Bardineto: cronache cinghiale atto secondo

di Alfredo Sgarlato – (Venerdì 20 agosto) A Woodstock piovve. A Glastombury piove sempre. A Bardineto ieri pioveva ma ha smesso in tempo. Così si va e stavolta io e i miei pards parcheggiamo ancora più lontano. La presenza di pubblico è aumentata e ci si muove a stento. Ci accoglie un gruppo rock’n’roll abbastanza disastroso. A sentirli meglio però non sono malaccio. Nell’area local heroes, quella del Brixton, c’è il cambio palco perciò guardo le mostre, quella di Hendrix un po’ sacrificata, peccato, piuttosto al buio, e quella già vista alle manifestazioni di Find the Cure, organizzazione no profit che sta costruendo un ospedale in Sudan e una scuola in India. Sul palco principale le mie spie mi dicono che prima hanno suonato i Calipson, sudamericani, che hanno fatto ballare tutti, rasta, metallari, piercingati, regolari e così via. Ora ci sono i San la Muerte, ancora rock’n’roll, veramente tragici, e allora torno al Raindogs.

Tocca a I Venus, ragazzi giovanissimi ma già molto esperti. Mescolano new wave e un po’ di beat, i suoni gelidi dei sintetizzatori sono proprio quelli della musica dei miei tempi (non si esce vivi etc etc…), di bands che già allora conoscevamo in 3 o 4. Caso o enorme cultura musicale? Certe citazioni nei testi mi fanno pensare alla seconda. Mi piacciono, ma la curiosità mi spinge a muovermi. Sul mainstage trovo Radio Zastava, gruppo goriziano che porta le travolgenti atmosfere balcaniche che Goran Bregovic ha reso note in occidente (spacciandole per sue e facendo i soldi… ahimè il mondo va così). Davvero divertenti e scatenati, di nuovo gran ballare tra il pubblico, ma qualcuno dovrebbe capire che si può ballare senza attentare ai garretti altrui.

Quando finiscono torno al palco Raindogs dove ci sono i Dresda, rock strumentale lento e ipnotico, stile Mogwai/ Sigur Ros (quello che qualcuno chiama post rock), bravi, ma è musica più adatta all’ascolto in camera che dal vivo. Muovendomi a fatica come Mosè nel Mar Rosso tra giovani alternativi (età 15/65) e ragazze molto belle riconquisto il palco centrale, dove suonano i Sick Tamburo. Ex Prozac+ suonano vestiti da ladri, anche con passamontagna, ma la carica dei Prozac col tempo si è persa. Le loro filastrocche petroliniane a ritmo (si fa per dire) di metal-punk-elettronica sono davvero noiose. Tiffany la sera prima ha suonato cose simili ma con ben altri risultati. Io e i miei pards reggiamo un paio di brani e poi fuggiamo al Raindogs pensando di trovare gli OvO, uno dei molti gruppi del formidabile batterista Bruno Dorella. Ma i tempi sono in ritardo, c’è ancora un’altra band di rock strumentale (non so il nome), i cui pezzi sembrano lunghissime introduzioni ad un vero brano che non comincia mai.

Ritorno al main, dove i presentatori Ianni e Penelope, ormai senza voce, annunciano i Perturbazione. Ormai gruppo simbolo dell’alternative italiano, con una mezza dozzina di dischi alle spalle, i Perturbazione in realtà suonano un pop melodico e sofisticato sulla scia di REM, Smiths, Belle and Sebastian. Non arrivano alle vette di Baustelle o Paolo Benvegnù, ma sono bravi, belle canzoni e bei testi. Vorremmo vedere anche gli OvO, ma i Perturbazione ci piacciono e non ci va di tradirli. Intanto salgono i volumi alcoolici vicino a me un tipo in mutande rosa fa lo scemo, uno col caschetto da muratore e la sua ragazza fingono di menarsi (mimano il testo della canzone…) e tutti sono felici, specialmente il gruppo.

Alle 2 abbondanti si parte per il ritorno a casa, al Raindogs il fonico Mazzitelli fa ballare con classici immortali, nel tendone cinema danno Nightmare.