Albengavoltapagina: grande successo per Antonio Caprarica

di Alfredo Sgarlato – Un sabato sera funestato da un terribile maltempo non ha dissuaso gli ingauni dal recarsi all’auditorium San Carlo di Albenga per l’incontro con il giornalista e scrittore Antonio Caprarica organizzato dalla libreria San Michele. Dopo il saluto delle autorità nella persona dell’Ass. Mauro Vannucci e la consueta arguta presentazione del Prof. Franco Gallea, Caprarica – che è noto soprattutto come inviato del TG1 a Londra e Parigi, ma è anche autore di romanzi tra cui il pluripremiato La ragazza dei passi perduti – ha sintetizzato i temi principali del suo nuovo C’era una volta in Italia (titolo che omaggia dichiaratamente Sergio Leone).

Per questo libro l’autore ha compiuto un grosso lavoro di ricerca su fonti poco usate, come articoli dell’epoca, lettere dei personaggi narrati, report di polizia e simili, o cronache letterarie poco note, come quelle del celeberrimo Alexandre Dumas, che si unì ai Mille ricavandone anche un ottimo tornaconto. Caprarica confronta le affinità e le differenze tra l’Italia dell’epoca e quella attuale, la provvisorietà di molte istituzioni, il ruolo della camorra, le riunioni del primo parlamento, fatto da persone che non si capivano tra loro (un 20% al massimo della popolazione parlava italiano), però si recavano a Torino (la prima capitale) a spese proprie alloggiando in pensioncine di terz’ordine.

Lo scrittore dedica gran parte della serata a smontare quelli che giudica falsi miti revisionisti, non solo da parte padana (definizione che smonta) ma soprattutto neoborbonica: se è vero che alcune regioni del sud all’epoca erano più ricche rispetto al Veneto, è vero che l’Italia in genere – ma soprattutto gran parte del sud – erano poverissime rispetto al resto d’Europa, la corruzione era enorme e la classe dirigente incapace.

Caprarica si sofferma sul brigantaggio, spiegando che nacque non tanto per l’annessione da parte del Piemonte, ma perché i garibaldini avevano promesso il passaggio delle terre al popolo, cosa che non avvenne. In generale, afferma l’autore, il Risorgimento fu l’unico momento storico in cui l’Italia occupò positivamente le prime pagine dei giornali stranieri; fino ad allora l’Italia era quello che è oggi la Thailandia, un paradiso della prostituzione, anche minorile.

Il giornalista affronta anche il ruolo contraddittorio della Chiesa, unica ideologia che univa tutti e insieme primo ostacolo all’unificazione. Quindi dedica un grande spazio al ritratto di Cristina Principessa di Belgiojoso, donna di grandissime intelligenza e bellezza, scrittrice e fondatrice di un corpo di ausiliarie mediche prima di Florence Nightingale, che il gesuita Padre Bresciani accusò di avere aumentato il numero dei morti “presentandosi a braccia scoperte”. Cristina, in un periodo in cui le donne a malapena rispondevano ai mariti, arrivò a scrivere una lettera di reprimenda al Papa.

Infine Caprarica, interrogato da Gallea, racconta una serie di aneddoti sulla monarchia inglese, sui suoi rituali incomprensibili per i comuni mortali (alla mattina al Principe di Galles, sono presentate sette uova di cottura leggermente diversa, così può scegliere bene) e sul significato che essa ha per gli inglesi, nonché sulla celebri gaffes del Principe Filippo. A domanda risponde che il politico che gli inglesi criticano meno è Mrs Thatcher, mentre Blair, amatissimo agli inizi è stato scaricato non per l’essere sceso in guerra, gli inglesi non sono pacifisti, ma per aver mentito, che per un inglese è inconcepibile.

Una serata molto divertente, in attesa del prossimo degli appuntamenti letterari organizzati da Marco Goldberg, che sarà di nuovo un personaggio irresistibile.