Mario Pannunzio, una voce liberale indipendente in un nuovo libro per il Centenario a cura di Quaglieni

di Fabrizio Pinna – Nel centenario della nascita, l’editore Rubbettino ha pubblicato il libro a più voci «Mario Pannunzio – Da Longanesi al “Mondo”» a cura di Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale e contemporanea e giornalista pubblicista, che nel 1968 – nell’anno della morte – ha fondato a Torino con Arrigo Olivetti e Mario Soldati il Centro «Pannunzio» del quale è oggi direttore generale.

In Riviera, il volume sarà presentato ad Alassio sabato 7 agosto (ore 21,30) presso Auditorium Biblioteca “Renzo Deaglio”, in un incontro introdotto dalla Dott.ssa Anna Ricotti al quale prenderanno parte anche il Professore Dino Cofrancesco (docente all’Università di Genova di Storia del pensiero politico) e l’Onorevole Tiziana Maiolo.

«Mario Pannunzio – Da Longanesi al “Mondo”»: un libro a più voci, tutte molto autorevoli, per scavare nella vicenda umana e intellettuale di Pannunzio, nel tentativo dichiarato di voler liberare il campo da alcuni cliché e ipoteche interpretative che nei passati decenni si erano in parte cristallizzati filtrando in molta pubblicistica sino ai giorni nostri.

Ciascuno degli autori tratta infatti un argomento in cui è specialista, offrendo così la possibilità al lettore di farsi un’idea non univoca e non settaria di Pannunzio e della sua attività intellettuale e politica, nell’intreccio che ne ha caratterizzato il suo impegno pubblico e civile nell’Italia del dopoguerra. Non solo «Il Mondo», dunque: nei vari contributi vengono analizzati anche il rapporto di Pannunzio con Longanesi e Benedetti, il suo saggio su Tocqueville, il magistero esercitato su di lui da Benedetto Croce, la sua direzione del «Risorgimento liberale» (1944-1947), la sua partecipazione al partito liberale e a quello radicale.

Si può forse dire che sia questo il vero e unico libro del centenario della nascita di Pannunzio che davvero si ponga l’obiettivo di andare oltre il centenario perché il suo intento è storico e informativo, non agiografico o banalmente biografico, come quasi sempre appunto accade nei centenari.

È un libro che supera tutto quanto è stato scritto in precedenza, anche lo stesso libro di Quaglieni «Liberali puri e duri» che resta una pietra miliare negli studi pannunziani, avendo aperto – per così dire – la strada a un nuovo corso di studi e approfondimenti, stimolando a una più attenta interpretazione della documentazione e dei dati fattuali.

Alla stesura del volume, hanno collaborato i giornalisti Pierluigi Battista e Marcello Staglieno e i docenti universitari Mirella Serri, Girolamo Cotroneo, Angiolo Bandinelli, Carla Sodini, Guglielmo Gallino e lo stesso Pier Franco Quaglieni, il quale – come i lettori sanno e apprezzano – ha proprio su Albenga Corsara una sua rubrica dall’eloquente titolo “Pensieri in libertà” che nella sua valenza polisemica è in fondo già anch’esso un omaggio ideale a una nobile tradizione culturale e politica del quale appunto Pannunzio fu grande protagonista in un momento storico in cui in Italia le “ideologie forti” e debordanti erano certamente altre.

Per gentile concessione, il Corsara pubblica oggi la sua «Introduzione» al libro «Mario Pannunzio – Da Longanesi al “Mondo”» che ancor meglio delinea “in presa diretta” il senso e i contorni del libro.

Introduzione di Pier Franco Quaglieni – Questo libro intende contribuire a far conoscere alcuni aspetti della figura di Mario Pannunzio finora abbastanza trascurati.

L’attenzione di molti che hanno scritto su Pannunzio si è rivolta soprattutto al «Mondo», il settimanale da lui fondato nel 1949 e diretto ininterrottamente fino al 1966.

Quel giornale venne privilegiato sia perché esso fu il suo capolavoro giornalistico e culturale , sia perché chi ne ha parlato lo ha fatto anche per promuovere sé stesso, come scrive Pierluigi Battista nella sua testimonianza.

Neppure la pubblicazione degli Indici del «Mondo» nel 1987 ha consentito di ristabilire la vera importanza e il ruolo reale esercitato da tanti che si sono considerati eredi, allievi, persino colleghi di Pannunzio.

Ignorato in vita come figura minoritaria e quindi trascurabile, è stato esaltato in morte persino da coloro che si erano preoccupati, come osservò Marco Pannella, «di non far conoscere al Paese la sua grandezza».

Si è creata una sorta di icona laica fondata sul «Mondo», quasi ignorando il magistero esercitato su Pannunzio da Longanesi, la sua stretta amicizia con Benedetti, il rapporto maestro – allievo con Benedetto Croce, il saggio pannunziano su Tocqueville, il quotidiano «Risorgimento liberale» che egli diresse dal 1944 al 1947 e che Mirella Serri ha contribuito in modo determinante a riportare alla luce.

Le pagine che seguono vogliono proporre un Pannunzio a tutto tondo, rifiutando una vulgata, che lo ridusse a francobollo celebrativo prima del tempo, creata da storici, spesso improvvisati ed interessati, che hanno scoperto la loro vocazione pannunziana in maniera sorprendente quanto superficiale.

Paolo Ungari parlò della necessità di un antidoto ad una «cattiva azione», quella di minimizzare l’impegno liberale ed anticomunista di Pannunzio, evidenziando esclusivamente il suo impegno antifascista (che lo portò a Regina Coeli e gli fece rischiare di finire alle Fosse Ardeatine ) e per la ferma difesa della laicità dello Stato secondo i principi del separatismo cavouriano e risorgimentale che lo contraddistinse.

In qualche misura abbiamo cercato di creare un antidoto ad una mistificazione storico-politica che andava corretta. Così come abbiamo denunciato gli studiati silenzi attorno alla sua figura che una certa cultura egemone ha creato attorno a lui e alla sua opera,trascurando persino il valore ed il significato di una rivista come «Il Mondo», che, come ha scritto Massimo Gramellini, ha cambiato la cultura ed il giornalismo italiano.