Political Essay – TORNARE AI GIACOBINI

di Franco Astengo – Il totale discredito che sta avviluppando da tempo il rapporto tra l’opinione pubblica e i membri dei due rami del Parlamento ha raggiunto, nella giornata di ieri, un picco che credo si possa ritenere del tutto insuperabile.

Due episodi, quello relativo al “salvataggio” dall’arresto del senatore De Gregorio e quello riguardante l’inopinata spartizione al riguardo degli incarichi (lautamente retribuiti) all’interno delle cosiddette “Autorità indipendenti” hanno rappresentato un vero e proprio momento di sublimazione della cosiddetta “antipolitica”.

Due episodi la cui analisi e valutazione non possono che riguardare la costatazione di un ulteriore profondo divario tra la realtà sociale e una pseudo “politica”, ormai completamente rinserrata in un fortino tipo quello descritto da Buzzati nel suo “Deserto dei Tartari”.

In questo frangente ci è così tornato in mente il testo di un discorso tenuto da Maximilian Robespierre il 10 Maggio 1793 alla Convenzione, nel corso del dibattito sulla nuova Costituzione dell’anno IV.

Riporto integralmente una parte dell’intervento dell’avvocato di Arras: “… Il governo è istituito per far rispettare la volontà generale; ma gli uomini che sono al governo hanno, invece, una volontà particolare: e ogni volontà particolare tenta di dominare sulle altre. Ora se essi impiegano in questa direzione la forza pubblica di cui sono dotati, allora il governo è il solo flagello della libertà. Ne concluderete, dunque, che l’obiettivo principale di qualsiasi Costituzione deve essere quello di difendere la libertà pubblica e individuale dal governo stesso. Ed è precisamente quest’obiettivo che i legislatori hanno dimenticato. Essi si sono occupati solamente del potere del governo. Nessuno ha mai pensato a cercare i mezzi per poterlo ricondurre nei limiti di quella che ne è la vera essenza.

1)Una prima regola per giungere a questo scopo è che la durata del potere deve essere breve, applicando questo principio soprattutto a quelli la cui autorità è più estesa;
2)Che nessuno possa esercitare nel medesimo tempo più magistrature;
3)Che il potere sia diviso. E’ meglio moltiplicare i funzionari pubblici che non confidare solo ad alcuni un’autorità troppo temibile;
4)Che la legislatura e l’esecuzione siano separate con molta cura;
5)Che le diverse branche dell’esecutivo siano distinte il più possibile secondo la natura delle questioni e affidate a differenti mani.

Al proposito commenta Giorgio Galli nel suo “Il pensiero politico occidentale – B.C. Dalai editore 2010”: “la breve durata delle cariche è espressione di un giacobinismo ragionevole, ben diverso dal “terrore” con il quale Robespierre viene solitamente identificato.

Dal mio, molto più modesto, punto di vista dopo aver ricordato che l’appannaggio nelle cosiddette “Autorità indipendenti” dura per sette anni, mi limita a invitare chi ne avesse voglia a comparare le cinque indicazioni di Robespierre con la realtà attuale.

* Franco Astengo – Savona, politologo