Regioni: a rischio politiche sociali

L’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Liguria, Lorena Rambaudi si è recata a Roma nei giorni scorsi (28/29 luglio) per presiedere la Commissione Politiche Sociali, incontrare il Ministro alle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, ed intervenire alla Conferenza dei Presidenti. Durante la Commissione Politiche Sociali (28 luglio) è stato approvato all’unanimità un documento da inviare al Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Maurizio Sacconi.

Tale documento è stato anche valutato positivamente dalla Conferenza dei Presidenti (29 luglio), che hanno voluto però rimarcare la necessità che il fondo per la non autosufficienza abbia una linea di finanziamento propria definita dal Ministero del Welfare, e quindi con questa integrazione è stato approvato all’unanimità e verrà inviato al Ministro in modo che possa inserirlo nell’agenda politica nel prossimo mese di settembre.

Con i tagli previsti dalla manovra economica al fondo sociale sono a rischio, ad esempio, asili nido e l’assistenza domiciliare.

“Se non verranno rifinanziati il fondo sociale nazionale né quello per la non autosufficienza i comuni – sostiene l’Assessore Rambaudi – correranno il rischio di non riuscire più a garantire i servizi sociali di base. Vuol dire meno asili nido e servizi per l’infanzia, meno comunita’ alloggio per i bambini che i tribunali dei minori tolgono alle famiglie, meno attivita’ pomeridiane per i ragazzini a rischio”.

“Saranno a rischio – continua Rambaudi – anche l’assistenza domiciliare per gli anziani, le attivita’ di trasporto per i disabili, i centri socio-educativi diurni e gli inserimenti lavorativi delle persone svantaggiate, le mense e i dormitori per i senza fissa dimora, le attivita’ di prevenzione e contrasto alle tossicodipendenze, i centri di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, i progetti formativi o ricreativi legati al carcere, gli sportelli immigrati e la mediazione culturale”.

In Italia ci sono almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti, ossia non autonome nel camminare, mangiare, lavarsi, nello svolgere insomma le normali funzioni quotidiane. Di questi, due milioni sono anziani. Sono i dati che emergono dal rapporto sulla non autosufficienza – anno 2010.

Un problema, quello della non autosufficienza, che riguarda una famiglia su 10 e che inevitabilmente sarà sempre più rilevante viste le previsioni sul progressivo invecchiamento della popolazione e sul futuro aumento dei costi di assistenza.

Il problema della non autosufficienza è stato affrontato in alcuni Paesi con l’istituzione di fondi dedicati: in Germania è attivo dal 1995 un fondo obbligatorio basato sui contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Nei Paesi Bassi, il fondo per la non autosufficienza, istituito nel 1968, assiste 588.000 persone, cioè il 3,6% della popolazione. In Francia, è stato introdotto, a partire dal 2002, limitatamente ai cittadini al di sopra del 65esimo anno di età, finanziato in parte con la fiscalità generale, in parte dai Dipartimenti regionali e che prevede comunque una compartecipazione al costo, proporzionata al reddito, da parte dei cittadini che accedono ai servizi.

Le richieste avanzate al Governo sono soprattutto “la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali e risorse triennali certe, per permettere – sottolinea l’Assessore Rambaudi – la programmazione territoriale, a partire dal rifinanziamento del fondo sociale e del fondo per la non autosufficienza per una cifra almeno pari a quella del 2010”.

E cioè 380 milioni di euro in quota alle regioni e alle province autonome per il primo e 400 milioni di euro per il secondo.

“La preoccupazione maggiore è come si potranno definire i ‘fabbisogni e i costi standard’ delle prestazioni sociali richiesti dalla legge sul federalismo fiscale se non si dispone ancora dei livelli essenziali di tali prestazioni”, afferma l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Liguria.

Per quanto riguarda poi il fondo per le politiche della famiglia il Governo ha tagliato le risorse a disposizione: oggi per le regioni sono a disposizione solamente 100 milioni di euro.

Il Governo vuole assegnare l’80% di questo fondo alla prima infanzia ed il restante 20% per la sperimentazione del coefficiente famigliare in alcuni comuni. La Commissione Politiche Sociali in questo caso si è espressa negativamente. “Diamo i soldi alle regioni – afferma Rambaudi – e poi saranno le regioni stesse a stabilire come utilizzarli”.

In merito al fondo per le politiche della famiglia (legge finanziaria 2007), sono stati assegnati alla Regione Liguria, a seguito dell’intesa conseguita in Conferenza Unificata il 27 giugno 2007, € 2.928.618,00 che sono stati realmente erogati verso la metà del 2008. Lo stesso importo è stato erogato nel successivo anno 2009.

Le azioni che si dovevano sviluppare concernevano: iniziative di abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie con numero di figli pari o superiori a 4; la riorganizzazione dei consultori familiari al fine di ampliarne e potenziarne gli interventi sociali a favore delle famiglie; la qualificazione del lavoro delle assistenti familiari.

La Regione Liguria è stata la prima Regione ad avere accesso ad entrambi i finanziamenti, in quanto ha prodotto entro i termini stabiliti la documentazione, i dati etc., previsti dall’Intesa.

La legge finanziaria per il 2007 prevedeva inoltre un contributo per un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socioeducativi per la prima infanzia, che nel triennio 2007/2009 ha portato alla nostra Regione € 7.846.796,38.

Attraverso questo piano i servizi per la prima infanzia che nell’anno 2006 erano 241, alla fine del 2009 erano 419 ed il numero complessivo dei posti che nel 2006 era pari a 6.013 alla fine del 2009 era pari a 10.561.

Anche in questo caso la Regione Liguria è stata la prima regione ad aver accesso ai finanziamenti previsti nel triennio, in quanto è stata capace di produrre la documentazione attestante il reale utilizzo dei fondi medesimi, che potevano essere erogati dallo Stato solo conseguentemente alla individuazione dei titolari dei servizi beneficiari.

Infine il 28 luglio c’è stato anche un incontro interlocutorio tra il Ministro alle Politiche Giovanili, Giorgia Meloni, e gli assessori regionali aventi questa delega. Il Ministro ha preannunciato che a settembre verranno portati all’attenzione della Conferenza delle Regioni due suoi provvedimenti.

Il primo riguarda il fondo di garanzia a favore delle giovani coppie che vogliono comprare casa ma che, a causa della loro tipologia di contratto, non possono fornire le garanzie necessarie per ottenere un mutuo. Si tratta di un piano triennale e a settembre verrà confermato il finanziamento relativo al terzo anno.

“Si tratta di un provvedimento positivo – dichiara l’Assessore Rambaudi –, peccato però che la regia sia nazionale, cioè che le domande debbano essere presentate al Governo. Sarebbe decisamente meglio che il finanziamento a disposizione venisse diviso proporzionalmente tra le regioni e che poi le domande venissero presentate direttamente alle regioni, in modo che la regia sia regionale”.

Il secondo finanziamento, infine, riguarda l’APQ sulle politiche giovanili. Si tratta di un nuovo piano triennale, anche se purtroppo le risorse sono ridotte rispetto al passato piano triennale. I temi alla base di questa APQ sono tre: l’occupazione, gli ostelli della gioventù ed i talenti.

Gli assessori regionali che hanno partecipato all’incontro hanno condiviso i temi dell’APQ ma hanno anche espresso grave preoccupazione per il cofinanziamento necessario (45%, 55%) e quindi hanno chiesto al Ministro la disponibilità a valutare forme di compartecipazione sia per le risorse finanziarie che per quelle umane.