Ciuffo e rivoluzione

di Alfredo Sgarlato – Guardando le foto in una mostra dedicata agli Eroi della Resistenza mi colpiva come molti dei martiri, tutti ragazzi molto giovani, portassero capelli lunghi, specialmente Bruno Schivo “Cimitero”, che li aveva ben sopra le spalle. Sicuramente ciò non era dovuto ad una scelta estetica ma alla clandestinità, eppure quelle chiome, così inconsuete per l’epoca, non stonavano.

Da sempre l’immagine dell’eroe e del ribelle è abbinata ai capelli lunghi, da Gesù a Ernesto Che Guevara. Eppure nel mondo antico non c’erano ricette sulla lunghezza dei capelli: gli antichi greci scrivevano: barba e capelli lunghi abbelliscono chi è già bello e imbruttiscono chi è già brutto. Gli antichi romani preferivano i tagli corti ma non era regola assoluta.

È con l’800 che si impone una cultura di estrazione borghese, e questa, per differenziarsi da nobili e volgo, impone il buon gusto e la forte differenziazione tra uomini e donne, quindi capelli corti e abito scuro per il sesso forte (o presunto tale). Moda rinforzata nel primo ‘900, epoca dominata da regimi paramilitari, quando i capelli lunghi sono destinati a caratterizzare musicisti e poeti, del borghese e del dittatore i peggiori nemici.

Con gli anni ’50 del secolo scorso il cinema hollywoodiano e il mercato impongono una nuova figura sociale: il “giovane”. Il giovane che si rispetti deve essere “trasgressivo”, ma chiedergli da portare i capelli lunghi è troppo, per cui d’ora in avanti ogni giovane ribelle che si rispetti, da James Dean a Little Tony, passando per i Beatles, dovrà portare il ciuffo. Quindi l’epopea Hippy e il ritorno dei capelli lunghi.

Narrava Pasolini nei suoi “Scritti Corsari” di quando aveva visto in Iran alcuni ragazzi portare capelli lunghi e jeans all’occidentale e rifletteva come da noi questi segnali significassero: siamo diversi da voi (le vecchie generazioni al potere) mentre in Iran esprimessero il contrario: siamo uguali (a voi occidentali).

Con gli anni ’80 anche gli hippies sono vecchi e i giovani punk e dark portano capigliature bizzarre. Da notare che ora a portare tagli cortissimi spesso sono le/gli omosessuali militanti. Oggi tutti i tagli sono ammessi, la moda più peculiare si chiama “Emo”, che non sta per sangue ma per “emotionally driven”, guidato dalle emozioni. Gli Emo portano lunghi ciuffi (ma anche molti giovani imprenditori sessantenni lo portano) e con ciò si torna al passato.

Leggo che in Iran, dove in contrasto con l’occidentalizzazione che Pasolini non apprezzava nel ’79 c’è stata una svolta ferocemente reazionaria, alcuni ragazzi che volevano seguire la moda Emo sono stati condannati a morte. E pensare che qui da noi al massimo vengono presi in giro dai “truzzi” (quando ero ragazzo io essere considerato truzzo era il massimo del disonore…). Cambiano i tempi, cambiano le mode, ma i nostri capelli continuano a raccontare chi siamo.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato