di Claudio Almanzi – I cittadini di Albenga e le varie associazioni di volontariato e impegnate nel sociale, si mobilitano contro la ventilata chiusura delle specialità e del Pronto Soccorso dell’ospedale ingauno. «Per richiamare l’attenzione su quanto sta succedendo all’Ospedale di Albenga- dice Tino Pilot dell’associazione Vecchia Albenga- la nostra associazione, in collaborazione con la pubblica assistenza “Croce Bianca” vuole mettere in atto tutte le forme di sostegno e di lotta per la salvaguardia dei servizi sanitari locali. Dalle ultime notizie infatti sembrerebbe che dal primo gennaio verranno spostati a Pietra Ligure, i reparti di Ortopedia, Otorino, la rianimazione e l’ RSA di Alassio. Inoltre si parla della cessione a privati del quarto piano, oltre ad una drastica riduzione dei posti letto. Le nostre due associazioni vogliono iniziare una campagna di informazione e di protesta come già avvenne nel 1997 quando già ci battemmo contro la chiusura dell’ospedale di Albenga».

E sul proprio giornalino la “Vecchia Albenga” ha pubblicato un vigoroso appello alla cittadinanza: «Ci risiamo – dice il comunicato- è nuovamente in discussione l’operatività dell’Ospedale di Albenga. Ci hanno già scippato il reparto di neonatologia, reparto all’avanguardia per le tecnologie più sofisticate, sembrerebbe che abbiano aspettato di renderlo operativo per portarlo altrove. Non è bastato il fatto che nel comprensorio albenganese le nascite fossero in crescita rispetto a tutta la Regione». Già nel marzo del 1994 la “Vecchia Albenga” e la Croce Bianca avevano promosso iniziative per il mantenimento del nosocomio ingauno che culminarono in un corteo oceanico nel febbraio 1997, promosso da 50 associazioni, con tutti i Sindaci del comprensorio ed il Vescovo Oliveri. «Facciamoci sentire- conclude il comunicato- presso i responsabili, riprendiamo la lotta del 1997. Associazioni, istituzioni, semplici cittadini, la ragione è dalla nostra parte e i numeri lo confermano. Alziamo la voce, copriamo il silenzio assordante di chi dovrebbe intervenire».

Il comunicato è firmato dal direttivo dell’associazione, a nome dei 795 soci. Dello stesso tono è anche il comunicato del direttivo della “Croce Bianca”: «C’è una comunità, unica nella regione Liguria- recita il documento – in continua crescita demografica, con prospettive concrete di ulteriore sviluppo, situata strategicamente al confine con la provincia di Imperia e alla confluenza di importanti vallate montane, dotata di una struttura ospedaliera a monoblocco, di nuova costruzione, funzionale e confortevole, facilmente raggiungibile da tutto il territorio, gestibile sul piano economico in modo soddisfacente.

La nascita dell’ospedale di Albenga risale alla metà del 1500 ed è una delle strutture sanitarie più antiche in ambito regionale. È sorto dalla fusione di quattro Charitas esistenti dal Trecento che già assolvevano i compiti di assistenza a malati e indigenti. In tutto questo arco di tempo ha svolto i suoi compiti con buoni risultati, anche se negli ultimi decenni non ha avuto dagli organi regionali l’attenzione che meritava. Ora si rincorre la spesa sanitaria, ridimensionando i servizi ospedalieri. Noi gente lontana dai centri decisionali possiamo solo protestare con rabbia di fronte a scelte che riteniamo sbagliate. Anche se consapevoli della necessità di risparmiare sui costi della sanità siamo coscienti che determinati livelli di assistenza non possono essere sottratti a questa comunità che merita rispetto, che ha investito i beni lasciati dai suoi concittadini nel suo ospedale e che non può accettare supinamente le conseguenze di pregresse scelte errate compiute dagli organismi regionali».

Intanto domani una delegazione di medici dell’ospedale di Albenga incontrerà il sindaco Rosy Guarnieri, mentre giovedì sera (inizio alle 20 e 30) ci sarà il consiglio comunale. In questa occasione alcune associazioni e gruppi di cittadini faranno già presente alla amministrazione ed ai consiglieri il proprio dissenso circa il futuro dell’Ospedale e chiederanno l’appoggio dei politici locali in questa battaglia per la salvaguardia dei servizi e dei diritti.