di Alfredo Sgarlato – La settimana del Percfest è ricca di eventi anche pomeridiani. Io riesco ad andare solo al pomeriggio di domenica, quando assisto alla sfilata della scuola di musica della Valle d’Aosta e poi al seminario/concerto del trio A kind of rock, con Giorgio Palombino alle percussioni, Elisa Rovida voce e Fabio Casali chitarra, che eseguono versioni jazz di canzoni di Police, Hendrix, Toto, Aerosmith, in alcuni casi migliorandole notevolmente.
La serata finale è strutturata diversamente. Più esibizioni, più brevi, spazio ad artisti giovani o meno noti. Il vincitore del concorso 2011, Matteo Scarpettini, suona con Francesco Catalucci alla chitarra a sette corde e con Barbara Casini, la migliore interprete italiana di canzoni brasiliane. Eseguono brani di Vinicius De Moraes e uno della stessa Casini, molto bello. Ottimo inizio di serata. Quindi Progetto OrchestrAnikè, musicisti del Burkina Faso e italiani, molte percussioni, chitarra, basso e il noto fiatista Edmondo Romano, protagonista di moltissime collaborazioni. Con loro anche ballerini e un pittore. Devo confessare che, Fela Kuti a parte, la musica africana non è che sia la mia preferita. Certi passaggi mi annoiano un po’. Ma il pubblico è incantato, anche per merito degli acrobatici ballerini.
Arrivano poi tre musicisti giovanissimi: Giorgio Di Tullio, batteria, Mattia Cigalini sax alto e Michele Tacchi basso elettrico. Nonostante l’età sono già tecnicamente perfetti e Cigalini sfoggia un fraseggio moderno e penetrante. Pensate che uno dei due brani eseguiti è di Katie Perry, cantante americana pop (più bella che brava…) e loro lo trasformano in jazz all’avanguardia. Musicisti da seguire. I vincitori del concorso Loris Lombardo e Danilo Raimondo vengono premiati ufficialmente.
A sorpresa si esibisce un giovanissimo batterista, Alessio Guadagnoli, dotato di tecnica funambolica. Chiusura col duo brasileiro Eduardo e Roberto Taufik, fratelli, piano e chitarra. Tecnicamente bravissimi, ma non mi convincono fino in fondo, la loro musica manca di cantabilità. Non sono un fanatico della melodia, ma penso che anche la musica più sperimentale debba avere temi riconoscibili, cosa che per esempio riesce al trio di Cigalini o a Javier Girotto, per fare un esempio dalle serate precedenti. Li preferisco quando si aggiunge la cantante Albilene Coutinho, voce incantevole, insieme eseguono una dolce “Ceca de saudade” del Maestro Jobim. Gran finale con Rosario Bonaccorso che intona come saluto e augurio la sua “Dream” con tutti i partecipanti al festival sul palco.