ENPA: i danni dei cinghiali li paghino i cacciatori

La sentenza di condanna, della Provincia di Savona e della Regione, a pagare i danni arrecati dai cinghiali ad un’azienda agricola albenganese «non è solo “storica” ma ha anche una giustificazione storica». Secondo la Protezione Animali savonese occorrerebbe infatti «indagare, anche dal punto di vista penale, sul comportamento delle amministrazioni provinciali e regionali e delle associazioni venatorie degli anni 80 e 90, che nulla, o peggio, fecero per contrastare le liberazioni, più o meno nascoste, di cinghiali e caprioli, finalizzate chiaramente al loro incremento a scopi esclusivamente venatori. ENPA ricorda che fu sola ad opporsi a tali attività e non venne ascoltata quando, moderna Cassandra, evocava situazioni di disordine faunistico che poi si sono purtroppo realizzate».

«Dopo diversi tentativi, gli ungulati (dapprima i cinghiali, poi i caprioli e recentemente i daini – e chissà, tra poco i mufloni – ma un’associazione venatoria ligure sta meditando sulla reintroduzione del cervo…) hanno cominciato a riprodursi ed ora non si riesce più a contenerli, malgrado una massiccia stagione di caccia e battute straordinarie condotte tutto l’anno, in cui nel 2010 sono stati massacrati oltre 10.000 cinghiali, caprioli e daini».

«In questa situazione, ormai da anni la caccia non influisce più sulla popolazione complessiva delle specie e non è la “soluzione del problema” ma “Il problema”. Cinghiali, caprioli e daini valgono voti e soldi solo se usati come sanguinario passatempo nella caccia; e pazienza se essa non ne ridurrà il numero ed i danni alle colture. Si spiega così come mai gli appelli lanciati da quindici anni dalla Protezione Animali savonese di coinvolgere il mondo scientifico per ricercare metodi di contenimento incruenti e diversi dal fucile, siano sistematicamente ignorati dai politici ed amministratori amici dei cacciatori; ed è quindi giusto che con i cosiddetti “soldi dei cacciatori” (che sono invece le tasse che essi pagano per impossessarsi di un “bene indisponibile dello stato”) Provincia e Regione (perché non anche le associazioni venatorie??) rimborsino contadini ed agricoltori danneggiati», conclude l’Enpa.