di Alessandro Sbarile – A Savona, dibattito sul tema della paura e della sicurezza, con particolare riferimento alle tematiche dell’immigrazione, ieri sera alla Festa di Liberazione presso il lungomare di Zinola: percezione dell’insicurezza, emergenza carceraria, diritto di voto e impatto sulle scelte amministrative che tale fenomeno può avere. Al tavolo dei relatori, moderati dal nostro Direttore Editoriale Fabrizio Pinna, hanno parlato Stefano Gaglieni, Responsabile Nazionale di Rifondazione Comunista per l’Immigrazione, l’ex sindaco di Albenga Antonello Tabbò e Giuliana Cornetti, responsabile provinciale di RC per le politiche sociali.
Durante l’incontro Stefano Gaglieni, partendo da un’analisi di carattere nazionale del fenomeno, ha sottolineato: “Credo che in questi anni di crisi, anni in cui le persone sono preoccupate dagli stipendi, dalle pensioni, dalle bollette, creare allarme sull’immigrato suoni stonato, non funziona più come un tempo. Mi rendo conto che il timore non è verso lo straniero di per sé o clandestino o immigrato: fa paura il povero e il povero non ha nazionalità. Il povero che vive ai margini è quello che dà fastidio, ti fa vedere come potresti essere tu se l’azienda in cui lavori fallisce, se il tuo progetto di vita fallisce. Contro queste persone c’è maggior accanimento, come quello tirato fuori di recente dal Ministro della Difesa, il quale ha affermato che bisogna dare una stretta sugli immigrati; ma se non gli hanno dato retta neppure i suoi, occorre riflettere. Bisogna inoltre capire che l’immigrazione merita risposte strutturali e non emergenziali”.
Analizzando i temi della serata, l’ex sindaco di Albenga Antonello Tabbò ha ricordato: “Sono reduce da una sconfitta elettorale e uno dei motivi su cui ha puntato la destra in campagna elettorale è stato questo. Serve fare un ragionamento intelligente, che non siamo riusciti a far passare nella gente perché la governance della paura ha fatto l’effetto che doveva, per cui un paese che ha esportato circa 30 milioni di emigranti sta diventando più razzista e meno intelligente. Preferisco essere solidale ma volendo essere cinici, basta osservare i dati e notare che, pur rappresentando il 6% della popolazione italiana producono oltre 10% del Pil”.
“Inoltre se qualcuno si sposta lo fa per vivere e far vivere meglio la propria famiglia: in questo senso un errore del governo è quello di non favorire i ricongiungimenti familiari, che danno stabilità. Invece si rendono difficili e tutto ciò è illogico”. “Ad Albenga- ha proseguito l’ex sindaco- eravamo partiti bene con l’iniziativa ‘Trenette/cous cous’; poi mi spiace ci siano state situazioni che ci hanno danneggiato, come l’indulto, che ha fatto uscire una serie di persone che era fuori dalla logica immigrazione (tant’è che molti immigrati ne hanno discusso con me, affermando che li danneggiavano) e su cui poi si è inserita una campagna su cui la Lega ha avuto buon gioco”.
“In un momento in cui è stato dato il voto agli italiani all’estero che spesso non sanno nulla sull’evoluzione del paese, non si capisce perché alla gente che è qui da un decennio non si dia la cittadinanza; questo mi pare che anche in una parte della destra inizi a venir fuori. È illogico: sono inserti nel contesto sociale, ma se lo proponi ti dicono che ‘vogliamo i loro voti’; molti extracomunitari sono venuti a votare alle primarie del Pd, hanno senso civico, conoscono i meccanismi; è una battaglia da fare, è una questione importante e delicata”.
“Albenga è città con numeri importanti, di cittadini e sul piano economico; ci sono tante sofferenze e disagi e la difficoltà dei servizi la tocchi con mano, quindi è difficile far passare certi ragionamenti. Ma non è vero che vengono privilegiati: c’è una struttura familiare per cui spesso la moglie non lavora e quindi c’è un reddito inferiore. Dobbiamo batterci per una politica dell’intelligenza, dell’accoglienza e della solidarietà”, ha concluso l’ex sindaco di Albenga Antonello Tabbò.
Giuliana Cornetti ha invece ricordato come “Il razzismo non è qualcosa esploso oggi. Questa diffidenza e questa ostilità per chi è diverso per abitudini, costumi, sistema di vita che a confronto col nostro lo mette in discussione… questo si verifica naturalmente in modo inversamente proporzionale alla civiltà e alla cultura di un paese. Qui si è sviluppato in modo forte, qui c’è una responsabilità della classe politica e dei mezzi di comunicazione”.
“Per quanto concerne Savona- ha affermato l’esponente savonese di Rifondazione- Piazza del Popolo è una delle poche dotata di alberi che offrono ombra, ma è stata fatta l’ordinanza perché frequentata da persone ritenute sgradevoli: a questo siamo arrivati. Quello che mi manda fuori è il fatto che queste cose avvengano indifferentemente in comuni amministrati dalla destra e dal centrosinistra, in cui o noi non ci siamo o siamo inconsistenti numericamente e non possiamo bloccare certe cose. Forse in certi comuni si presta l’occhio ad allagarsi altrove e a rinunciare al nostro piccolo apporto numerico. Penso che – anche in vista delle prossime elezioni – per una forza come la nostra le cose vadano valutate, anche in ambito locale: su temi come questo dobbiamo essere chiari e rigidi perché la nostra identità deve essere chiara e chi ci vota ci chiede precisamente questo. Non possiamo essere equivoci su questioni di principio che sono di politica democratica”.