di Sandra Berriolo – Son due giorni che sento dare i numeri. Manifestazione Albenga: presenti in 135 ma in incognito più di sei milioni; lo so esagero, ma se continua così ci arriviamo. Poi accendi le Olimpiadi e per una frazione di secondo la simpatica Pellegrini, che è così brava, arriva settima (o quinta quando è in gran spolvero). Insomma ‘sti numeri sono importanti o no? Se lo sono, come il caso dello sport, allora per convincere la Regione della quantità di folla presente al corteo dell’altra sera avremmo dovuto dare ad un giornalista (ma due o tre erano meglio) del Secolo (ma anche La Stampa andava bene) un pallottoliere, posizionarlo in luogo strategico all’inizio del percorso e per ogni persona che passava lui avrebbe messo un timbro sulla mano oppure fatto intingere il dito nell’inchiostro (casomai gli arabi potevano insegnargli il metodo, che loro usano per le elezioni).

Il tabellone finale delle presenze sarebbe stato riassunto sulla schiena di un parlamentare ligure (ma anche due, trovandoli, andavano bene). Pacificati sul numero di persone avremmo vinto la medaglia d’oro e anche alla Regione sicuramente ci avrebbero dato retta e sarebbero tornati indietro sulle loro decisioni. Poiché così non è stato e il calcolo è approssimativamente statistico e poco significativo, non ci resta che credere che a Genova sappiano almeno che Albenga è in Provincia di Savona e non di Imperia. Non ridete: quando io abitavo a Genova a molti ho fornito questa semplice informazione.

Ma ora mi domando: ma in Regione hanno bisogno di sapere quanta gente sfilava oppure di verificare con piani di fattibilità le proposte? Ma soprattutto: chi c’era al potere quando si è iniziato a prendere certe strade? Quanta voce hanno i politici (!) che manda il territorio in Regione e a Roma? Ci vanno per sistemarsi gli affari loro e dei loro amici o perché gli frega qualcosa del popolo, dal quale provengono? Perché TUTTI provengono dal popolo.

Comunque io una proposta ce l’ho. Andiamo a Genova a manifestare? Ok. Però non si va in Piazza davanti al Palazzo, che poi entrano i soliti quattro gatti a trattare una cosa che ormai non si può più trattare e già che ci sono cercano appoggio per qualche loro situazione (tanto noi siamo giù in piazza e non sentiamo cosa si dicono). No, andiamo ad occupare la Clinica Montallegro e gli altri luoghi di cura dove si rintanano i prelati della politica quando hanno il mal di pancia. Quelli dove gli stessi professori del San Martino lavorano a pagamento, anche se non c’è una rianimazione e se l’operazione è complicata ti devono trasferire di corsa.

Concludendo: per noi i numeri non sono importanti, per la Pellegrini (povera ragazza, è stanca!) si.

* Foto di Nadia Salvatico

* La Nonna del Corsaro Nero: la rubrica Corsara di Sandra Berriolo