La verità sul referendum riguardante la riforma elettorale

di Franco Astengo – La materia elettorale è sicuramente ostica ed opinabile e le opinioni in materia le più svariate. Su di un punto pare emergere una convergenza molto larga: deve essere superato l’attuale sistema, fondato su di un premio di maggioranza abnorme (perchè non prevede soglie da raggiungere) e sulle liste “bloccate” che consentono ai partiti di “nominare” praticamente la totalità dei membri del Parlamento (come accade del resto per quel che riguarda la parte relativa al premio di maggioranza nelle Regioni) . Attenzione, però, è necessario uno sforzo di verità: l’attuale proposta referendaria non ripristina la “preferenza” così come è affermato da molti mezzi di comunicazione di massa e in particolare dalla RAI. La proposta di abrogazione dell’attuale legge, infatti, tecnicamente ripristina il cosiddetto “Mattarellum” il sistema cioè usato tra il 1994 ed il 2001, che non prevede l’espressione di preferenze: per la quota maggioritaria, infatti, ci sono i collegi uninominali (che, nella scelta dei candidati, consentono ai partiti lo stesso meccanismo di “nomina”, tenuto anche conto delle particolarità nella dislocazione geografica del voto in Italia) e per la quota proporzionale le liste sono nuovamente “bloccate”.

È necessario che questi elementi siano chiari al fine di consentire una scelta ponderata. Il sistema adottato tra il 1994 ed il 2001 (un aggiustamento a livello “politico” al riguardo del messaggio lanciato dall’esito del referendum sulla legge elettorale del Senato celebratosi il 18 Aprile 1993) può essere giudicato in molti modi, sicuramente consentì – forzatamente – la riduzione ad un profilo “bipolare” del sistema politico, pagando però il prezzo della formazione di coalizioni, in precedenza alla tornata elettorale, molto larghe e frammentate, che rappresentarono, schematicamente, una delle cause per le quali il centrosinistra tra il 1996 ed il 2001 fu costretto a cambiare tre governi e la composizione della maggioranza.

Tutto questo per la verità dei fatti: l’opinione personale contempla la necessità che le leggi elettorali dovrebbero essere fatte dal Parlamento e che la Costituzione, pur non indicando alcun sistema, disegni nei rapporti tra corpo elettorale, Parlamento, Governo un quadro di “repubblica parlamentare fondata sulla rappresentatività” alla quale si adatta molto meglio il sistema proporzionale.