Albenga come Buenos Aires….

di Alfredo Sgarlato – Gran finale per la rassegna Concertando tra i Leoni con il Trio di Imperia composto da Giovanni Sardo (anche presidente della sezione locale dell’UCAI) al violino, Sergio Scappini alla fisarmonica a Alessandro Magnasco al pianoforte. Il Trio, che vuole svecchiare il repertorio concertistico allargandolo ad autori contemporanei, ieri sera ha proposto musiche di Gardel e Piazzolla. Gardel in Argentina è una figura mitica. Si dice che gli argentini, essendo un popolo di emigrati spesso figli di N.N, siano sempre in cerca di figure paterne ma le vogliano un po’ mascalzone (l’Argentina è il paese dove la psicoanalisi ha più successo) e che perciò il cantante e compositore Carlos Gardel componga con El Che ed El Diego una terrena trinità che gli argentini adorano. Gardel potrebbe essere di origini friulane (in tal caso Gardel significherebbe cardellino in dialetto locale), nacque forse nel 1910 e da ragazzino fu un teppistello. Fu salvato dalla splendida voce e divenne, giovanissimo, cantante e attore, interpretando il primo film girato in Argentina. Morì a soli 45 anni in un incidente aereo.

Il Trio ha eseguito a metà concerto tre sue composizioni, tra cui la celeberrima Volver che ha ispirato il bellissimo film di Almodovar. Piazzolla iniziò a lavorare per Gardel a soli 14 anni. Virtuoso del Bandoneon (una variante di origine tedesca della fisarmonica) nel dopoguerra Astor rivoluzionò il tango inserendo elementi di jazz e musica classica, introducendo batteria e strumenti elettrici. Il numero delle sue composizioni è sterminato, forse sono tremila, il trio ha esibito quelle immortali come Invierno Porteno, Tanti anni prima, Libertango (il gran finale), Oblivion (il doveroso bis) e altre meno note come Chiquilin de Bachin (un valzer e non un tango, quindi un ¾ e non un 7/8) o Escualo, dedicata al violinista Suarez Paz. Piazzolla collaborò con grandi del jazz come Gerry Mulligan e con molti musicisti italiani.

Si dice che Piazzolla odiasse i ballerini, e infatti i suoi brani sono quasi impossibili da ballare. Già, perché il tango nasce soprattutto come ballo di origini africane (pare che tango voglia dire “insieme” in una lingua africana), fu ben presto adottato dagli immigrati italiani, di origine italiana sono i suoi più grandi autori, oltre a Gardel e Piazzolla Annibal Troilo e Osvaldo Pugliese e oggi Luis Rizzo; si ballava in locali malfamati, e infatti i suoi movimenti mimano l’amplesso ma anche il duello al coltello.

L’ultimo bis della serata è stato Ma se ghe pensu. Cosa c’entra? C’entra eccome: l’immigrazione da Genova all’ Argentina fu fortissima e ancora oggi un quartiere di Buenos Aires si chiama La Boca (La Foce) e i giocatori e i tifosi del Boca sono detti “Zeneixes”. Ricordiamo poi che ogni anno nell’ambito di Concertando tra i Leoni viene premiata un’importante personalità nel campo della cultura e dell’associazionismo e quest’anno il premio è andato a Franco Gallea, un vero gigante.