Musica migrante: un primo bilancio del III festival

di Alfredo Sgarlato – Si è tenuta in questi giorni la terza edizione di Musica Migrante, festival musicale organizzato dai ragazzi dello YEPP di Albenga. Per chi non lo sapesse YEPP è un progetto ideato dall’Università di Berlino per sviluppare potenzialità creative e capacità professionali tra i giovani in tutta Europa. Tra i molti progetti presentati Musica Migrante è stato considerato il migliore da una giuria internazionale e finanziato da una banca polacca. Quindi quelli che si lamentano perché “vengono buttati soldi per la cultura” si tranquillizzino perché i loro soldi non sono stati toccati.

La prima serata ha presentato il gruppo Spaccabrianza, ragazzi che come dice il nome sono lombardi ma che eseguono musiche soprattutto dalla tradizione Occitana, con qualche deviazione, per esempio una bella cover di Manu Chao. Concerto molto piacevole, rallegrato da numerosi ballerini guidati dall’infaticabile Rosy.

La seconda serata inizia con alcuni ragazzi bosniaci e polacchi che presentano i propri paesi, eseguono un paio di brani locali e offrono dolci tipici polacchi. Segue il concerto degli Afaq, ragazzi di Genova provenienti dal Marocco, che eseguono sia musiche di antica tradizione come lo “Gnawa”, molto più simile alla musica dell’Africa nera che a quella del Maghreb, sia musiche più recenti dai testi politici. La loro musica sarebbe più da ascolto attento che da ballo, ma ben presto sotto il palco si scatenano ballerini di tutte le nazionalità. Segue La Malacrianza, ormai alla terza presenza, numeroso ensemble dedito alle musiche del Sud, soprattutto pizziche, tarantelle, tammurriate e villanelle. Molto bravi, anche loro fanno scatenare il pubblico e speriamo riescano a imporsi nel difficile mercato della musica.

Sabato sera si inizia con una ragazza irlandese e un ragazzo di origina afgana che presentano la loro terra e cantano alcune canzoni tradizionali. Poi due ragazze finlandesi fanno un numero di cabaret per spiegarci com’è il loro popolo. Apprezziamo impegno e simpatia, quindi una delle finlandesi (peraltro molto bella) si riscatta con un numero di danza classica. A sorpresa sale sul palco un trio di musicisti rumeni, padre e figli, che esegue Mozart, Albinoni e Piazzolla, ma parte del pubblico sembra non gradire (anzi, disturba anche), nonostante la maestria dei tre musicisti.

Chiude Pasticcio Meticcio, creatura di Marco Tosto, polistrumentista che è anche l’ideatore del festival, che raccoglie una quindicina di musicisti con base a Genova ma provenienti da mezzo mondo (impossibile ricordarli tutti, citiamo solo la bravissima cantante Raissa Farazi). Dalla prima esibizione sono cresciuti moltissimo, anche se a volte l’ensemble così numeroso fa un po’ effetto banda. Eseguono musiche da tutto l’est europeo, del sud Italia e sudamericana e anche loro coinvolgono molto il pubblico con ritmi travolgenti. La serata finale sarà dedicata alla musica afro-cubana.

Certamente c’è ancora qualcosa da migliorare nell’organizzazione, la serate cominciavano troppo in ritardo, le sedie erano pochissime, ma teniamo conto che tutto è stato realizzato da un gruppo di ragazzi di vent’anni alle prime esperienze, con pochissima collaborazione da parte delle autorità. E in ogni caso la parte artistica, che è quella che conta davvero, è molto buona, per cui auguriamo a Musica Migrante di continuare e raggiungere i livelli di altri festival come il Percfest. Agli appassionati di musiche folk diamo appuntamento a Loano tutte le sere dal 26 al 31 luglio.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato