A Venezia un festival rosso shocking

di Alfredo Sgarlato – Non sono ancora arrivati nelle sale molti dei film presentati al Festival di Cannes e già parte quello di Venezia. L’edizione di Cannes non è stata indimenticabile, si dice che le annate del cinema siano come quelle della vendemmia, a volte buone a volte cattive e che quando Cannes e sottotono Venezia brilla e viceversa. Quest’anno il programma di Venezia presenta però molti autori discontinui nei loro risultati: si comincia con Black Swan, thriller di Darren Aronofsky, regista del bel Pi Greco il teorema del deliro, del bruttissimo L’albero della vita, del sopravvalutato The Wrestler.

La discontinuità è anche la caratteristica di altri autori in concorso come Francois Ozon, che alterna gioielli come Ricky o Sotto la sabbia a film irrisolti come Swimming pool, Takashi Miike, uno che alterna ottimi noir e ciofeche infami, Vincent Gallo, grande attore ma come regista inaffidabile, o Abdellatif Kechiche, altro forse sopravvalutato ma il nuovo Venus Noir mi incuriosisce molto. Tra gli italiani Martone con un kolossal sul Risorgimento, Mazzacurati che pare abbia ritrovato la forma degli esordi, l’attesissimo debutto come regista di Ascanio Celestini e infine Saverio Costanzo, regista amatissimo dalla critica e per niente da me che si cimenta col best-seller La solitudine dei numeri primi.

Tra gli altri Sofia Coppola, che al contrario molta critica detesta e io adoro, i grandi ritorni di Monte Hellmann, amico di Corman e Peckimpah e di Jerzy Skolimosky, alter ego di Polanski, un altro mio incubo come Tran Ahn Hung , autore dell’orribile Il profumo della papaia verde, l’ex pittore Julian Schnabel autore del geniale e sottovalutato Lo scafandro e la farfalla, con un film tratto da un romanzo di Rula Jebreal, qualche sconosciuto che speriamo ci sorprenda, una trasposizione de La versione di Barney, il romanzo più amato dagli snob, con Dustin Hoffmann protagonista e infine il Maestro del cinema di azione Tsui Hark e il re della commedia nera Alex de la Iglesia, che potrebbero stregare il presidente della giuria Tarantino. Dico potrebbero perché il mitico Quentin è imprevedibile, oltre che un cinefilo totale e cercherà di stupirci.

Proprio l’amicizia con Tarantino ha portato fuori concorso Robert Rodriguez, che dopo un capolavoro come Planet Terror si spera faccia il bis con Machete, con la bellissima Jessica Alba (anche Rodriguez ahinoi è molto discontinuo nei risultati…). Poi, sempre fuori concorso, molti italiani, tra cui il nuovo Placido che si spera sia bello come Romanzo criminale, molti thriller orientali e come chiusura una Tempesta Shakesperiana a firma Julie Taymor. Dopo chi c’è vediamo chi manca: non ci sarà Pupi Avati che non ha accettato di non essere in concorso; non ci sarà sua maestà Clint Eastwood che non se la sente più di fare viaggi lunghi; non ci sarà il grande Terrence Malick il cui film non è ancora pronto (qualcuno si chiede, conoscendolo, se e quando lo sarà mai).

Non c’è il ministro Bondi che a Cannes non era stato invitato e allora ha trovato la scusa per non andare mentre a Venezia è invitato e non sa come fare. Ma soprattutto, per un problema di date non ci sarà The american, il nuovo film con George Clooney, e visto che Clooney e la Canalis non ci sono i TG non parleranno mai del Festival di Venezia.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato