L’Albingaunia che verrà: dopo la festa promozione s’inizia a guardare al domani

di Guglielmo Olivero – Certo, anche se non ci sono statistiche ufficiali, è difficile vedere su un campo di Terza Categoria più di quattrocento persone. L’ultimo dei tornei esistenti, come lo chiamano gli spotivi, è solitamente frequentato, sugli spalti, da famigliari, fidanzate e, se va bene, da qualche amico. L’Albingaunia ha distrutto questa teoria considerato che, in media, soprattutto per le sfide interne, non si è andati mai sotto i duecento presenti. E questo significa una cosa, una cosa sola: che ad Albenga c’è fame di calcio, con il condimento di una maledetta nostalgia per tempi che non torneranno più. Per chi ha qualche anno in più l’Albenga è rimasta quella che giocava nelle serie importanti, affacciandosi al professionismo.

Ma i tempi sono cambiati e bisogna fare i conti con quel che offre il convento. Per adesso c’è la soddisfazione di averlo vinto “l’ultimo dei tornei esistenti” composto da 11 squadre. E dunque è stato costruito il primo passo da quando, un gruppo di appassionati, ha fatto rinascere da zero una società che stava precipitando nel baratro. Adesso che l’Albingaunia ha ottenuto la promozione in Seconda si pretende dalle istituzioni locali un riconoscimento: “L’Albingaunia ha avuto un grande seguito-afferma Claudio Ricciardi, Ultras storico del team-se si pensa i campi dove abbiamo giocato. Adesso la gente ci chiede di andare avanti, di scalare le categorie. Ma non è possibile farlo se non ci sono imprenditori interessati”. Perché l’Albenga torni a navigare almeno nella Promozione (per raggiungerla occorre un doppio salto di categoria) occorre qualcuno che possa credere in un progetto, in un piano di rilancio.

Il Comune può fare la sua parte, ma deve fare i conti, giustamente, con distribuire contributi ad altre realtà sportive, come la pallacanestro e la pallavolo. Non resta che affidarsi a qualche imprenditore, mica necessariamente ingauno. Perché, ad esempio, non guardare al Basso Piemonte dove esistono imprenditori desiderosi di espandere le loro attività nella Riviera di Ponente. Potrebbe essere una soluzione, anche se è difficile trovare l’interlocutore giusto. Però qualcosa potrebbe cambiare, a breve. E l’Albingaunia (che tutti ovviamente chiamano Albenga) potrebbe riprendere il volo, troppo a lungo sospeso.