Acqua pubblica: un primo grande successo ma il vero problema per i referendum sarà il quorum

di Alfredo Sgarlato – Si è conclusa la raccolta delle firme per la richiesta di referendum contro la privatizzazione dell’acqua, e c’è già una prima grande vittoria: le firme raccolte sono state oltre 1.401.000 (quasi totalmente certificate), il risultato più alto mai raggiunto per una raccolta pre-referendaria.

Doveroso ricordare che questo risultato è stato ottenuto solo da gruppi di volontari, che hanno sacrificato domeniche e serate per lavorare alla raccolta, senza alcun sostegno dei partiti e nel totale disinteresse di giornali e TV. Infatti il referendum è stato portato avanti solo dal comitato Acqua bene comune, e sostenuto da organizzazioni della società civile, laiche e cattoliche (l’elenco sarebbe troppo lungo, citiamo per tutte ANPI e Scouts).

Lo scopo del referendum è abolire il disegno di legge che stabilisce che la gestione dell’acqua sia affidata a società totalmente private e possa essere fonte di profitto. Dove l’acqua è stata privatizzata, vedi Parigi, l’esperimento è stato considerato fallito e si vuole tornare alla gestione pubblica. Contro il referendum si è già pronunciato il ministro Tremonti dicendo che l’acqua rimane pubblica, ma gestita dai privati, un evidente contraddizione.

Il lavoro è solo all’inizio: bisognerà poi riuscire a superare il quorum, e non sarà facile visto l’oscuramento che avrà sui media ufficiali. Per cui tutti coloro che hanno a cuore i beni comuni si dovranno mobilitare per portare persone alle urne.

Chiusura polemica: si dice che in Italia si abusi dello strumento del referendum, ma all’estero, per esempio in Svizzera, se ne fanno molti di più. Però è diverso il sistema: le firme da raccogliere sono molte di più, anche il 5% della popolazione, ma non esiste quorum, per cui non si può incentivare l’astensionismo.